Elogia di Blair fuori tempo massimo, crede che Joe Biden abbia vinto «al centro», le teorie anni Novanta dell’ex leader, che si paragona al premier inglese. Ora che anche gli amici di un tempo hanno cambiato strada
- Il suo intervento su Repubblica fatalmente finisce impaginato accanto a Anthony Giddens. Che però ha aggiornato la sua analisi: «Non credo che nelle circostanze attuali Biden o qualsiasi altro leader di centro-sinistra possa governare come un moderato».
- Le teorie del rottamatore erano già vecchie nel 2014, quando da premier volle Blair in una cena a palazzo Chigi in cui invitò i suoi giovani sodali.
- L’ironia del Pd. Orlando: «Solidarietà a Joe Biden. Sbadigli per tutti». Provenzano: «Persino Macron oggi è più a sinistra».
Si vince al centro, a sinistra si perde. La tesi è da anni Novanta e già all’epoca non era sempre efficace, ma oggi, nell’era dei populismi e dei radicalismi, è largamente rottamata. Ma Matteo Renzi una ne ha studiata e una ne ripete. Così ieri su Repubblica ha scritto la sua sugli Stati Uniti: Joe Biden ha vinto al centro (analisi stoppacciosa persino per la sinistra radicale), se era per Bernie Sanders, Trump era alla Casa bianca (dov’era Biden senza Sanders non è considerata questione degna di nota). Fra gli Usa e l’Europa c’è di mezzo un oceano ma per Renzi è un attimo. «Con Tony Blair la sinistra radicale mugugnava ma i laburisti vincevano. Con Miliband jr e Corbyn la sinistra radicale esultava ma al governo ci finivano i conservatori». Fa nulla che in questi trent’anni tutta la sinistra - moderata, radicale e così così – abbia aggiornato la lettura della terza via. E infatti, malizia dell’impaginatore, la riflessione si ritrova accanto a un’intervista all’inventore della terza via, il sociologo Anthony Giddens, che sull’oggi la pensa così: «Non credo che nelle circostanze attuali Biden o qualsiasi altro leader di centro-sinistra possa governare come un moderato». Certo la sua politica «non sarà mai abbastanza radicale per la sinistra dei democratici», ma sarà «molto ambiziosa come esige la crisi più grave perfino della Grande Depressione. Avrà un programma di grandi interventi pubblici per rispondere alle conseguenze della pandemia». È il contrario di quello che pensa Renzi, che era già vecchio nel 2014, quando da premier volle Blair in una cena a palazzo Chigi in cui invitò i suoi giovani rottamatori.
Non più accondiscendenti, per gli amici di un tempo le cose non stanno più così. Non negli Usa, scrive su twitter Antonio Funiciello, americanista clintoniano: «Negli anni Ottanta e Novanta le elezioni si vincevano contendendosi gli elettori non identitari che erano più numerosi di oggi. Democratici e repubblicani accettavano di perdere voti alle loro estreme andando alla conquista del grosso mercato elettorale al centro. Da una ventina d’anni i Dem non vincono più al centro (a sinistra non s’è mai vinto), ma cercando di espandere la propria base identitaria». Andrea Orlando, ministro allora e oggi vicesegretario Pd, la liquida così: «C’è qualcosa di più noioso delle rievocazioni della terza via? Solidarietà a Joe Biden. Sbadigli per tutti». «Persino Macron oggi è più a sinistra», chiosa il ministro Peppe Provenzano. Va aggiunto che Blair vinse tre volte, Renzi nessuna, tranne quelle europee in cui il Pd prese il 41 per cento del 60 per cento dei votanti. Né prima né poi in Italia ci fu un governo neanche lontanamente laburista, neanche new.
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