Un concetto caro ai mercati finanziari è la scelta futura, in particolare la flessibilità di scegliere in futuro, di cambiare idea. Quel lasciarsi le porte aperte, quell’avere la possibilità (ma non l’obbligo) di fare una certa cosa, un giorno, se le condizioni suggeriranno che conviene farla. In altre parole: l’opzione. Come mi accade spesso di notare, un concetto caro ai mercati finanziari in realtà si estende oltre i mercati finanziari e siede al centro delle nostre nevrosi contemporanee.
Porte aperte
Una ragazza deve decidere a quale università iscriversi. La decisione può basarsi su fattori attuali, cioè effettivamente presenti, che si possono valutare in modo chiaro: la ragazza ha una passione per un campo di studi, oppure sa già che vuole fare un certo lavoro. Magari intende seguire le orme di qualcuno che ammira, o ha un’idea di quanto le piacerebbe guadagnare. Può darsi che non voglia lavorare in certi contesti, per esempio non vuole passare la vita seduta in un ufficio. Tutti questi fattori sono lì con lei nel momento in cui decide cosa studierà.
Ma non è finita qui. Oltre a questi fattori ce ne sono altri, più indeterminati. Questi fattori sono riassumibili nella frase che usavo sopra: lasciarsi le porte aperte.
La ragazza può scegliere una certa facoltà non solo perché le interessa oggi, in sé, ma perché sa che le darà la possibilità di esplorare percorsi futuri immaginabili e persino non immaginabili. Magari grazie a un ampio spettro di opzioni di specializzazione, o alla possibilità di lavorare, un giorno, in modo flessibile, o in giro per il mondo. Dove, ancora, non si sa.
Opzione gratuita
Ora rilassiamoci un attimo, lasciamo da parte la ragazza ambiziosa e facciamo una cosa che è sempre bello fare (e che ho già immaginato di fare con voi in questa rubrica): prenotiamo una stanza d’albergo o un appartamento turistico in una bella città. Andiamo su un sito, troviamo la stanza, blocchiamola.
Con gioia, notiamo come questa stanza abbia una “cancellation policy” generosa: possiamo cancellare la prenotazione fino a pochi giorni prima della partenza. Questo significa che il pagamento che effettuiamo oggi non è un reale pagamento, ma solo un deposito per bloccare la stanza. Se rinunceremo a partire, potremo farlo e non avremo buttato un soldo.
Quella che ho appena descritto si chiama opzione gratuita, ed è un concetto di mercato, ma anche di vita quotidiana, molto noto. L’opzione gratuita di solito ci regala un certo benessere: siamo contenti di lasciarci una porta aperta, se dovessimo cambiare idea sul viaggio. Evidentemente questa opzione ha un valore: è gratis, ma ha valore, e il benessere che proviamo deriva da questo valore che come una doccia piacevolmente calda si riversa sulle nostre menti logorate.
La scelta
Il concetto di opzione (gratuita o no) riguarda il possesso, nel presente, della possibilità futura di fare qualcosa, ed è fra i più affascinanti dell’economia e della vita umana. È difficile immaginare che non possa piacerci avere delle opzioni.
Eppure negli ultimi tempi osserviamo un desiderio strisciante di non eccedere nelle opzioni. L’enfasi sulla semplificazione, sull’eliminare ciò che non è utile, sul dedicarsi interamente a una cosa sola. E fin qui, forse, niente da dire.
Ma poi c’è anche l’enfasi sui bei tempi andati in cui le cose non erano disponibili, in cui le opzioni non le avevamo e “si viveva meglio”. Infine c’è la prevalenza, la ripresa e l’ulteriore sviluppo di ideologie e fondamentalismi religiosi che propongono di fatto un’eliminazione delle possibilità di scelta nelle vite delle persone.
La vera libertà
A questo proposito mi interessa distinguere il concetto di libertà da quello di opzione. La libertà è vasta e difficile da catturare, ma soprattutto si svolge nel presente, o per meglio dire in un’assenza di tempo: la libertà è, e sempre sarà (e se non sarà, insorgeremo). Il concetto di opzione appare invece più piccolo, e soprattutto non è rivolto al presente, è specificamente rivolto a un momento successivo, anche appena successivo, ma futuro. Il bisogno di lasciare le porte aperte.
Un sistema oppressivo forse riuscirà a sostenere che in realtà dentro l’oppressione si è veramente liberi, e che è proprio all’interno dell’accettazione del giogo che nasce la libertà. Riuscirà ad argomentare in questo modo.
Lo stesso sistema, però, non riuscirà a sostenere che dentro l’oppressione manteniamo comunque le opzioni, anzi le porte aperte, perché tale sistema non potrà mai accettare le vie di fuga potenziali, la flessibilità futura.
Per questo il concetto di opzione è potente: è molto difficile da sottomettere e deformare.
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