Piantedosi dovrebbe sapere – lo dicono innumerevoli sentenze – che chi scappa dalla Libia è un profugo, non un “migrante irregolare. Scappa da un paese in guerra, scappa da stupri, torture e schiavitù.
Si ricomincia subito con il populismo e la demagogia. Il nuovo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – nuovo si fa per dire: è stato l’autore dei famigerati decreti sicurezza del governo gialloverde con Matteo Salvini ministro agli Interni – non ha atteso un istante per rimettere in pista una strategia che paga più dal punto di vista dei beceri consensi che non da quello reale.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva nel quasi totale silenzio (e per fortuna il Domani è stata una rara eccezione) ottenuto il risultato di fermare molte più “navi umanitarie” del suo predecessore Salvini, utilizzando cavilli burocratici per fermare le navi delle organizzazioni umanitarie. Si sarebbe potuto continuare su quella strada.
Una strada orrenda, ovviamente, perché una nave in meno in mare significa centinaia di persone (donne, bambini, profughi) annegate e per di più nella pressoché totale indifferenza.
Invece il neoministro Piantedosi ci tiene molto a fare sapere che il disprezzo per i diritti umani, in primis quello alla vita, sono acqua fresca per lui e per il suo governo: «In Italia – ha detto la prima ministra Giorgia Meloni – non si entra illegalmente ma solo attraverso i decreti flussi».
Considerando ingressi illegali quelli dei naufraghi, si violano tutte le leggi del mare, si violano i trattati internazionali, si viola il buon senso, ma soprattutto si violenta l’umanità.
In nome di un pericolo del tutto inesistente, peraltro. Che paura possono fare mille e ottocento persone (quasi tutte salvate dalla Guardia Costiera, peraltro) in un paese di sessanta milioni di persone?
Ma la realtà, fatta di morti annegati, di disperati in fuga che cercano pace o solo un futuro possibile, di bambini che muoiono di sete in mezzo al mare tra le braccia delle loro madri, evidentemente non conta. Quel che conta è la propaganda.
E quindi subito lo stop a due navi umanitarie (la Ocean Viking e la Humanity1 con a bordo in totale circa 250 naufraghi) perché secondo il governo sarebbero «non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale».
Una strategia che punta al consenso più che al risultato. Peccato che questo consenso si basi su una sottocultura barbara e vigliacca, e su una propaganda che è falsa in ogni aspetto.
Chi viene soccorso in mare non è un migrante irregolare. È prima di tutto un naufrago che chiunque sia in mare ha il dovere assoluto di salvare e di portare a terra in un posto sicuro ove gli vengano garantiti tutti i diritti che spettano a ogni essere umano.
E in quanto essere umano è una persona che ha tutti i diritti di farsi conoscere e riconoscere. E se è un profugo ha il diritto di essere riconosciuto, e poi assistito, come tale.
Piantedosi dovrebbe sapere – lo dicono innumerevoli sentenze – che chi scappa dalla Libia è un profugo, non un “migrante irregolare. Scappa da un paese in guerra, scappa da stupri, torture e schiavitù.
Anche in questo campo, l’assenza di prese di posizione, di cambi reali di politiche sull’immigrazione, di proposte diverse da uno scimmiottamento imbellettato del cosiddetto centrosinistra ha lasciato campo libero al proliferare una narrazione che ci ha resi indifferenti e sterilizzato di fronte all’orrore di un Mediterraneo trasformato in immenso cimitero.
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