- Simone, vent’anni, originario di Voghera, studente di Storia a Padova, un anno fa ha lasciato gli studi per darsi all’attivismo.
- «Non vorrei essere qui, vorrei studiare, ma devo lottare per garantire un futuro alla mia generazione e alle generazioni a venire. La scienza ci dice che di questo passo un futuro non lo avremo perché andiamo dritti verso l’estinzione», ha spiegato ai giudici
- Per Simone Ficicchia «andare incontro alla repressione è un metodo per portare sui tavoli dei giudici e nelle sedi dei tribunali l’inadempienza dei governi rispetto alla crisi climatica e le motivazioni che ci spingono a violare delle leggi».
Certe rivoluzioni sono passate dalle aule di tribunale. Ce lo racconta Il Buio oltre la siepe: il discorso di un avvocato in difesa di un uomo di colore ingiustamente accusato veniva accolto da un applauso catartico e in aula si cominciava a discutere di razzismo e di uguaglianza.
Oggi è successo qualcosa di simile. Si è tenuta stamattina a Milano l’udienza per l’assegnazione di una misura di Sorveglianza Speciale per Simone Ficicchia, esponente di Ultima Generazione, il gruppo di disobbedienza civile non violenta che in questi giorni è stata sotto i riflettori per aver imbrattato il Senato con una vernice lavabile il 2 gennaio. Sono attivisti ambientali e si battono contro il collasso climatico.
Simone, vent’anni, originario di Voghera, studente di Storia a Padova, un anno fa ha lasciato gli studi per darsi all’attivismo.
«Non vorrei essere qui, vorrei studiare, ma devo lottare per garantire un futuro alla mia generazione e alle generazioni a venire. La scienza ci dice che di questo passo un futuro non lo avremo perché andiamo dritti verso l’estinzione», ha spiegato ai giudici, riecheggiando Greta Thunberg che alle Nazioni Unite diceva: «Io non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola, dall’altra parte dell’oceano».
Quelle di Ultima Generazione sono richieste concrete a un interlocutore preciso: si domanda al governo attuale di chiudere le centrali a carbone, fermare le trivellazioni e attivare almeno 20GW di rinnovabili. Di rispettare patti internazionali che ha già firmato, mentre invece continua a finanziare fonti fossili e a violare quindi la sicurezza e i diritti dei propri cittadini.
Per farlo, Ultima Generazione agisce con blitz nei musei, blocchi stradali, proteste non autorizzate. Simone ha partecipato ad alcune di queste: a luglio agli Uffizi di Firenze si era incollato al vetro di protezione della Primavera di Botticelli e il 7 dicembre a Milano aveva imbrattato la Scala in occasione della Prima.
Inoltre, aveva ricevuto un foglio di via da Roma per aver preso parte ad alcuni blocchi stradali, ma il 3 gennaio era stato invitato a intervenire a un programma di Rai3 e aveva così contravvenuto all’ordinanza. Le accuse che pendono su di lui sono di danneggiamento, imbrattamento, violenza privata, interruzione di pubblico servizio.
Per il momento, nessuna sentenza. Ma per la reiterata partecipazione ad attività illegali la questura di Pavia aveva proposto appunto la sorveglianza speciale.
Il senso della repressione
Il verdetto arriverà fra 30 giorni, intanto però è successo qualcosa di importante: la crisi climatica da oggi è entrata nelle aule dei tribunali. L’avvocato è riuscito a ottenere che l’udienza si tenesse a porte aperte e così si è svolta alla presenza di giornalisti e attivisti, mentre fuori un centinaio di persone si erano riunite per portare sostegno.
Pochi giorni fa Simone aveva spiegato che «andare incontro alla repressione è un metodo per portare sui tavoli dei giudici e nelle sedi dei tribunali l’inadempienza dei governi rispetto alla crisi climatica e le motivazioni che ci spingono a violare delle leggi».
Da una parte azioni non violente, nel rispetto delle persone, dall’altra patti internazionali non rispettati e scelte energetiche che vanno contro gli obiettivi di decarbonizzazione e di abbandono delle fonti fossili: «Un cittadino non può far altro che opporsi con tutti i mezzi che ha a questa violazione, siamo terrorizzati dalla violenza che ci aspetta in futuro per la crisi climatica».
Le azioni degli attivisti per il clima sono prima di tutto non violente e sono a difesa della vita di tutti, non mettono in pericolo la società ma la difendono. Si svolgono a volto scoperto e con la disponibilità ad assumersi tutti i rischi legali per una questione che è, letteralmente, di vita o di morte. La sorveglianza speciale è prevista per chi turba la sicurezza dell’ordine sociale.
Il pm stesso ha ridotto la richiesta della questura di Pavia, chiedendo di applicare al misura di sorveglianza speciale nella forma più “semplice” e senza obbligo di dimora.
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