Sempre più vischiose le vicende intorno ai capi e ai sottocapi del Pd pugliese. Ma, al di là delle inchieste e dei processi, non bisogna per forza essere scienziati per capire che lì a Bari c’è qualcosa di inquietante. La spaventosa normalità della politica pugliese
Se sia colpa della confusione oppure dell’ingordigia ancora non lo sappiamo, certo è che il centrosinistra pugliese è finito in un brutto e grosso guaio.
Qualcosa già la si poteva intuire nei giorni dell’indecente esibizione di Michele Emiliano davanti alla sua folla, c’era un’aria che non prometteva nulla di buono in quella piazza colta alla sprovvista dall'annuncio ministeriale di un accesso agli atti per infiltrazioni mafiose.
Le successive contorsioni linguistiche del governatore e le “rettifiche” sempre più infastidite del sindaco di Bari Antonio Decaro non sono servite granché ma, al contrario, hanno portato ancora più mistero e reso più vischiose le vicende intorno a capi e sottocapi del locale Pd.
Uno scandalo senza un finale
Adesso però le cose si sono complicate per davvero: voti comprati e venduti, arresti, indagati eccellenti, dimissioni, sospetti e paure. Si sa dove e come lo scandalo è iniziato, l’impressione è che non si sappia ancora bene dove e quando finirà.
Restando ai fatti, per ora ci sono accuse di corruzione elettorale per l’assessore regionale del Pd Anita Maurodinoia, per suo marito Sandro Cataldo e per un’altra decina di amministratori, i procuratori scrivono di «un sistema politico clientelare» esteso in numerosi comuni (da Bari a Ceglie del Campo a Grumo Appula) e attivo da più tornate elettorali.
Gli indizi sembrano abbastanza gravi e solidi, vedremo se i magistrati riusciranno a dimostrare in un’aula di giustizia l’esistenza di quel sistema. Ma non bisogna per forza essere scienziati per capire che, al di là delle responsabilità penali, lì in Puglia alcune fasce del centrosinistra non hanno un buon odore, che qualcuno si è dolcemente abbandonato a certe pratiche.
E non è faccenda recente, di questi ultimissimi anni, è qualcosa che è nel dna di uno schieramento che pur di vincere e di rimanere al comando, è disposto ad “allargare” oltre ogni limite, che poi significa imbarcare chiunque. Costi quel costi, come in effetti è avvenuto.
Clamoroso qualche anno fa il sostegno dello stesso governatore Emiliano al sindaco Pippi Mellone, vicino a CasaPound, che si ricandidava per la seconda volta a Nardò. Endorsement per Mellone nonostante il Pd avesse un suo candidato: un’alzata di ingegno.
I cambi di casacca
Per non parlare dei continui cambi di casacca di una serie di personaggi che un giorno scompaiono a destra e il giorno dopo ricompaiono come per incanto a sinistra, una volta che scivolano di qua e l’altra di là.
È la spaventosa normalità della politica pugliese. Le inchieste e i processi andranno come andranno, ma quello che accade a Bari è tutto vergognosamente alla luce del sole. Nessuno si è mai nascosto, almeno sino a ora.
La decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di inviare i commissari al comune di Bari è sicuramente forzata, forse un po’ meno di come potevamo presupporre qualche giorno fa. E, comunque, se non c’è solo fumo ma anche un po’ di arrosto lo sapremo presto. Le notizie delle ultime ore sembrano mettere ordine, siamo sicuri che prossimamente ce ne saranno altre che completeranno meglio il quadro.
Le curiose coincidenze
In questo caso a Bari c’è però ancora qualcosa di non detto e di non chiaro. Per esempio, non riusciamo ancora a darci una spiegazione vera sulle parole pronunciate pubblicamente dal governatore Emiliano su quell’incontro con il sindaco Decaro e una sorella del boss.
Che bisogno c’era di riproporlo quel giorno e in quel contesto, cosa offriva di più al sostegno già manifestato ad Antonio Decaro il ricordo del faccia a faccia con la donna? Niente, meno di niente.
E, infatti, nelle ore successive abbiamo letto sui giornali pugliesi di uno scontro infuocato, quasi una rissa verbale fra i due davanti a un’ottantina di persone. Un bel pasticcio quello combinato dal governatore. Ma quella frase gli è sfuggita o invece non gli è sfuggita affatto e voleva proprio dirla?
L’altro elemento che trasporta inquietudine è l’omicidio di Raffaele “Lello” Capriati, il nipote di uno dei boss di Bari, avvenuto nei giorni nei quali si parlava tanto proprio dei suoi parenti citati da Emiliano. Prendiamola al momento come una curiosissima coincidenza.
Cosa altro aggiungere a questa storia appiccicosa di Bari? Che le tifoserie in campo, comprese quelle di un’antimafia sgonfia, tronfia e sempre meno credibile, non aiutano a capire. Urla e abbracci telecomandati fanno perdere di vista le coordinate. Ed è pericoloso, molto pericoloso. Perché oggi nella fossa ci sono i califfi pugliesi, ma domani può finirci chiunque.
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