L’influencer è maestra di vita nell’èra dei social media. Ha il potere di indurre le abitudini di acquisto. Un potere che le deriva da una credibilità attestata dalla quantità di follower. L’influencer è un modello di comportamento: quel che fa e dice, come veste e come si atteggia, diventano modelli per il pubblico. Fa una pubblicità di testimonianza: la propria immagine è garanzia di validità del prodotto.

L’interazione diretta con il pubblico consente a chi guarda di stabilire un confronto tra sé e l’influencer, dal quale emergono sia le proprie imperfezioni che i modelli ideali a cui ispirarsi. L’influencer sfrutta l’insicurezza dei potenziali consumatori a proprio vantaggio – per questo può promuovere una pubblicità sbagliata, come abbiamo visto con Chiara Ferragni.

L’influencer è il modello di comunicazione di Giorgia Meloni, Ferragni della destra. Fa della sua immagine e delle sue parole su ogni questione, di costume o di politica, un testimonial per ottenere il gradimento del pubblico. Le ragioni del gradimento sono assolutamente indipendenti dalla politica del governo, le cui scelte pesano sul portafoglio degli italiani (ceto medio e lavoratori, i poveri sono ormai scomparsi dai radar) e tuttavia mantiene un alto gradimento. Un fatto degno dell’apprendista stregone.

Pubblicità sbagliata

In realtà è un caso esemplare di astuta pubblicità sbagliata. La tattica è semplice: intervenire su tutto, nell’attimo in cui le cose avvengono. Meloni dà il là: determina il modo di giudicare un evento, una persona, un fatto – le sue parole diventano la realtà. Testimone di verità è lei; quel che pertiene ai fatti, passati e presenti, è irrilevante. E modifica e cambia atteggiamento per l’occasione.

Primo esempio: porta con sé la figlia nel viaggio di stato in Cina. Aveva sempre intimato di non violare la sua privacy, e poi dà la figlia in pasto al mondo intero, per testimoniare la vita dura di una madre che lavora. Si tratta di una pubblicità sbagliata: una madre “normale” non può portare i figli in ufficio, in fabbrica, a raccogliere pomodori.

Quello meloniano è un modello di donna irreale. Ma serve alle donne in carne e ossa a comparare la loro condizione con la sua e a idealizzare un modello di vita. Che non lo si possa realizzare vale a fare di Meloni la testimonial di quel che sarebbe desiderabile. E così, dalla pubblicità sbagliata lei capitalizza consenso proprio dalle donne più distanti dalla sua condizione sociale privilegiata.

Bologna e le Olimpiadi

Secondo esempio: l’attacco al rappresentante dei familiari delle vittime della strage fascista di Bologna del 2 agosto; presentandosi, lei, vittima di un’offesa gravissima, quella di collegare il neofascismo stragista col neofascismo politico. E l’intero paese ha passato giorni, non a ricordare la strage e a parlare dei morti e dei sopravvissuti (ancora in attesa di un risarcimento) ma a fare un esercizio di revisione storica, per cui alla fine della fiera di storia non restava nulla. Restavano le opinioni della influencer e dei suoi megafoni di partito. La strage poteva essere persino stata pianificata dal Pci per le sue note relazioni con il terrorismo palestinese, ha vaticinato Federico Mollicone.

Terzo esempio: le Olimpiadi, dove si è toccato il fondo della miseria dell’influencer-ismo. La pugile italiana che si ritira dopo una manciata di secondi perché il pugno al naso ricevuto dall’algerina l’ha fatta soffrire, basta a far dire all’infuencer Meloni che le regole per l’ammissione ai Giochi sono sbagliate, che l’identità sessuale della pugile algerina non rientrava nella norma.

Da qui la canea di bullisti e razzisti che hanno fatto apparire la non democratica Algeria come un paese modello rispetto al nostro, che si pregia di essere popolato di persone con “tratti somatici” e sessuali definiti da madre natura, dunque giusti. La pugile italiana una vittima delle cattive regole. Regole che, si sa, sono buone e valide solo se si vince.

Infine: l’intervista al settimanale Chi, dove Meloni ha dato di sé l’immagine di una vittima dei cattivi (l’apposizione, che accidenti esiste ancora!), lei che tanto lavora, sacrificando affetti domestici per il bene della nazione. L’influencer ha archiviato i temi della politica e i metodi di informazione. Le conferenze stampa sono un ricordo del passato, i giornalisti che incalzano sono un’immagine sbiadita, la ricerca di fatti un disturbo da evitare. L’influencer è testimone del vero. La sua immagine, le sue parole, il suo giudizio su tutto quel che accade, politico e non, valgono come fatti. E dicono che tutto va bene, che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Il messaggio pubblicitario è chiaro: scegliete l’Italia della destra.

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