In queste settimane le nostre città e i nostri borghi sono illuminati dalle luci natalizie. Tutto questo in un tempo che vede due guerre pesare sul futuro del mondo e nel nostro paese un dibattito aperto sulla prossima legge finanziaria. Un solo vocabolo non compare nelle ore dei talk show politici: solitudine. E la politica italiana pare del tutto disinteressata
In queste settimane le nostre città e i nostri borghi sono illuminati dalle luci natalizie. Tutto questo in un tempo che vede due guerre pesare sul futuro del mondo e nel nostro paese un dibattito aperto sulla prossima legge finanziaria. Un solo vocabolo non compare nelle ore dei talk show politici: solitudine. Può sembrare una parola distante dalla realtà internazionale, economica e sociale che stiamo affrontando ma, non lo è.
L’ultimo report della Joint Research Centre della Commissione Europea, pubblicato sui dati del 2022, ci parla di un’Europa dove almeno un cittadino su dieci soffre di solitudine e i dati Italiani sono tra i peggiori con oltre l’11% della popolazione in percepita solitudine. Condizione che colpisce maggiormente la parte più fragile della nostra società: giovani ed anziani.
Definizioni e letteratura
Cosa si intende per solitudine e perché parlarne? In termini scientifici la solitudine è una esperienza personale spiacevole che si presenta quando le relazioni sono quantitativamente o qualitativamente vissute come insufficienti (Perlman e Peplau, 1981). Soffrire di solitudine aumenta il rischio di mortalità, che diviene comparabile alla popolazione di fumatori e obesi, aumentando il rischio di disturbi cardiovascolari, ipertensione, ictus, diabete e demenza (Joint Research Centre - Commissione Europea, 2023).
L’associazione tra solitudine e salute è primariamente dovuta a uno stile di vita meno sano, una peggiore qualità del sonno e uno stress maggiore, che determinano una disregolazione dei sistemi neuroendocrino e immunitario. In particolare, la solitudine è fortemente correlata al benessere emotivo con un aumentato rischio di sviluppare depressione, disturbi d’ansia e suicidalità. Inoltre, la solitudine nei giovani è un predittore importante della salute fisica e mentale nell’età adulta (Goosby et al., Sociological Inquiry, 2013).
Cosa fanno gli altri paesi per il fenomeno? Il primo paese ad affrontarlo in modo sistematico è stato il Regno Unito che nel 2018, ben prima della pandemia, ha istituito il Ministero della Solitudine e messo in atto politiche di contrasto. A seguire l’esempio inglese è stato il Giappone, funestato dall’aumento dei suicidi e dal fenomeno giovanile degli hikikomori (i giovani che si isolano, rinchiudendosi nelle loro stanze).
È di alcuni mesi fa la dichiarazione degli Stati Uniti di una epidemia di solitudine, per bocca del Surgeon general of the United States, il dottor Vivek Murthy. Anche l’Unione europea, con il progetto sopra citato, il Monitoring Loneliness in Europe, sta cercando di affrontare questa emergenza.
Di interesse sono anche i costi del fenomeno solitudine. Nel regno Unito il Department for digital, culture, media and sport ha pubblicato nel 2020 il Loneliness monetisation report, un lavoro che valuta il costo economico della solitudine. Il rapporto evidenzia come in termini di benessere, salute e produttività sul lavoro possa arrivare alle 9.900 sterline all’anno per ogni persona che soffre di solitudine severa.
La politica
Cosa possono fare le istituzioni? Sempre il Joint Research Centre della Commissione Europea, partendo dai dati presenti in letteratura, evidenzia come diversi interventi a basso costo possano essere messi in campo per contrastare il fenomeno solitudine negli anziani.
Gli aiuti partono dai trattamenti psicologici, come la gruppo terapia della reminescenza, la terapia del sorriso o i programmi per la riduzione dello stress basati sulla meditazione, ai supporti educazionali e sociali, come l’utilizzo di social network e l’inserimento in attività di socializzazione. Ad oggi, invece, sono pochi gli strumenti validati per combattere la solitudine nei giovani.
Tuttavia, lo sforzo di ricercatori e istituzioni internazionali per trovare soluzioni al fenomeno resta forte. Mentre tutti questi dati sono a disposizione di quanti vogliono provare a comprendere il fenomeno solitudine ed i suoi costi individuali e sociali, la politica italiana pare del tutto disinteressata al fenomeno.
Quello che dovremmo augurarci è che almeno uno dei leader di maggioranza o opposizione pronunci la parola solitudine e porti questo tema nel dibattito politico. Non solo per intervenire su una condizione che può colpire gli individui più fragili della nostra società ma, anche perché è un buon investimento. Considerato che Il Pil appare come l’unico riferimento imperante.
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