- Nella storia di Carlotta Rossignoli c’è solo il fatto che qualcuno abbia pensato di celebrarla come esempio virtuoso di ragazza che ha solo meriti e nessun privilegio.
- Il punto è che questa celebrazione del miracolo Carlotta Rossignoli non tiene conto della condizione di partenza di questa brillante studentessa, ovvero l’enorme quantità di strumenti di cui ha disposto e dispone.
- Che non sono gli strumenti di qualsiasi studente desideroso di laurearsi in tempo record.
Assisto da un paio di giorni alla celebrazione di tal Carlotta Rossignoli, ventitreenne veronese che ha il merito di essersi laureata con 11 mesi di anticipo in medicina. Voto 110 e lode con menzione d’onore all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
I titoli dei giornali, dal Corriere della sera a tutte le testate che hanno ripreso la notizia, trasudano stupore e ammirazione: “Modella e medico a 23 anni”, “Influencer e medico”, “Carlotta studentessa dei record” e così via, il tutto corredato dalle numerose foto scattate nel giorno della laurea.
Mi sono chiesta chi fosse questo fenomeno inspiegabilmente celebrato dalla stampa come se si trattasse di Albert Einstein nel corpo di Heidi Klum e ho letto le interviste.
Pensavo che il manuale della produttività inesauribile elevata a valore fosse tutto racchiuso nella frase di Chiara Ferragni «Un miracolo che mio marito sia riuscito a performare così presto dopo la malattia» e invece è arrivata Carlotta Rossignoli. O meglio, la narrazione giornalistica su Carlotta Rossignoli, che ci regala perle da manuale.
Il manuale dell’iperproduttività sbandierata a mezzo stampa, perché lei non è mica uno di questi giovani smidollati che vanno ai rave o chiedono il reddito di cittadinanza per fare la bella vita, no, lei è un sergente di ferro.
E quindi ecco le sue perle: «Non ho perso tempo, non perdo mai tempo. Mi aiuta poi il fatto di dormire poco, per me il sonno è tempo perso».
Qualcuno le ha fatto notare che se ti sei laureata in medicina con anticipo e ignori le gravi conseguenze delle scarse ore di sonno, forse è bene che tu faccia l’influencer. Soprattutto se vuoi specializzati in cardiologia, visto che una delle principali cause di infarto è proprio il dormire poco. Poi: «Un fidanzato, non ce l’ho e non l’ho mai avuto. Non è una chiusura mentale ma ritengo che avere una persona a fianco significhi dedicarci del tempo e quindi ne deve valere la pena».
Tempo perso
Torna il tema del tempo perso. Secondo lei, a vent’anni, non vale la pena tentare, sbagliare, fallire in campo scolastico, figuriamoci in quello sentimentale. Una relazione che non “performa” a dovere è solo tempo rubato ai suoi successi scolastici, lei è tipo da “una lode e via”, mica altro.
Altra perla: «Sto pensando a cardiologia perché il cuore è il centro di tutto. Se si ferma è la fine. Penso al paziente che arriva con l’infarto e tu puoi ridargli la vita. Salvi una vita e il risultato è immediato». E certo, un paziente con una lunga malattia potrebbe essere una perdita di tempo, Carlotta Rossignoli deve rinnovare l’asticella della competizione molto in fretta, altrimenti rischia di sentirsi una perdente. E a tutto questo aggiunge la frase ispirazionale: «Si fa il medico per vocazione non per soldi».
E qui veniamo al punto. Perché detto dalla studentessa che si laurea con un Daytona al polso, la lezione di vita fa un po’ sorridere.
E fa sorridere un po’ tutto l’infiocchettamento giornalistico, in questa storia, perché di miracoloso nella storia di Carlotta c’è solo il fatto che qualcuno abbia pensato di celebrarla come esempio virtuoso di ragazza che ha solo meriti e nessun privilegio.
Che ha potuto laurearsi prima degli altri solo perché “non perde tempo” e non anche perché la sua posizione privilegiata le regala tempo, strumenti e opportunità. E perché è figlia di due genitori facoltosi che, come lei stessa ammette, hanno investito risorse e aspettative in una figlia unica che (questo lo dico io) è chiaramente programmata per primeggiare in ogni campo.
La donna perfetta
Carlotta suona il piano, pratica ogni sport dalla corsa allo snowboard, fa la modella per piccole aziende, la testimonial di maratone, conduce un programma sportivo in una rete locale, riceve premi e riconoscimenti dal Rotary e da Mattarella. Sembra Nicole Kidman ne La donna perfetta. Le mancano la medaglia olimpica per il tiro al piattello e il master in stucco veneziano e ha fatto tutto.
