- Si è allargato a dismisura l'accreditamento di strutture private “profit”, senza una logica di programmazione che garantisse una molteplicità di servizi sanitari differenziati e una diffusione capillare nel territorio di ambulatori per la prevenzione.
- La reale disponibilità di servizi è oggi percepita insufficiente e inadeguata alle aspettative e alle necessità.
- Per questo motivo i cittadini trovano inevitabile ricorrere alla via privata, con pagamento diretto delle prestazioni, per superare le difficoltà di accesso al servizio sanitario pubblico.
I candidati alla presidenza della Regione Lombardia hanno posto tra le esigenze prioritarie del loro programma anche la sanità. Un candidato ha affermato che è necessaria una discontinuità dal modello politico che ci ha governato per tanti anni, auspicando un cambiamento radicale che, a mio parere, significa un ritornare a quella sanità introdotta con la legge 833 del 1987, una legge storica che sanciva il diritto per ogni cittadino ad avere tutte le cure di cui avesse bisogno.
È una norma che ha le sue basi nella solidarietà umana e nella scienza medica, ma che proprio nella regione lombarda ha perso la sua ispirazione etica, trasformando la cura e l'assistenza di un bene prezioso come la salute in un'industria troppo orientata al profitto.
Con lo slogan “ogni cittadino ha diritto di scegliere dove curarsi” si è creato un sistema sanitario fondato sul profitto dei rimborsi e delle assicurazioni.
Si è allargato a dismisura l'accreditamento di strutture private “profit”, senza una logica di programmazione che garantisse una molteplicità di servizi sanitari differenziati e una diffusione capillare nel territorio di ambulatori per la prevenzione.
La reale disponibilità di servizi è oggi percepita insufficiente e inadeguata alle aspettative e alle necessità. Per questo motivo i cittadini trovano inevitabile ricorrere alla via privata, con pagamento diretto delle prestazioni, per superare le difficoltà di accesso al servizio sanitario pubblico.
Così l'assistenza sanitaria si è trasformata in un grande affare con l'obiettivo non di garantire la miglior cura al paziente ma quello di raggiungere il massimo profitto economico.
L'essenza etica del servizio sanitario è stata snaturata dalla sovrapposizione di servizi specialistici poco dettati dall'esigenza di salute della popolazione, e dallo sviluppo di grandi apparati di potere economico-finanziario in grado di suggerire indirizzi anche agli stessi amministratori pubblici.
In questi ultimi anni il paziente lombardo ha avuto la percezione di una forte ingiustizia che mina le radici solidali di “un servizio sanitario pubblico, gratuito, accessibile a tutti, costruito negli anni quale espressione del grado di civiltà raggiunta”, in grado di tutelare la salute delle fasce più fragili.
Eccellenza di chi?
Si è affermato spesso che il modello lombardo ha creato una sanità di qualità e di eccellenza, ma non è esatto. L'eccellenza dei servizi è un'eredità costituita nel tempo dalla professionalità dei medici e degli operatori del settore, da una scuola universitaria che continua a preparare specialisti di prima qualità, da una lunga storia di attenzione e sensibilità ai bisogni dei cittadini, dal lavoro di tanti amministratori onesti e dalle importanti risorse da sempre destinate a questo settore.
Il welfare costruito a fatica nel corso degli ultimi trenta anni non può essere cancellato perché si è perso lo spirito etico di un sistema sanitario che ha il suo fondamento nel principio universalistico delle cure, e non solo di chi ha i soldi per pagarlo.
Ci auguriamo che chiunque verrà scelto a guidare la Lombardia possa dimostrare la reale volontà e l’effettiva capacità di rinnovare la sanità lombarda, con anche l’impegno a instaurare con la sanità privata una nuova collaborazione non basata sull’antagonismo e la concorrenza, soprattutto con quelle Istituzioni ”no profit” che in questi anni hanno dato prova di eccellenza nella ricerca e nella umanizzazione della relazione di cura.
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