Il voto punta a dimostrare all’esterno che anche a Mosca c’è la democrazia. Poi tanto vince sempre il partito di Putin, fra intimidazioni, dubbi sul voto elettronico e seggi nelle regioni occupate in Ucraina
Quando si parla di elezioni in Russia si usano termini come “frode”, “farsa”, fake” per indicare un risultato già scontato che vede solitamente il partito del potere, “Russia unita”, dominare i seggi nella Duma, ma anche ottenere la maggioranza dei governatori e dei sindaci alla guida delle amministrazioni locali.
In questo fine settimana, si stanno svolgendo le elezioni di 21 governatori, di 16 parlamenti regionali e di alcuni sindaci, ma, rispetto a quelle dell’anno precedente, si sta votando anche nelle quattro regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, annesse alla Russia un anno fa con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Nonostante la legge marziale vigente in Ucraina e la guerra in atto, le autorità russe hanno organizzato i seggi elettorali per rafforzare il controllo politico e militare nelle regioni occupate. L’obiettivo del Cremlino è chiaro. Queste elezioni servono per legittimare le autorità filorusse e dimostrare che il processo di integrazione e allineamento con la Russia è condiviso anche dalla popolazione. Gli Stati Uniti hanno denunciato la palese violazione del diritto internazionale e hanno minacciato di sanzionare gli organizzatori mentre il governo tedesco ha definito le elezioni locali e regionali in Russia una “imitazione” e un “tentativo di rubare le terre”.
Il voto elettronico
La maggior parte dei candidati di queste quattro zone non ha precedenti esperienze amministrative e, secondo un rapporto della Eastern Human Rights Group, circa il 42 per cento sono cittadini russi che non hanno alcun legame con la regione del Donbas a causa della reticenza dei residenti locali non solo di recarsi al voto, ma anche di assumere una responsabilità politica in questa fase del conflitto.
In linea con le direttive introdotte durante la pandemia, è stato potenziato ed esteso l’utilizzo del voto elettronico, oggetto di accese critiche da parte degli oppositori extra-parlamentari russi che vedono in questa modalità l’ennesimo tentativo di falsificare il risultato delle elezioni. Eclatante fu il caso delle elezioni parlamentari del 2021 quando ci vollero più di 48 ore per conoscere il risultato del seggio municipale di Mosca, inizialmente attribuito al Partito Comunista della Federazione russa e, successivamente, assegnato a Russia Unita.
Intimidazioni
In questi tre giorni di voto numerose sono state le segnalazioni di violazioni, intimidazioni in diverse parti del paese con ripetuti casi di uso indiscriminato di “risorse amministrative” da parte dei candidati locali. Da decenni questa pratica è utilizzata dai candidati e partiti locali che sfruttano il loro ruolo all’interno delle amministrazioni per influenzare l’esito delle elezioni.
È il caso di Ivanovo dove gli impiegati statali sono stati obbligati a votare in un giorno specifico con la minaccia di ripercussioni professionali in caso di rifiuto o di Ekaterinburg dove agli insegnanti è stato ordinato di votare elettronicamente per Russia Unita.
Una “democrazia”
Intanto dalla prigione Aleksej Navalnyj esorta i cittadini a votare per qualsiasi partito che non sia Russia Unita, ma il Cremlino, ancora prima dall’inizio della campagna elettorale, ha applicato ulteriori politiche repressive contro i dissidenti e le associazioni che hanno sempre monitorato le elezioni sul territorio come Golos il cui direttore, Grigorii Melkonjants, è stato arrestato con l’accusa di far parte di un’organizzazione “indesiderata” e rischia sei anni di carcere.
Lo schema del Cremlino è sempre lo stesso. Le elezioni sono la dimostrazione all’esterno del paese che anche la Russia è un regime democratico che consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Non è un caso, infatti, che spesso alcuni russi rispondano nei sondaggi, o intervistati personalmente, che la Russia è una democrazia perché ci sono le elezioni. E come tale, il presidente russo intende dimostrare che avvengono senza particolari scandali e proteste che minano la legittimità del suo potere.
Per il Cremlino, togliere qualsiasi spina nel fianco, che si tratti di Prigožin, Navalnyj o le attività delle Ong russe, è fondamentale per mantenere quella parvenza di stabilità politica anche in tempi di guerra. In questo contesto, le elezioni locali diventano un termometro sia del grado di opposizione e malcontento diffuso nell’opinione pubblica russa, ma, soprattutto, un test di lealtà a Vladimir Putin delle autorità locali in previsione di un altro e più importante appuntamento elettorale: le elezioni presidenziali del marzo 2024.
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