Il duello è invocato e caldeggiato dai mass media perché perfettamente aderente ai requisiti della politica-spettacolo. Più che aiutare gli indecisi a scegliere per chi delle due votare, appagherebbe coloro che hanno tutto già chiaro, desiderosi di vedere la propria beniamina “asfaltare” la rivale
Da un po’ di giorni tiene banco sui media e nell’agenda pubblica il tema del confronto televisivo fra Giorgia Meloni e Elly Schlein: lanciato?, accettato?, rifiutato? Si tratta di una proposta che non proviene dalle due possibili protagoniste, nata durante conferenze stampa e talk-show in risposta a domande e inviti dei giornalisti e dei media che si sono subito precipitati a candidarsi ad ospitare l’evento, vantando tradizioni di testata, gloriosi pedigree professionali ed anche coerenza di genere in base al principio: leader donne, giornaliste donne.
In un crescendo di attenzioni e articoli si è così giunti a La Stampa di domenica 14 gennaio che con una sintesi molto giornalistica di un ben più ampio articolo della sondaggista Alessandra Ghisleri ha sparato in prima pagina “Meloni-Schlein, la sfida tv che può decidere le elezioni”.
L’idea che un dibattito televisivo possa decidere una elezione viene da lontano: i tre famosi confronti fra Richard Nixon e John Kennedy per le presidenziali americane del 1960. Da allora altri dibattiti decisivi è difficile trovarne, non soltanto negli Usa, ma nel mondo.
Faccia a faccia
In Italia come è noto i faccia a faccia fra candidati alle elezioni politiche sono arrivati solo nel 1994 con il famoso confronto fra Berlusconi e Occhetto, utile a far conoscere il nuovo candidato e il suo partito ma senza il quale Berlusconi avrebbe vinto ugualmente.
Da allora si sono svolti solo quando Berlusconi riteneva di essere in svantaggio, cioè nel 1996 e nel 2006 entrambi con Prodi. C’è poi l’ampia casistica di faccia a faccia per elezioni comunali, primarie, eccetera, ben poco memorabili e risolutivi.
Nella scarsa galleria italiana dei colpi a sorpresa spiccano l’annuncio di Berlusconi di abolire l’Ici nel 2006 e per le comunali di Milano del 2011 l’accusa della sindaca uscente Letizia Moratti allo sfidante Giuliano Pisapia di connivenza con un caso di terrorismo politico. Due uppercut argomentativi assestati all’ultimo, così da non lasciare allo sfidante possibilità di replica. Per la cronaca, Berlusconi e Moratti persero le elezioni.
La politica show
Il faccia a faccia è invocato e caldeggiato dai mass media perché è perfettamente rispondente ai requisiti della politica spettacolo, all’idea di un tele-elettore che si sposta sull’onda emotiva della performance dell’attore politico, del gradimento più che del consenso. Che ciò vada bene per un programma televisivo è comprensibile: ed infatti i principali vincitori dei faccia a faccia italiani sono sempre stati i programmi e i loro conduttori che in quelle occasioni hanno fatto il pieno di ascolti. Per un partito un po’ meno.
Più che aiutare gli indecisi a scegliere per chi delle due votare, il faccia a faccia fra Meloni e Schlein appagherebbe coloro che lo hanno già ben chiaro, desiderosi di veder la propria beniamina “asfaltare” la rivale, o le schiere di giornalisti, commentatori e massmediologi vari, ansiosi di stilare pagelle e classifiche sulle parole knock-out, lo standing comunicativo, le armocromie degli abbigliamenti.
I delusi della politica
Tornando al sondaggio di Ghisleri su La Stampa, il 56 per cento degli italiani che dichiara un interesse per il confronto televisivo è meno della già bassa percentuale degli italiani che hanno votato alle ultime elezioni politiche (63,9 per cento) e il restante 44 per cento non interessato al match dell’anno coincide con la crescente percentuale di italiani oramai lontani e disinteressati dalla politica, non solo in tv.
Le elezioni politiche del 2022 sono state vinte dalla coalizione di centrodestra con 12 milioni di voti, contro i 7 milioni del centrosinistra ed i 4 del Movimento 5 stelle. Solo dieci anni prima, alle elezioni del 2011, 13 milioni di voti non furono sufficienti all’Ulivo, all’epoca guidato da Francesco Rutelli, a vincere contro la coalizione di centrodestra di Berlusconi che ne ottenne ben 17. Nell’arco di 10 anni il bacino della partecipazione elettorale si è ridotto di 18 punti percentuali e 10 milioni di elettori.
È questa grande massa di italiani che potrebbero decidere le elezioni, se ri-immessi nel circuito della politica. Non quelli che la politica ancora la seguono. Bisognerebbe però convincerli che la politica ha in qualche maniera a che fare con le loro vite, che può cambiarle in meglio o in peggio.
E forse in quel caso guarderebbero il faccia a faccia, anziché Ballando sotto le stelle. Ma questo è un compito impossibile anche per il più combattuto dei confronti. Ciò detto, se il faccia a faccia si farà, saremo sicuramente fra coloro che lo vedranno. Ma non certo per decidere per chi votare.
© Riproduzione riservata