La Zona Economica Speciale Unica nasce sul presupposto, alquanto ambiguo e illusorio, di estendere all’intero territorio meridionale i vantaggi insediativi e le potenzialità attrattive che sono invece connaturati ai porti e alle zone ad essi connesse, così da renderli massimamente attrattivi.

Da questo punto di vista il Mezzogiorno della ZES unica (ZESU) è una inefficace ed inefficiente non-novità. Una non-novità che esiste da quando (1951) il Sud è stato gratificato di incentivi finanziari, creditizi, esenzioni previdenziali come quelli previsti oggi e che dal 1951 si sono alternati a seconda degli anni e delle mode.

Diverso il caso - vera, per noi tardiva, novità del 2017- delle ZES in purezza: iniziative simili, nel resto del mondo, hanno avuto successo perché intervengono su territori molto ristretti rigorosamente identificati per vocazioni specifiche.

Proprio perché la ZESU è una retorica non novità - e chi la predica lo sa - essa, per non disperdere quel differenziale di efficacia della ZES in purezza, dovrà confidare sui privilegi doganali ed operativi che solo l'autorità portuale - non a caso non coinvolta nella "non novità"- nelle forme specifiche fissate dalla Ue, può far decollare. Tanto più se tutti sembrano concordare, almeno a parole, sulla vocazione mediterranea del Sud hub energetico e polo logistico.

Occorre fare un ulteriore passo avanti, per convincere i decisori istituzionali che per mettere in marcia il Sud, secondo motore del Sistema Italia, è decisivo scommettere sulla logistica a valore, interpretata come strategia di sistema, articolata in porti e retroporti, attrezzati e favoriti dai privilegi esclusivi delle Zone Doganali Intercluse, e dalle drastiche semplificazioni autorizzative, gestite in coordinamento, e non da Roma, dalle competenti Autorità portuali.

L'impatto progressivo sulle economie territoriali di un autentico sistema di ZES in purezza, consentirebbe di dare sbocco alla potenziale valorizzazione industriale dell’agro-industria pugliese-calabro-siculo-lucana.

La sequenza logistica integra e alimenta l’enorme opportunità complementare, negligentemente finora trascurata, di adempiere rapidamente ai canoni di sostenibilità assegnatici dalla Ue per il 2030 e 2050 mettendo rapidamente all'opera le Autostrade del Mare Catania-Genova, Catania-Trieste.

In questo caso i porti diventano attori e fondamentali fattori abilitanti. L’intermodalità, sostenibile attraverso il mare, è estremamente rilevante ed è rapidamente attivabile nel sistema integrato portuale dapprima nazionale e rapidamente inter-mediterraneo, con l’obiettivo di subentrare progressivamente al trasporto su gomma e, così, abbattere le emissioni inquinanti in costanza di regime energetico fossile, tanto più in previsione di flotte mosse da energie rinnovabili.

In definitiva, la scelta del governo con la ZES unica di concentrare a Roma il coordinamento può rivelarsi utile se si propone di coordinare una strategia: non di sovrapporsi bensì di semplificare il coordinamento e la tempestività degli interventi, superando la ben difficile prova della distanza, il rischio burocratico...e quello della competenza. D’accordo a calare in un orizzonte logistico-territoriale chiaramente definito una strategia di politica industriale attiva e selettiva centrata su filiere strategiche già insediate nel Mezzogiorno.

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