Una idea che la destra ha abbondantemente fatto circolare nelle piazze mediatiche e fisiche, e che pochi si sono presi il disturbo di contestare, è la seguente: democrazia significa potere della maggioranza. Un’idea primitiva che, scrive Aristotele nella Politica, si manifesta in quelle democrazie che allentano la loro forma costituzionale dando ossigeno a una forma che oggi si direbbe autoritaria.

La maggioranza politica è una delle varie maggioranze, mai l’ultima. E quando una maggioranza reclama il potere di fare quel che vuole perché numericamente superiore, mette in discussione la temporalità sua e di ogni maggioranza. Diventa una forma di maggioritarismo che nel caso peggiore vuole occupare il potere costituente e fare una costituzione a propria immagine e somiglianza.

Questo ha fatto in Ungheria il partito Fidesz, capeggiato da Viktor Orbán, che a partire dal 2011 ha riformato più volte la costituzione per tosarla di quegli accorgimenti istituzionali che limitavano il potere della sua maggioranza: l’indipendenza della Corte costituzionale e dei giudici dei tribunali; i limiti alla maggioranza imposti dai diritti di libertà di stampa e di opinione; la garanzia che il parlamento rappresenti la nazione tutta, non soprattutto la maggioranza.

L’opposizione, depauperata della piena libertà di opinione (pluralismo dei media e dei loro proprietari e gestori) e appena tollerata, ha ora un ruolo di tappezzeria – serve a fare credere al mondo che quella ungherese è una democrazia, certo meno liberale di quelle occidentali, ma democrazia comunque. Un argomento che la destra italiana ha accolto in pieno.

La tirannia

Se l’Italia sarà governata dalla destra, costituirebbe insieme a Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Svezia e Grecia, un fronte autoritario contro l’Europa che conosciamo, accusata di essere troppo liberale verso le minoranze di ogni tipo e intrusiva nelle scelte dei governi nazionali.

Questa visione proprietaria delle istituzioni – la maggioranza usa lo stato come cosa sua – è una forma di erosione della democrazia costituzionale, una tensione nemmeno troppo gentile verso quella che nel settecento i repubblicani chiamavano «tirannia della maggioranza».

La destra non mette in discussione il liberalismo economico, ma quello politico e dei diritti civili: dunque, sorprende come non abbia destato abbastanza stupore il fatto che una leader politica lamentasse la contestazione pacifica ai suoi comizi.

La destra non è stata mai incalzata abbastanza a spiegare che cosa significa «regola di maggioranza», che cosa significa «diritto a non abortire» (come se la legge 194 imponesse l’aborto per obbligo), che cosa significa pluralismo delle opinioni e delle idee, delle scelte e delle convinzioni. Vi è stata, in questa campagna elettorale, una colpevole tolleranza nei confronti di una posizione politica che è a tutti gli effetti autoritaria.

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