- Nel 2018 Giorgio Parisi promosse una petizione per l’aumento dei fondi a bilancio per ricerca scientifica di base che ebbe un grande successo, raggiungendo più di 300mila firme, ma che fu puntualmente ignorata
- La speranza della comunità scientifica è ora quella che il Nobel a Giorgio Parisi porti a una nuova sensibilità da parte della politica e dei media circa l’importanza delle tecno-scienze e della cultura scientifica nel mondo di oggi e in particolare nel nostro paese.
- Per questa politica, il premio Nobel di Giorgio Parisi è solo una photo opportunity come un’altra.
Giorgio Parisi ha vinto il premio Nobel per la fisica: per chi è del mestiere la notizia rappresenta motivo di giubilo seppur non sorprende. Parisi infatti è il perfetto archetipo del fisico teorico in grado di penetrare l’essenza della realtà, catturandola in forma di modello o teoria matematica, spianando la via alla comprensione quantitativa così spesso gravida di applicazioni pratiche.
Parisi si è laureato in fisica alla Sapienza di Roma con Nicola Cabibbo, un altro fisico italiano grandemente meritevole del Premio Nobel, purtroppo mai assegnatogli. Parisi ha svolto la sua lunga e prolifica attività scientifica negli istituti di ricerca più prestigiosi, nazionali e internazionali: dal CNR all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, alla Columbia University, all'Institut des Hautes Études Scientifiques e all'Ecole Normale Superieure di Parigi.
In Italia, Parisi ha insegnato fisica teorica, teorie quantistiche di campo, fisica statistica e teoria della probabilità all'Università di Tor Vergata e alla Sapienza. Inoltre, Parisi non ha trascurato la ricerca applicata contribuendo alla realizzazione del microprocessore APE100 progettato per il calcolo parallelo. Dal 1988 è associato all'Accademia Nazionale dei Lincei: divenutone presidente nel 2018, ha terminato il suo mandato proprio quest’anno.
Prima del Nobel, la carriera scientifica di Giorgio Parisi era già costellata di premi, come il recente Premio Wolf, la medaglia Max Planck, la medaglia Dirac, la medaglia Boltzmann, il premio Lagrange e il premio Fermi attribuito dalla Società Italiana di Fisica.
Altrettanto difficile è elencare i contributi scientifici di Parisi: nel campo della fisica delle particelle elementari il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Guido Altarelli per la formulazione delle equazioni di evoluzione di Altarelli-Parisi, pietra angolare nella comprensione dei fenomeni descritti dalla cromodinamica quantistica, la teoria della interazione forte (nucleare) a livello dei costituenti fondamentali della materia: quark e gluoni.
La caratteristica delle ricerche di Giorgio Parisi è l’incredibile capacità di giungere alla comprensione e modellizzazione dell’essenza fondamentale e astratta delle leggi che governano fenomeni naturali apparentemente diversi: per questo i suoi contributi hanno rivelato un ambito di validità che è andato ben oltre la fisica, con impatti importanti in campi diversi (teoria dell'ottimizzazione, biologia, immunologia, antropologia, scienze cognitive, finanza e scienze sociali).
Sporcarsi le mani
Parisi è uno di quegli scienziati che non si è accontentato di respirare l’aria pura e rarefatta dell’eccellenza scientifica, ma ha voluto “sporcarsi le mani” nel dibattito pubblico. Nel 2018 promosse una petizione per l’aumento dei fondi a bilancio per ricerca scientifica di base che ebbe un grande successo, raggiungendo più di 300mila firme, ma che fu puntualmente ignorata dalla politica, quella stessa politica che oggi plaude alla sua Laurea e plaude continuamente all’eccellenza italiana, dimentica di aver creato le condizioni che mettono in pericolo la sua sopravvivenza. In proporzione agli abitanti, la piccola Svizzera ha vinto più premi Nobel in discipline tecnico–scientifiche che l’Italia sommando tutte le discipline.
