- Ne abbiamo discusso in molti, della notizia sul bonus fiscale fino a ventimila euro per gli sposi under 35 pronti a celebrare in chiesa il proprio matrimonio.
- Il sociologo Rodney Stark contribuiva a spiegare come un movimento oscuro e marginale è diventato in pochi secoli la religione dominante dell’occidente.
- Un fattore decisivo fu il declino del paganesimo. Lo sguardo dello storico può forse dirci qualcosa oggi su di un altrettanto evidente declino del cristianesimo romano.
Ne abbiamo discusso in molti, della notizia sul bonus fiscale fino a ventimila euro per gli sposi under 35 pronti a celebrare in chiesa il proprio matrimonio.
Sembra che proprio il fatto di mettere la notizia sulla bocca di tutti sia stato l’unico obiettivo di chi quella norma ha proposto, fedele alla convinzione che indifferente il come, l’importante è che se ne parli.
Una boutade, insomma, destinata a scorrere via come l’acqua di un torrente in tempo di pioggia. Tocca però talvolta fare i conti con il puntiglio degli storici, che hanno costruito le proprie competenze anche sulla consapevolezza del falso, figurarsi dell’effimero.
Perché un falso non rileva per quanto dice in sé, ma per la sua capacità di rivelare un momento culturale, un clima di pensiero. La proposta dei ventimila euro ha in sé proprio la potenzialità di spiegare qualcosa del tempo in cui siamo.
Costantino
Risale al 1996 un libro che contribuì grandemente alla conoscenza della diffusione del cristianesimo nell’impero romano dei primi quattro secoli, The Rise of Christianity, tradotto in italiano addirittura undici anni dopo da Lindau con il titolo Ascesa e affermazione del cristianesimo e il sottotitolo ripreso dall’edizione originale, forse fin troppo esplicativo nella sua pedanteria: “Come un movimento oscuro e marginale è diventato in pochi secoli la religione dominante dell'occidente”. Scritto per inciso, Stark non era uno storico ma un sociologo, a dimostrare i pregi dell’interdisciplinarità.
Non vi è alcun dubbio che un punto di svolta nella progressione del cristianesimo fu l’Editto di Costantino (313), con il quale l'imperatore romano d’occidente sancì che non andava negata la possibilità di aderire ai riti cristiani o a qualsiasi altra religione. Ricordiamo però che la sua decisione non fu la causa della futura affermazione della fede in Gesù, quanto piuttosto il segnale di un procedimento già in atto, favorito in grande misura da un indebolimento del paganesimo destinato a dimostrarsi presto – almeno per i tempi della storia – irreversibile.
Perché il paganesimo stava inesorabilmente perdendo spazio e capacità di attrazione? Stark individua tre fattori principali, vediamoli.
Paganesimo in crisi
Il primo consisteva in un pluralismo eccessivo. A fronte di una popolazione in diminuzione, il numero degli dei invece aumentava costantemente, in virtù della consolidata abitudine culturale romana di aggiungere parte di quello altrui al proprio pantheon, anziché pretendere sostituzioni.
Tale crescita aveva anche delle conseguenze economiche, perché le richieste gravanti sui fedeli al fine di mantenere viva la pluralità sacra erano esose. Servivano offerte per il mantenimento di templi raffinati, quello di sacerdoti professionisti al loro servizio e la partecipazione ai culti si concretizzava principalmente in sfarzose feste e sontuosi banchetti.
L’instabilità dell’economia religiosa si collega al secondo motivo di crisi, la diffusione di culti estranei all’ambiente romano. L’affollamento di divinità indusse molti a farne piazza pulita per lasciare spazio a nuove proposte, provenienti magari da culture non così vicine a Roma e per questo degne di fascino, come quelle egizie di Cibele e Iside o quella giudaica di un oscuro falegname che i suoi devoti credevano risorto. Era una società di viaggiatori, quella dell’impero dei primi secoli dell’era comune, e assieme alle persone pure le idee percorrevano le strade e solcavano i mari.
Il terzo tassello era la mancanza di riverenza nei confronti delle divinità pagane. Un cambio di paradigma nel fluire del pensiero – non parliamo di progresso perché alla storia come cammino verso il meglio nessuno crede o dovrebbe credere più – indusse molti a perdere fiducia in dei che si comportavano come gli uomini, anzi, talvolta pure peggio rendendosi protagonisti di rapimenti, stupri, uccisioni o che dimostravano una assoluta indifferenza nei confronti delle vicende terrestri.
Se ne stavano tranquilli a godere della propria immortalità, limitandosi a gettare un occhio distaccato se non malevolo alle sofferenze vissute da chi cercava di essere loro seguace. Uno dei segnali dell’insofferenza verso questo atteggiamento sta nei ritrovamenti archeologici di Pompei, dove i graffiti blasfemi spiccano per numero ed esplicitezza.
Cristianesimo romano
La grande difficoltà nel comprendere il tempo presente sta anche nella troppa vicinanza, quella che ci rende impossibile guardarlo con il distacco che solo lo scorrere dei secoli consente. Uno dei pregi della buona storia è fornirci di strumenti utili a diminuire quel distacco. Restando al nostro esempio, se ragioniamo di economia religiosa in crisi, capacità attrattiva di proposte religiose che vengono da lontano e mancanza di fiducia nei confronti del divino forse riusciamo a leggere qualche riga del libro della contemporaneità.
La chiesa di Roma oggi non se la passa bene. È fin troppo ricca e di queste ricchezza capita faccia uso improprio, per esempio contribuendo alle spese di suoi membri nei guai con la legge. Perde fedeli perché non è capace di ispirare fiducia, soffre la concorrenza di altre proposte e viene maltrattata nelle parole e nei gesti di molti. Il vescovo di Trento Lauro Tisi, recentemente intervistato a proposito della crisi delle vocazioni ha esplicitamente chiamato in causa la mancanza di credibilità della chiesa, aggravata forse anche dal tanto recente quanto insoddisfacente primo report nazionale della Cei sugli abusi sui minori.
In tale contesto la proposta dei ventimila euro arriva sgraziata e scomposta, come un intervento a gamba tesa. Che non costituisca frutto esplicito di scelte ecclesiastiche ci pare sia ancor peggio, perché dimostra come certa politica si senta legittimata a occupare spazi dei quali un tempo non avrebbe mai osato impossessarsi. E se la reazione manca, si fa troppo attendere o si limita a poche flebili voci, ebbene, potrebbe forse essere un preoccupante segno di declino.
A leggere con attenzione un altro libro di Rodney Stark, The Cities of God (2006), si trova tra le note a fondo pagina un riferimento particolarmente interessante: a Taiwan i fedeli a volte prendevano a bastonate la statua di un dio se il loro biglietto della lotteria non risultava vincente.
E se dovesse in futuro capitare lo stesso a una divinità che promette per voce altrui di pagare il tuo matrimonio e poi non può mantenere? Chi si accorgerebbe più che in quella promessa lei non c’entra proprio nulla?
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