Nuova tragedia a Khan Younis, nel sud della striscia dove sono ammassati milioni di gazawi. Nuovo bombardamento israeliano su una zona civile. Attacco in cui è stato ucciso il comandante delle Brigate Khan Younis Rafa Salama e colpito gravemente, ma qui le notizie sono ancora incerte mentre scrivo questo articolo, Muhammad Deif, comandante dell’ala militare di Hamas, considerato con Yahya Sinwar la mente degli attacchi del sette ottobre.

Secondo l’Idf, Salama e Deif si sarebbero nascosti in una zona civile, circondati da una pletora di miliziani, anch’essi morti nell’attacco. Come sempre, le cifre delle vittime e la loro natura cambia a seconda delle fonti da cui ci si approvvigiona. Secondo l’Idf, si tratta di vittime militari, secondo Hamas sarebbero invece morti una settantina di civili risiedenti nella tendopoli allestita per accogliere gli sfollati provenienti dal nord.

È la cosiddetta foggy war, la nebbia di guerra dove tutto si confonde. In tutta onestà, nessuno da qui può accertare i fatti. Di solito si sceglie la ricostruzione più vicina alla propria parte, dividendosi per tifoserie come se si stesse assistendo ad una partita di calcio. Una «nebbia di guerra» resa ancor più spessa dalle recenti intercettazioni proprio di Sinwar, riportate in una lunga inchiesta dal Wall Street Journal, dove si ammette candidamente di puntare sul massacro di civili affinché la pressione suscitata dalla comunità internazionale obblighi Israele a ripiegare. E non ci voleva il prestigioso quotidiano statunitense per fare questo scoop, visto che analoghe parole erano state pronunciate apertis verbis nei giorni seguenti il 7 ottobre da Khaled Meshal, esponente dell’ala politica del movimento residente in Qatar, in un’intervista all’emittente saudita Al Arabiya, in cui invocò il sacrificio del popolo, così come milioni di russi si sono scarificati per liberarsi dall’invasore nazista, milioni di vietnamiti per respingere le bombe al napalm americane e milioni di afghani per contrastare l’avanzata sovietica.

Questione di obiettivi

Ma non si tratta di raccattare qua e là dichiarazioni, sport frequente nell’era web, ma di essere consapevoli di quanto la strategia degli scudi umani, del confondersi fra i civili, del grande numero di morti civili per suscitare la reazione della comunità internazionale sia stata teorizzata da importantissime figure della fratellanza musulmana, che hanno avuto diretta influenza sui leader di Hamas. Su tutti, Yusuf al Qaradawi, accolto come lo «Sceicco di Palestina» da Anyeh a Gaza 2013.

Notissimo anche grazie ad una sua trasmissione televisiva su Al Jazeera seguita da milioni di fedeli. Ovvio che il diritto internazionale, anch’esso citato ad arte per colpire solo la parte avversaria, punisca in egual modo bombardamenti indiscriminati come vengono imputati all’Idf e usare i civili come scudi umani, o nascondere militari e armamenti in zone civili.

Prospettiva, però, che non deve consolare Israele. Anzi, più atroce prova del fallimento della propria strategia di guerra non può esserci. Al di là della foggy war, resta una domanda: chi può considerarsi un miliziano di Hamas? Come noto, il movimento palestinese fa parte di quella vasta galassia del mondo islamico in cui resistenza militare e welfare sociale si tengono insieme.

È vero che si tratta di gruppi armati che usano il terrorismo come arma di attacco, ma, grazie ad una fitta rete di donazioni internazionali e riscossione in proprio di tributi, finanziano scuole, ospedali e altri apparati di assistenza. Il medico che opera in un ospedale di Hamas, che sicuramente ha chiuso (o dovuto chiudere) gli occhi quando il piano sotto la sua sala operatoria veniva trasformato in un deposito d’armi e che è stipendiato da Hamas, è da considerarsi un affiliato? E l’insegnante? E un qualunque sostenitore, anche se ideologizzato nel midollo, è un terrorista? Il confine è troppo incerto.

Sempre esista un confine netto. Quando, ancor prima che iniziasse l’invasione di terra, si chiedeva al governo israeliano, obbligato alla risposta militare non foss’altro per ridare sicurezza agli abitanti del confine Sud, di circoscrivere degli obiettivi senza ripararsi dietro la formula generica «eradicare Hamas», questo si intendeva. Risultato: un’infinità di morti, Israele isolato come mai prima e, oltre a quello Sud, si è riusciti a rendere insicuro anche il confine Nord.

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