- Leonardo Apache. Può sembrare il nome di un elicottero militare. E invece è il nome di uno dei figli del presidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa.
- A quanto pare, questa scelta deriva dalla passione e ammirazione del presidente per i popoli indigeni del nord America.
- Questa appropriazione culturale, così sbandierata tramite l’uso dei propri figli, non può che risultare indegna e ripugnante a chiunque abbia un minimo di conoscenza della cultura indigena americana e delle vicende di questi popoli.
Leonardo Apache. Può sembrare il nome di un elicottero militare. E invece è il nome di uno dei figli del presidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa. Che non si è ispirato a un velivolo, ma a una tribù di nativi americani – per il giovane Leonardo, da qualche giorno indagato per stupro, e anche per i suoi due fratelli maggiori, che come secondi nomi hanno Geronimo e Cochis, due storici capi di quella tribù.
A quanto pare, questa scelta deriva dalla passione e ammirazione del presidente per i popoli indigeni del nord America.
Perché hanno difeso la loro identità a tutti i costi, perché votati alla sconfitta e all’emarginazione ed esclusione. Eh sì, La Russa vede in queste caratteristiche la storia politica e cultuirale sua e dell’estrema destra italiana di cui è esponente di punta e inteprete.
Anch’essa ingiustamente sottomessa ed esclusa, anch’essa a difesa di una identità e di un popolo, o una nazione, a rischio di estinzione.
Forse è una forma di quel vittimismo stucchevole di cui la destra fa grande uso anche ora che è al governo, insomma mediocre retorica. Forse è solo semplice ignoranza e superficialità.
Di certo è che che questa appropriazione culturale, così sbandierata tramite l’uso dei propri figli, non può che risultare indegna e ripugnante a chiunque abbia un minimo di conoscenza della cultura indigena americana e delle vicende, lontane nel tempo e recenti, di questi popoli.
La lotta per l’esistenza dei popoli nativi è una lotta degli ultimi, dei deboli, dei popoli oppressi rispetto a quello presto diventato dominante, in numeri e risorse.
Popolo dominante e forte in numeri e mezzi proprio come quello italiano, bianco e residente in Italia, che La Russa e i suoi simili vogliono “difendere” contro i presunti invasori del nostro paese, i disperati di pelle più scura che fuggono da fame e violenza, con la propaganda della sostituzione etnica, peraltro ideata da membri di un altro popolo per secoli oppresso e sempre inviso alla destra.
La cultura nativa si centra su un rapporto paritario fra umani e natura, sul rispetto e salvaguardia di quest’ultima. La destra sedicente oppressa è piena di negazionisti climatici e si oppone costantemente a politiche che rispettino il pianeta.
I popoli nativi, specialmente in Canada, hanno subito l’umiliazione dell’assimilazione forzata, anche per bambini e ragazzi nelle scuole residenziali, nei cui pressi negli ultimi anni sono stati rinvenuti i resti di centinaia di giovani in fosse comuni.
Giovani costretti a rinunciare alla loro lingua, le loro credenze, i loro valori, il loro stesso aspetto fisico, per adeguarsi al popolo dominante. La destra italiana disprezza e osteggia qualsiasi tentativo da parte delle scuole di integrare le sempre più varie culture di provenienza degli alunni, anche riducendo i richiami espliciti e impliciti alla religione “superiore”, quella cristiana.
Il motto del movimento per il riconoscimento di questi crimini nelle scuole residenziali, che è in breve entrato nel cuore e nella cultura di tutti i canadesi, è “Every child matters”, ogni bambino, senza esclusioni, conta, è importante.
La destra vuole differenziare i diritti dei bambini a seconda di come sono nati e delle preferenze affettive dei loro genitori. La ricerca della felicità e dell’armonia è un altro valore fondante per gli indigeni, più importanti del successo e della ricchezza.
La destra di La Russa ha come principio di politica economica e sociale quello di “non disturbare le imprese”, e esalta la ricerca e l’ostentazione dei beni materiali.
I popoli nativi sono votati al rispetto, all’inclusione, perché tutte le creature della terra sono uguali. La destra italiana è gerachica, corporativa, discriminatoria, apertamente più affine ai regimi illiberali dell’europa orientale, del Brasile di Bolsonaro, e fino a non tanto tempo fa (ma molti paiono avere la memoria corta) della Russia di Putin.
E a personaggi come Steve Bannon, finacheggiatori dei gruppi di suprematisti bianchi americani (sì, i discendenti di quelli che hanno sterminato gli indigeni).
E rispetto a quanto sopra è solo un dettaglio, ma si dà il caso che sia negli Stati Uniti sia in Canada, gli appartenenti alle popolazioni indigene votano in massa contro le destre.
Piero Ignazi scriveva recentemente su questo giornale che il governo ha messo al bando la vergogna. Sembrerebbe che questo disprezzo per un minimo di decenza riguardi anche altre istituzioni, ultimamente.
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