La deputata Pd, coordinatrice alla Camera dell’Intergruppo per il disarmo nucleare, sarà l’unica italiana al secondo meeting degli Stati Parte del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari che si apre lunedì a New York. Il governo ha scelto di non partecipare, ecco perché questo è un problema
Il Colosseo non c'è più, intorno solo distruzione e corpi bruciati. Il Duomo di Milano è stato abbattuto e con esso tutti gli edifici intorno. Le bellissime colline toscane sembrano un deserto, così come le isole della Grecia. Nei campi olandesi non ci sono più tulipani colorati e in Provenza la lavanda è sparita. Nessuno per le strade, neanche un essere vivente né umano né animale.
Le cascate del Niagara sono prosciugate e la foresta Amazzonica sembra non essere mai esistita. Dei cedri del Libano non c'è più traccia e le Piramidi sono solo un cumulo di macerie.
Immaginate di svegliarvi un giorno e di vedere tutto questo intorno a voi. Non è un film di fantascienza: è quello che succederebbe se una delle potenze mondiali che hanno armi nucleari nel loro arsenale, decidesse di usarle. È un rischio reale: siamo letteralmente seduti su una polveriera.
Di questo parleremo, dal 27 novembre al primo dicembre, alla Conferenza in occasione del secondo meeting degli Stati Parte del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari che si terrà a New York, organizzata nella sede dell’Onu dalla campagna ICAN, premio Nobel per la Pace nel 2017 proprio per l’impegno sul disarmo nucleare.
Sarò lì, con tante e tanti rappresentanti istituzionali di tutto il Mondo, ma unica italiana e senza nessun esponente del governo italiano che ha scelto di non partecipare.
Questo nonostante in Commissione Esteri sia stata approvata all'unanimità una risoluzione a mia prima firma che impegnava il governo, tra le altre cose, a valutare la partecipazione dell’Italia come Paese osservatore proprio alla Conferenza di New York.
Eppure il tema delle armi nucleari ci riguarda da vicino. Lo sanno bene le tante organizzazioni della società civile, come Rete Pace e Disarmo e Senzatomica, che da anni sono impegnate su questi temi e mettono in guardia non solo dalle conseguenze di un eventuale lancio di bombe o missili di questo tipo che avrebbe effetti devastanti, ma anche sulla presenza – ad Aviano e Ghedi – di alcune testate nucleari statunitensi tra le più potenti.
L’Italia sceglie di non esserci in un momento in cui tra i tanti focolai di guerra accesi nel mondo ce ne sono due, in Ucraina e in Medio Oriente, che vedono coinvolte potenze nucleari (Russia e Israele) in una situazione talmente tesa da rischiare di sfuggire di mano da un momento all’altro con effetti inimmaginabili.
La Russia di Putin ha sospeso il nuovo Trattato Start per la riduzione delle armi strategiche, seguita pochi giorni dopo da Usa e Nato. La stessa Russia che ha annunciato di voler dispiegare armi nucleari in Bielorussia e revocato la ratifica del Trattato sul bando ai test nucleari, sperimentando subito la risposta a un attacco nucleare nemico. Un ministro del governo Netanyahu ha proposto di sganciare una bomba atomica su Gaza e nei giorni scorsi il Pentagono ha annunciato con orgoglio, l’avvio della ricerca per costruire una bomba ventiquattro volte più potente di quelle di Hiroshima e Nagasaki.
È evidente come sostenere il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, sia non solo la cosa più giusta, ma anche quella più di buon senso per scongiurare il collasso del pianeta, l’ultima vera risorsa nelle mani della comunità internazionale.
Chi ha visto il film “Oppenheimer” si è potuto confrontare non con la retorica celebrazione dell’impresa denominata “Progetto Manhattan”, ma con le le paure, i dubbi e perfino le illusioni che percorrevano la mente di quegli scienziati.
L’illusione più grande è stata che la sola esistenza delle armi nucleari, visti gli effetti delle atomiche a Hiroshima e Nagasaki, fosse un deterrente contro nuove guerre. Non è stato così.
Alla luce di tutto questo, la scelta del governo, che parla ad ogni piè sospinto di Patria e Nazione, in realtà fa dell’Italia un Paese poco ambizioso, che invece di giocare un ruolo coraggioso e da protagonista sulla scena globale, si rinchiude su sé stesso, prigioniero delle sue stesse paure e che esce dai propri confini solo per siglare inutili e discutibili accordi sull’immigrazione, come se fosse questo l’unico problema, tralasciando temi determinanti come la crisi climatica e il pericolo che l’arsenale nucleare mondiale rappresenta per tutto il genere umano.
Continueremo con determinazione questa battaglia in parlamento, anche tramite l’Intergruppo della Camera per il disarmo nucleare che coordino, con la convinzione che abolire le armi nucleari ed abbattere drasticamente le spese militari, che sottraggono risorse al welfare, sono due facce della stessa medaglia: quella della lotta per la pace e per il benessere dell’umanità.
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