Il suo percorso scolastico è costellato di successi: anche il suo diploma classico è arrivato con un anno di anticipo, perché non sia mai che Carlotta non arrivi prima dei suoi coetanei in ogni competizione. E, questo è bizzarro, ad ogni brillante risultato scolastico ci sono sempre i giornali a dare notizia della faccenda.
Già nel 2017 Repubblica si occupava di lei come della mente più brillante del paese: «Dalle 15 alle 18 studio, dalle 18 alle 20 faccio pausa e in genere mi dedico allo sport o alle lezioni di pianoforte. Poi cena e dalle 21 a mezzanotte ancora studio. Alle 5.30 mi sveglio e studio di nuovo fino alle 7.30», diceva.
Aggiungendo che un sette e mezzo in spagnolo l’aveva terribilmente delusa e che aveva fatto di tutto per “non ricascarci”. Insomma, roba da chiamare gli assistenti sociali, più che da premiare. E l’evidente ritratto di un ego straripante, oltre che di una studentessa appassionata e ambiziosa.
Verrebbe anche da chiedersi chi informi con questa costanza i giornali dei suoi successi scolastici visto che 20 000 follower non fanno di lei un’influencer (ha mica un ufficio stampa?), ma non è neppure questo il punto.
Il punto di partenza
Il punto è che questa celebrazione del miracolo Carlotta Rossignoli non tiene conto della condizione di partenza di questa brillante studentessa, ovvero l’enorme quantità di strumenti di cui ha disposto e dispone. Che non sono gli strumenti di qualsiasi studente desideroso di laurearsi in tempo record.
Carlotta Rossignoli ha frequentato un liceo a pagamento con programma internazionale (Alle Stimate), si è laureata in inglese in un’università privata che le ha consentito di abbreviare l’iter, con una retta fino a 20.000 euro l’anno (al San Raffaele), ha frequentato corsi di inglese a Cambridge, viaggia in giro per il mondo da quando era bambina, ha tutti i mezzi economici e le altissime aspettative familiari che le consentono di perseguire i suoi ambiziosi traguardi senza soste, necessità, preoccupazioni.
Di sicuro non ha mai dovuto pensare a come pagarsi le tasse o l’affitto di un buco di stanza da fuori sede. Il suo successo è inseguito con l’impegno, certo, ma anche con i mezzi (suo padre viene raccontato come semplice impiegato di banca, ma ho i miei dubbi).
Ed è inseguito con una pianificazione e un’agiatezza che fanno impressione e che si evincono non solo dalle sue parole, ma anche e soprattutto dai suoi social.
Nessun amico sulla sua pagina Instagram («In classe non avevo grandi rapporti con i compagni. L'invidia, le malelingue…», ha detto). Molte (e insolite, per l’età) foto con la madre descritta come fonte di ispirazione.
Racconti di viaggi con i genitori. Foto di vacanze in località di lusso e hotel di lusso, borse Gucci e Chanel da migliaia di euro, Rolex, ritagli di giornali che la descrivono come “la nuova Beatrice”.
Ci sono dei video di lei che riprende col cellulare sua madre mentre legge degli articoli che celebrano i successi scolastici della figlia e «Sei fiera di me? Hai fatto un buon lavoro!». O video di se stessa che cerca il suo nome su Google e vede i risultati, soddisfatta.
Ci sono foto con la madre di Chiara Ferragni (e qui Freud si potrebbe sbizzarrire), foto di sue apparizioni tv, centinaia di foto in costume e con pose ammiccanti, perfino la gallery di foto col camice al San Raffaele, foto di cui una abbinata alla frase “L’uso migliore della vita è DI SPENDERLA per qualcosa che duri più della vita stessa”.
Che uno dice: non era meglio usarli tutti gli anni per studiare, anziché andare così in fretta da perdere qualche lezione di italiano? A tutto questo, sotto gli articoli di questi giorni, si aggiungono i commenti di suoi compagni di corso: qualcuno afferma che non sia mai stato possibile assistere ai suoi esami perché sempre a porte chiuse, qualcun altro che suoi colleghi avrebbero inviato lettere al veleno a segreteria e rettore per contestare i suoi risultati scolastici e così via, ma magari è solo quella stessa invidia che le ha impedito di avere amici al liceo. Del resto, l’amicizia come l’amore per Carlotta Rossignoli deve essere una gran perdita di tempo.
Io però, se fossi al posto suo, qualche ora all’anno allo sviluppo dell’emotività lo dedicherei. Magari le servirebbe ad evitare di andare al memoriale dell’11 settembre a New York e a scattare una foto al suo sedere, sulle macerie delle Torri Gemelle. Foto presente sui suoi social, accanto a quelle della laurea.
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