Due cittadini italiani sono stati fermati dalla polizia argentina, nel corso di indagini tese a scoprire un traffico di esseri umani. I due, uniti civilmente, avrebbero pagato una donna argentina per concepire un bambino e, forse, il loro pagamento è stato gestito da gruppi che facilitano lo sfruttamento di donne bisognose e la tratta.

Questo caso dimostra che la strategia del reato universale contro la gravidanza per altri, la cosiddetta Gpa, è giusta? O dimostra che la Gpa è ovviamente sbagliata? Non è chiaro. Dimostra sicuramente tre cose. La prima. I governi di destra lavorano insieme. L’Argentina di Javier Milei, che non ha una legge che vieti la Gpa, ma si mette in allerta e sorprende due italiani, cittadini dell’Italia di Giorgia Meloni, che sta cercando di fare della campagna contro la Gpa una sua bandiera. Una coincidenza interessante.

La legge italiana sul reato universale non è ancora in vigore, ma aspetta la firma del presidente Sergio Mattarella. Plausibilmente, casi del genere sono avvenuti anche prima, anche recentemente. Ma non risultano altri episodi in cui la polizia argentina ha intercettato altri cittadini italiani. Questo caso casca veramente a fagiolo, come si suol dire.

La seconda cosa che il caso argentino dimostra è che il proibizionismo crea sempre fiorenti mercati illegali, almeno in un mondo capitalista. Quello che colpisce della vicenda, almeno stando alle notizie, è la facilità con cui la transazione potrebbe essere avvenuta (via social, con contatti in un bar), l’esiguità della cifra (poche migliaia di euro), la neanche tanto velata irregolarità e clandestinità. Tutte cose che chiunque condannerebbe, perché rischiano di coprire lo sfruttamento – cose che sono ovviamente ingiuste, sia per chi sostiene sia per chi condanna la Gpa. Ma non è chiaro che un apparato repressivo funzionerebbe a evitare tutto questo. Può funzionare forse in questo caso.

Ma se la cosa che temiamo è il racket, la tratta, mi pare che questi fenomeni criminali avvengano e anche in proporzione maggiore in altri ambiti – droga, per esempio, o prostituzione –, pur in presenza di molte e draconiane leggi, nazionali e internazionali.

Infine, il caso dimostra che, ovviamente, l’incrocio fra desideri, che siano leciti o meno, e situazioni di disagio, assoluto o relativo, può creare altre ingiustizie. Per essere chiari: il desiderio presunto della coppia di italiani di avere un figlio incontra il disagio personale ed economico della donna e ciò porta a una vicenda che è oggettivamente difficile da comprendere anche per chi sostiene la legittimità della Gpa.

Ma, di nuovo, siamo sicuri che in questo e altri casi la ricetta sia la proibizione assoluta, roboante e stentorea? A parte i vari dubbi di ordine giuridico e tecnico sul reato universale, già espressi varie volte su questo giornale, rimane un dubbio empirico.

Anche se volessimo evitare del tutto la Gpa, fare la voce grossa aumenterebbe solo le operazioni clandestine e non trasparenti, come questo caso prova. Prevedere canali leciti e legittimi, offrire ai desideri delle persone vie e limiti – per esempio, una legge che permetta e accerti la Gpa altruistica o che limiti le transazioni economiche o il possibile sfruttamento – è, in questo come in altri casi, la via migliore per evitare guai peggiori ed evidenti ingiustizie. A meno che la posta in gioco non sia solo simbolica. A meno che il punto non sia solo avere una facile coscienza pulita, identificare un caso eclatante, magari con l’aiuto di un governo amico, e lasciare in pace chi, ben più furbo e potente, agisce nell’ombra, per puro interesse economico e senza scrupoli, né ideali.

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