Malgrado ciò Parisi non ha esitato a spendere ancora la sua autorevolezza per sostenere la campagna lanciata da Ugo Amaldi e Luciano Maiani al fine raddoppiare gli investimenti strutturali in ricerca pubblica di base, usando come volano il Pnrr.
Durante la pandemia, nel 2020, Parisi è intervenuto diverse volte per richiamare l’attenzione sulla prevedibile evoluzione esponenziale della parte iniziale della curva dei contagi che in assenza di misure di contenimento (i vaccini non erano ancora disponibili) avrebbe provocato più di 500 morti al giorno tra novembre e dicembre, cosa poi accaduta.
Conscio dell’importanza della comunicazione scientifica pubblica, Parisi si è confrontato con la realtà dei social e dei dibattiti tv, fatta anche di personaggi borderline che chiedevano che gli venisse negato il diritto ad intervenire su questioni legate alla pandemia perché “non del mestiere”.
La speranza della comunità scientifica è ora quella che il Nobel a Giorgio Parisi porti a una nuova sensibilità da parte della politica e dei media circa l’importanza delle tecno–scienze e della cultura scientifica nel mondo di oggi e in particolare nel nostro Paese.
Questa aspettativa non è nuova e purtroppo è stata già frustrata in passato e lo sarà ancora in futuro.
La politica italiana – scrivo politica volutamente con la “p” minuscola – non va oltre quella che Baumann chiamava la “politica della vita” ossia l’uso delle istituzioni e degli spazi pubblici al solo fine della conquista e gestione del potere, incapace quindi di produrre un’interpretazione della realtà che consenta previsione e azione.
Per questa politica, il premio Nobel di Giorgio Parisi è solo una photo opportunty come un’altra. La nostra classe dirigente ha dimostrato ormai troppe volte, l’ultima in ordine di tempo è rappresentata dall’aver ignorato il Piano Amaldi per il rilancio della ricerca scientifica pubblica, di essere priva di ogni visione per plasmare il futuro. Senza visione la politica si riduce ad amministrazione che poi senza competenza si trasforma in burocrazia; a sua volta la burocrazia senza efficienza conduce alla barbarie che il cittadino italiano ha imparato bene a conoscere.
Le sfide per l’Italia
Il nostro Paese si trova davanti a sfide epocali: la pandemia di Covid19 è stata solo un’avvisaglia circa la portata degli shock globali. Al Sars-Cov-2, emerso verso la fine del 2019 in una provincia cinese, sono bastati pochi mesi per devastare il nostro stile di vita e la nostra economia: traffico aereo, turismo, produzione hanno accusato perdite pesantissime che sarebbero state ancora più pesanti se non avessimo avuto mezzi tecnologici come Internet e il web, che hanno anche permesso di limitare lo stress psicologico dovuto all’isolamento e manutenuto in piedi il settore dei servizi.
L’uscita dalla pandemia sarà possibile grazie ai vaccini come quelli basati su tecnologia mRNA, sviluppati a tempo di record anche grazie alla ricerca fatta in precedenza. Le sfide future si chiamano riscaldamento globale, quantum computing, intelligenza artificiale e fusione nucleare. La politica delle parole è chiaramente incapace di comprendere e di rispondere perché è incapace di vedere la realtà contenuta dentro le parole.
Il Nobel di Parisi è un grande successo personale ma la sua importanza per tutti noi e per la nostra Società è l’esempio che l’uomo Giorgio Parisi fornisce.
A coloro che si lamentavano dei suoi interventi pubblici con l’argomento che non era “del mestiere”, rispondiamo che il mestiere di Giorgio Parisi è quello di pensare.
Seguire il suo esempio, anche con le nostre forze intellettuali immensamente più modeste, significa quindi imparare a pensare, e solo attraverso un pensiero strutturato che poi si fa azione, i nostri giovani diventeranno cittadini-elettori capaci di orientarsi in un mondo globalizzato da plasmare e vivere invece che da subire.
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