- Per molti analisti e politici il vertice virtuale tra i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin è stato inutile. La domanda è: rispetto a cosa? Pensare che sia sufficiente un incontro tra gli Stati Uniti e la Russia per bloccare l’escalation militare nel Donbass, senza tener conto della strategia del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e del ruolo della Nato è una riflessione “superficiale”.
- Dal punto di vista del Cremlino, il vertice ha dimostrato all’opinione pubblica russa che il presidente Putin (quindi, la Russia) è percepito come un attore rilevante nell’arena internazionale.
- Se guardiamo alla propaganda russa di questi giorni, l’immagine del presidente Putin è, ancora una volta, rafforzata dalla sua politica estera, anche dal particolare delle foto che sono state diffuse nei media, volte ad evidenziare la dicotomia “decisionismo russo vs incertezza americana”.
Per molti analisti e politici il vertice virtuale tra i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin è stato inutile. La domanda è: rispetto a cosa? Pensare che sia sufficiente un incontro tra gli Stati Uniti e la Russia per bloccare l’escalation militare nel Donbass, senza tener conto della strategia del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e del ruolo della Nato è una riflessione “superficiale” che non tiene conto delle diverse variabili (geopolitiche, economiche, culturali, alleanze…) che influenzano la natura dei rapporti di potere nell’Europa orientale.
Su questo aspetto era già intervenuto nei giorni scorsi il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov: «Questo incontro arriva in un momento molto difficile, con una retorica davvero molto aggressiva da parte degli Stati Uniti e delle capitali europee. Vediamo queste voci sui presunti piani di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Ma non sentiamo nessuna parola, non un solo monito rivolto a Kiev. Come se nessuno di loro nemmeno pensasse di avviare una risoluzione militare della situazione nel sud est. E questo, insieme alla difficile situazione generale delle relazioni russo americane, rende piuttosto complessa la discussione di domani».
Riconoscere la Russia
Come riporta Russia Today, anche il presidente Putin aveva dichiarato: «Anche in primavera se ne parlava (dell’invasione militare russa), poi come si è visto non è successo nulla. Il punto non è truppe o no, guerra o no. Il punto è migliorare le relazioni per creare uno sviluppo più equo e sostenibile e tenere conto degli interessi di tutti. Se ci sforziamo in questa direzione, nessuno dovrà temere nulla».
Dal punto di vista del Cremlino, il vertice ha dimostrato all’opinione pubblica russa che il presidente Putin (quindi, la Russia) è percepito come un attore rilevante nell’arena internazionale. L’agognato riconoscimento della Russia come potenza globale sembra aver trovato nell’azione politica internazionale di Biden un’ulteriore conferma che va nella direzione opposta dell’ex presidente Barack Obama per il quale la Russia era “una mera potenza regionale”.
L’incertezza americana
Come è emerso dalla nota del Cremlino a conclusione dell’incontro: «È stata rilevata l’importanza di un’attuazione coerente degli accordi raggiunti al più alto livello e della conservazione dello “spirito di Ginevra” quando si considerano le questioni delle relazioni bilaterali e altri problemi che sorgono tra Russia e Stati Uniti».
In risposta alla presunta natura “minacciosa” dei movimenti delle truppe russe al confine con l’Ucraina, il presidente Putin «ha sottolineato che la responsabilità non dovrebbe essere spostata sulle spalle della Russia, dal momento che è la Nato che sta facendo pericolosi tentativi di conquistare il territorio ucraino e sta costruendo il suo potenziale militare ai nostri confini».
Pertanto, Putin ha ribadito la necessità di «ottenere garanzie affidabili e legalmente fissate che escludano l’espansione della Nato nella direzione orientale»; si tratta di mettere nero su bianco le rassicurazioni espresse da George W. Bush a Michail Gorbaciov al vertice di Malta del 1989, rimaste parole nel vento, sul fatto che gli Usa non sarebbero “saltati al di là del muro”.
A tal riguardo, «i leader hanno convenuto di incaricare i loro rappresentanti di impegnarsi in consultazioni sostanziali su queste questioni delicate». Se guardiamo alla propaganda russa di questi giorni, l’immagine del presidente Putin è, ancora una volta, rafforzata dalla sua politica estera, anche dal particolare delle foto che sono state diffuse nei media, volte ad evidenziare la dicotomia “decisionismo russo vs incertezza americana”: un sorridente Putin seduto da solo al tavolo rispetto a Biden, circondato dal segretario di Stato, Antony Blinken, e altri collaboratori.
Il primo passo
Paradossalmente, “l’invasore e autocrate russo” richiama “le democrazie liberali” alla necessità di fare “politica”, di negoziare, di conciliare ed evitare inutili provocazioni nei confronti delle “linee rosse” su cui la Russia non intende retrocedere. Come è lecito che gli Usa esercitino la propria influenza sugli alleati, per il presidente Putin anche la Russia ha tutto il diritto di esercitare la propria ai suoi confini, in particolare con la Bielorussia e l’Ucraina.
Il vertice non poteva risolvere la delicata situazione in Donbass, ma ha evidenziato che il presidente russo sta portando avanti una precisa strategia, senza preoccuparsi delle conseguenze economiche e politiche di una “improbabile” invasione militare con benefici incerti, ma costi elevati. Al contrario, il presidente americano deve continuare a interloquire con Zelensky per evitare “colpi di testa” e trovare la modalità per assicurare la giusta compensazione tra i vari interessi in gioco. Per fare questo l’incontro bilaterale è stato solo il primo passo, ma senza l’inclusione dell’Ucraina e della Nato, l’impresa per il presidente americano è molto più ardua.
© Riproduzione riservata