Ci sono talmente tante prove scientifiche sulle conseguenze dei cambiamenti climatici che non ci dovrebbero più essere dubbi. Eppure non è così
Sui danni ambientali, sanitari e sociali causati dalla crisi climatica e da diversi inquinamenti delle matrici ambientali aria, acqua e suolo, l’insieme delle prove scientifiche è ormai talmente solido ed esteso da essere difficilmente scalfibile, a meno di citazioni di studi sporadici o isolati più finalizzati a spargere dubbi che a confutare efficacemente.
In questa situazione i contrari alla transizione ecologica o green, animati da negazionismo scientifico e da motivazioni politico-economiche, stanno sempre più sviluppando due approcci:
- da una parte, le “tradizionali” evocazioni delle incompatibilità economiche di cambiamenti giudicati sempre troppo rapidi, cosicché si rimandano sine die scelte urgenti o di decenni anziché anni scelte urgentissime (basti citare i limiti protettivi da inquinamento atmosferico al 2035 o 2040);
- dall’altra, l’accusa verso tutti coloro che spingono per la transizione ecologica di portare soluzioni insufficienti e inadeguate a risolvere i problemi dell’oggi.
Ambedue gli approcci, con molti intrecci tra loro, il primo politico-ideologico sensibile agli interessi di gruppi e singoli più che a quelli della collettività, il secondo tecnocratico-scientista improntato ai dubbi sulla scienza e alle certezze sulla tecnologia, hanno un elemento in comune: l’onere della prova sempre posto a carico degli altri.
Principi ribaltati
Il principio giuridico tradizionale secondo cui onus probandi incumbit ei qui dicit, tradotto “l’onere della prova spetta a chi lo dice”, si fonda essenzialmente sul porre a carico della parte che sostiene un fatto a sé favorevole il dovere di darne prova dell’esistenza.
Ebbene, chi sostiene i legami tra azioni antropiche ed effetti nefasti, e di conseguenza l’urgenza della riconversione ecologica, si è assunto l’onere di provarlo, lo testimoniano le migliaia di articoli scientifici e i tanti rapporti delle maggiori agenzie ambientali e sanitarie internazionali, dall’altra parte, chi sostiene posizioni contrarie alla transizione green lo fa – con nonchalance – senza assumersi l’onere delle prove scientifiche.
Un teorema bizzarro che richiede ai sostenitori della transizione green di assumersi sia l’onere di provarne le motivazioni sia di confutare le tesi contrarie.
Ma attenzione, la stravaganza di questo teorema non ne indebolisce l’efficacia, proprio perché i suoi fautori non si curano di fornire solide prove di fatto bensì fanno leva sugli interessi economici privati e su un supposto interesse generale a conservare il presente modello di sviluppo e di civiltà.
Un rovesciamento dell’onere della prova che dovrebbe essere a carico di chi produce i danni: l’esatto contrario dell’etica della responsabilità.
Non c’è sintesi migliore di quella di Giulio Alfredo Maccacaro (Codogno, 1924 - Milano, 1977), medico, biologo, partigiano: «L’uomo va sempre e comunque difeso e l’onere della prova sta tutto e sempre sulle cose, soprattutto su chi le produce e le immette nell’uso umano, nell’ambiente di vita ed in particolare di lavoro».
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata