- Il Pd oggi è una oligarchia: come si definisce un sistema che consente a quattro o cinque individui di comporre prima delle elezioni le liste dei parlamentari che saranno eletti con certezza, senza il rischio di essere bocciati dal voto popolare?
- Negli Stati Uniti esiste una espressione assai efficace: “get lost”. Adatta oggi al Pd e ai i suoi leader: spariscano e si facciano dimenticare e che il popolo possa rifondare un vero partito di sinistra.
- La crisi che viviamo è destinata a durare a lungo e impone un cambiamento del modo di pensare l’economia, la produzione, il lavoro, il consumo.
Cos’è un partito in Italia oggi, nel 2022? Quale senso ha assunto l’articolo 49 della Costituzione che afferma che i cittadini hanno il diritto di associarsi in partiti per «determinare la politica nazionale»? La discussione che portò all’articolo 49 venne introdotta da Piero Calamandrei. Nato nell’Ottocento, riteneva che nel Novecento fosse necessario dare riconoscimento costituzionale ai partiti, ponendo il tema come una necessaria innovazione.
La discussione risentì inevitabilmente della necessità di evitare ogni possibile ritorno al fascismo. Rileggendo quei verbali si comprende che la forma da assegnare a un partito doveva garantirne la libertà e la democrazia nella sua conduzione. Fu Aldo Moro a chiedere di introdurre questi concetti. Oggi diremmo che dovrebbe essere aperto alle opinioni dei suoi iscritti e la leadership dovrebbe essere contendibile. Sono trascorsi settantacinque anni e questi principi rimangono fondamentali quanto criminosamente cancellati.
Non mi riferisco ai cosiddetti partiti personali, la cui gestazione non ha mai preso in considerazione tali valori. Ma a quelli che democratici si definiscono: primo fra essi il Pd.
Il principio di democrazia
Il Pd si è spesso indignato per il mancato rispetto dei principi costituzionali in diverse aree strategiche della vita del paese. Ma come si è comportato relativamente al principio della democrazia nella vita dei partiti? Il Pd è nato in una fase storica in cui tutti i parlamentari venivano nominati dai capi partito con liste bloccate che privavano il popolo della scelta dei parlamentari. Da subito ha affermato che tale legge elettorale era anticostituzionale, ma non ha fatto nulla per cambiarla.
A tutti i segretari del Pd ha fatto comodo strapparsi i capelli denigrando le diverse mutazioni della legge elettorale dal 2005 a oggi, e poi usarle per snaturare l’articolo 49 della Costituzione, sostituendo la democrazia con una oligarchia. Sembra un termine eccessivo? Come si definisce un sistema che consente a quattro o cinque individui di comporre prima delle elezioni le liste dei parlamentari che saranno eletti con certezza, senza il rischio di essere bocciati dal voto popolare?
Si potrebbe obiettare che un sistema di questo tipo, nelle mani di una classe dirigente illuminata, potrebbe permettere di introdurre in parlamento figure di altissimo profilo che, provenendo dalla società civile, non avrebbero possibilità di essere eletti. Ma non è così. Se guardiamo alle liste elettorali vedremo che i pochi rappresentanti della società civile sono stati inseriti in collegi contendibili, mentre i capicorrente, i leader storici e i loro famigli sono stati inseriti nelle liste cosiddette blindate.
Si è persino ignorata la norma dello statuto che richiederebbe la selezione dei candidati attraverso le primarie. Si è affermato che non vi era tempo. Non vi era il tempo per esporre alcuni capicorrente o alcuni famigli al voto online? No, il tempo c’era, ma segretario e capicorrente sapevano che molti candidati non avrebbero superato la selezione non dico del popolo ma neanche dei pochi iscritti rimasti al Pd.
Ostaggio di leaderini
Tra l’altro di quali leader parliamo? Parliamo di personaggi che hanno come unico obiettivo quello di mantenere un potere sempre più ristretto e fragile, conquistato con giochi di palazzo e senza vincere le elezioni. Ve lo immaginate Alessandro Magno che, invece di guidare i propri uomini, in sella al fedele cavallo Bucefalo, indossando un copricapo piumato per essere riconoscibile dagli arcieri nemici, e quindi più vulnerabile, si rifugia nelle cucine dell’accampamento a farsi ammirare mentre serve i tortellini e gli altri combattono per lui? Sembro arrabbiato? Perché lo sono. E non sono l’unico.
Uno studio afferma che il 65 per cento degli italiani non si fida di nessun politico. Avrei voluto dare la mia fiducia a uno schieramento di sinistra che illustrasse il progetto di uno stato laico che investe nella sanità pubblica, nella scuola pubblica, nella giustizia, nell’ambiente e nell’immigrazione. Cinque aree strategiche per garantire uguaglianza e diritti a tutti. Niente di tutto questo. In altre parole, un fallimento totale sia sul metodo che sui contenuti. E allora cosa auspicare?
Sparite tutti
Negli Stati Uniti esiste una espressione assai efficace: “get lost”. Adatta oggi al Pd e ai i suoi leader: spariscano e si facciano dimenticare e che il popolo possa rifondare un vero partito di sinistra. Io vedo il bicchiere sempre mezzo pieno: come accade nel momento di una scoperta scientifica, la sconfitta elettorale apre uno squarcio inatteso. Molte intelligenze si stanno unendo in una riflessione comune. Coscienze e animi si allertano e si risvegliano.
Vi sono molti aspetti preoccupanti nel nostro paese e nel nostro tempo. La mobilità sociale si è affievolita quasi a scomparire: il diritto e l’aspirazione dei figli ad avere una posizione migliore rispetto ai genitori è diventata l’eccezione e non la regola. I nostri ragazzi non possono nemmeno immaginare di correre con le proprie gambe senza l’aiuto dei genitori.
Per la prima volta dal secolo scorso l’Europa vive una guerra che, oltre alla violenza che solo un animale come l’homo sapiens sa infliggere, espone tutta la nostra fragilità sul futuro sociale, energetico ed economico del continente. Però, sebbene avvilita, l’Italia è in grado di esprimere intelligenza, forza di volontà e dedizione, insieme ai principi e alla cultura della solidarietà e della democrazia.
Ragazze, giovani, donne e uomini, che pur affrontando mille ostacoli non si adattano, mantengono dritto il timone su principi solidi, perché credono nel cambiamento. Ciò che li unisce è un collante fatto di principi chiari, quelli che il Pd non ha saputo delineare. Come ricostruire una comunità di sinistra?
Ricostruire una cultura
La crisi che viviamo è destinata a durare a lungo e impone un cambiamento del modo di pensare l’economia, la produzione, il lavoro, il consumo. Dobbiamo concentrarci sulle risorse che rendono vivibile il nostro pianeta: l’aria, l’acqua, il cibo, la terra. Siamo in ritardo ma abbiamo dinanzi un elenco straordinario di azioni possibili. Ci siamo affidati alla Russia per la nostra energia?
Approfittiamo di questa crisi per realizzare un consorzio energetico solare tra i paesi europei e creare un nuovo giacimento energetico rinnovabile.
In Europa ha prevalso una linea rinunciataria, di coordinamento debole, spesso addirittura conflittuale, mentre sono necessarie visione e strategia. Poniamo due settori al centro dell’economia dell’innovazione: ambiente e salute. Ambiente e salute sono beni comuni, fondamentali per la qualità della vita.
Ambiente e salute sono settori con straordinari potenziali di innovazione, capaci di attirare investimenti ad alto contenuto tecnologico e nei quali può crescere un’occupazione qualificata. Basti pensare alle energie rinnovabili, al recupero dei rifiuti, al risparmio idrico, alla bioedilizia, alla mobilità sostenibile, oppure, sul fronte della salute, ai servizi e alla diagnostica per la cura del corpo, alla trasmissione di un corretto stile di vita come fattore di prevenzione e quindi anche di contenimento della spesa.
Per quanto riguarda la salute, la pandemia ci ha ricordato il valore che ha l’accesso universale a tutte le prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Ma molto deve essere fatto: la rete ospedaliera deve essere riqualificata, promuovendo gli ospedali di alta specializzazione, mentre il lavoro dei medici di famiglia va riorganizzato.
Oggi tutto è misurabile. La valutazione e le verifiche sono strumenti che nel nostro paese non funzionano correttamente e che invece contribuirebbero ad alimentare una necessaria cultura del merito. Il sistema di valutazione deve partire proprio dalla politica: basta con le liste bloccate, ridiamo agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, costruiamo un rapporto stabile tra il parlamentare e il suo territorio, pretendiamo che chi siede in parlamento sia incensurato, valutato e rieletto solo sulla base della qualità del suo operato.
Ci sono molti elementi per alimentare un nuovo, positivo fermento.
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