A scuola in questi giorni ci sono i consigli di dipartimento. Dobbiamo capire insieme ai colleghi come organizzare il lavoro del prossimo anno, mentre sappiamo che le nostre ore in classe saranno mangiate da Pcto, le ore dell’orientamento, e i mille progetti per cui viene chiesto alla scuola di fare supplenza a quell’educazione alla cittadinanza che fuori dalle aule non avviene.
Stiamo lì a barcamenarci su come tutelare quello che ci interessa di più, la bellezza di uno studente che comprende un ragionamento matematico, le discussioni sulla democrazia a partire da un brano di Cesare Beccaria, il senso di un paio di versi della Commedia: ce la teniamo stretta questa possibilità di condivisione del sapere tra una generazione e l’altra, che non è scontato avvenga altrove, tra persone che non si conoscono nemmeno bene, i ricchi e i poveri, quelli con in casa 3mila libri e quelli con una famiglia scombinata che fa fatica persino a comprare i testi in adozione.
Dove avviene la possibilità di presentare a dei ragazzi, la vita e le idee, di gente che è stata esiliata (Dante Alighieri), mandata al confino (Galileo Galilei), condannata a morte per empietà e corruzione dei giovani (Socrate), isolata dalla propria comunità (Giacomo Leopardi), imprigionata per quasi metà della vita (Tommaso Campanella), bruciata sul rogo (Giordano Bruno), braccata come terrorista (Giuseppe Mazzini), uccisa dai sicari (Giacomo Matteotti), radiata dalla propria comunità (Baruch Spinoza) ecc..?
Ogni giorno in classe raccontiamo la storia dell’invenzione della libertà attraverso le biografie e i testi di autori che prendiamo ad esempio. Al tempo stesso, però, ogni giorno subiamo la propaganda di questo governo che con ghigni insistiti, protervia, promette per chi ha meno di vent’anni di aumentare le ore di ginnastica d’obbedienza.
Decreto poliziesco
L’inaugurazione di quest’anno scolastico è accompagnata dall’approvazione dell’ennesimo decreto poliziesco: dopo i raver, gli youtuber, ecco le famigerate baby gang con cui prendersela – una stretta repressiva contro la presunta criminalità giovanile o semplicemente i ragazzini in quanto ragazzini. Diventa così scoperto il populismo penale di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Giuseppe Valditara, Eugenia Roccella e compagnia. La domanda che si dovrebbe fare al governo è semplicemente: avete presente un dodicenne?
Ogni principio di pedagogia democratica è bandito dalle nuove inutili norme propagandistiche che saranno introdotte, per mimare un pugno di ferro contro dei tizi alti un metro e venti che in questo momento stanno scegliendo che diario comprare.
Nei corsi sul bullismo a scuola, impariamo che il bullismo si contrasta evitando una risposta speculare. Chi bullizza è stato bullizzato, occorre interrompere questa catena. E invece questo governo cosa ha deciso di fare? Fare il bullo con i piccoli bulli di 12 o 15 anni.
Al solito, sarebbe ridicolo, se non fosse tragico. Il 6 settembre scorso è uscito il rapporto di Save the children – si può scaricare gratis in rete – Il mondo in una classe: è un’indagine sul pluralismo e l’inclusione nelle scuole italiane. Si può leggere, con molti dati, interviste, bibliografie, quali sono i maggiori problemi della generazione under 18: il deficit nella cura delle relazioni, e l’approfondirsi delle ingiustizie sociali (la più grave la mancata cittadinanza dei minori stranieri).
Contro queste disuguaglianze le famiglie rispondono, cercando di tutelare almeno i propri figli, ma in un mondo appena migliore dovremmo occuparci tutti insieme dei figli degli altri.
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