La politica è gestione del conflitto di interessi – e non mi riferisco qui alle miserie di chi fa politica per arricchirsi o difendere il proprio patrimonio. La politica più alta deve conciliare gli interessi di vari gruppi. Se non si crede che ci sia una classe universale, i cui interessi racchiudono quelli di tutti, questo è inevitabile.

Nel mondo in cui viviamo le nostre azioni possono ledere gli interessi di chi vivrà nel futuro. È sempre stato così, dato che gli esseri umani possono riprodursi e mettere al mondo altri esseri umani che potranno vivere bene o male, meglio o peggio dei propri predecessori. Ma ora lo è più che mai, dato che le nostre scelte di politica industriale possono determinare in che mondo vivranno miliardi di persone nel futuro.

Nel suo discorso al Senato di martedì, Giorgia Meloni ha preso partito per gli interessi di chi vive adesso. Ha detto: «Anche i più convinti e integralisti sostenitori di questo approccio (quello che sostiene il Green deal ndr), si sono resi conto che non ha alcun senso distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione e condannarsi a nuove dipendenze strategiche, per perseguire obiettivi impossibili da raggiungere».

I lavoratori di oggi, i figli di domani

Lasciamo perdere il negazionismo dell’idea che gli obiettivi di decarbonizzazione siano impossibili e l’uso del termine “ideologico” come arma. Per Meloni gli interessi dei lavoratori di oggi sono prioritari rispetto a quelli dei loro figli e dei figli dei loro figli.

Questa è una posizione diffusa. La si può difendere osservando che i lavoratori presenti sono vivi e le loro perdite sono certe, mentre le generazioni future non ci sono ancora e se la caveranno in un modo o nell’altro. Lasciamo perdere che queste speranze siano smentite dai dati: non se la caveranno. Lasciamo perdere il sospetto che gli interessi dei lavoratori e dei segmenti industriali premano a Meloni perché sono quelli di chi vota: le persone che vivranno nel futuro non votano e non hanno chi li rappresenti.

La cosa interessante è che questo privilegio dei vivi finisce appena si considerino altre questioni, come per esempio le scelte riproduttive e la visione della famiglia. In quel caso, la voce di questo governo, per esempio quella del candidato alla presidenza della regione Liguria Marco Bucci, ha altri toni. Bucci ha detto: «Vorrei che tutti noi avessimo fatto figli, fare figli fa bene alla società». Bisogna fare figli e chi fa figli riceverà, annuncia Giancarlo Giorgetti, 1.000 euro di bonus. Ma non bisogna avere figli da maternità surrogata: quello è un reato universale.

Riassumendo: al governo interessano i vivi e una parte di quelli che debbono ancora nascere, quelli che nascono in certi modi. Non  interessano i vivi che non votano – per esempio, i molti bambini e bambini che, per disgrazie indipendenti dalla loro volontà, in Italia e all’estero, vorrebbero avere una famiglia e non ce l’hanno.

Peraltro, stupiscono un po’ le parole dell’ex ministra Roberta Pinotti, che deplora Bucci e ricorda il dolore di non avere figli, ma è madre adottiva. Chi scrive non ha titolo per parlare del dolore di non avere una gravidanza, non essendo biologicamente dotato per averla. Ma ha titolo per dire con affetto a Pinotti che la genitorialità adottiva è una genitorialità completa, appagante e non certo un ripiego, sicuro che ella in fondo sappia tutto ciò.

Negazionismo e biologismo

Questo governo blocca la maternità surrogata e non fa nulla per l’adozione e l’affido. La denatalità è un problema, ma gli immigrati e i loro figli non debbono arrivare (li spediamo in Albania). Ci interessano i vivi nostri, nati qui, non quelli di altri paesi. Facciamo figli, biologici, figli per la patria, insomma. E sbertucciamo chi i figli biologici non li fa o non li può avere. Dichiariamo che il problema del cambiamento climatico non si può risolvere e tanto peggio per chi lo subirà nel futuro.

Se gli ecologisti e i sostenitori della maternità surrogata sono ideologici, questa che cos’è? Che visione del mondo, degli esseri umani, della famiglia è questa?

È ovvio che gli interessi dei lavoratori e dei loro datori di lavoro vadano tenuti in conto. Ma per dare loro una priorità assoluta, come talvolta questo governo sembra voler fare, ci vogliono argomentazioni più forti di un sinuoso negazionismo e di un esplicito biologismo. Anche gli ideologi della Repubblica di Gilead provavano a cercare argomentazioni e autorità nella Bibbia per sostenere il loro mondo fatto di fattrici e operai dominati da un’élite di tiranni maschilisti.

Quando finisce di lavorare ai vari campi larghi, forse la sinistra dovrebbe provare a reintrodurre un granello di razionalità e lucidità nella nostra discussione politica.

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