Tajani fa una una proposta che è anche un game changer in una regione di forti ostilità. La guerra per il Nagorno Karabakh sta riprendendo senza che Mosca riesca più a interporsi. La Russia ritiene il Caucaso una zona di sua influenza esclusiva ma Ankara è già molto presente
Con una mossa a sorpresa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, vicepresidente del consiglio, ha incontrato a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York, i suoi omologhi di Armenia e Azerbaigian, Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov, proponendo l’Italia come mediatrice nel conflitto che insanguina il Caucaso da più di venti anni.
Lo ha annunciato il ministro in serata nella residenza d’Italia, davanti alle delegazioni italiane –governative e parlamentari - che in questi giorni sono all’assemblea generale. «Ho voluto incontrare i due ministri, alla luce delle tensioni delle ultime ore, invitando l'Azerbaigian a cessare immediatamente l'azione militare» ha detto Tajani, sottolineando l’urgenza scegliere la via del dialogo costruttivo per trovare una soluzione diplomatica alla questione del conflitto del Nagorno-Karabakh.
Il conflitto riesploso
«Ho offerto ai due ministri la mediazione di Roma, proponendo anche di valutare il modello positivo dell'Alto Adige», ha concluso. Si tratta di un gesto importante per un conflitto assai dimenticato dalla comunità internazionale e riesploso violentemente due anni fa. Proprio in questi giorni l’Azerbaigian ha mosso nuovamente le sue truppe nel tentativo di recuperare il controllo della regione contesa. Il pretesto è che l’Armenia starebbe preparando una nuova offensiva, definita da Baku “terroristica”.
Dopo la ripresa improvvisa della guerra nel settembre del 2020, la Russia era intervenuta per interporsi dopo di 45 giorni di aspri combattimenti che avevano visto gli armeni obbligati a ritirarsi sotto i colpi dei droni turchi di cui l’Azerbaigian era riuscita a dotarsi.
Il valore della proposta
L’intervento russo aveva evitato che il Nagorno Karabakh cadesse completamente in mani azere, anche se Baku aveva circondando il Nagorno Karabakh. La situazione si è esasperata fino al blocco dell’area attraverso un espediente: il corridoio di Lachin, unica via terrestre di collegamento e rifornimento dall’Armenia, è stato interrotto da manifestanti “verdi“ azeri, che protestano per presunte violazioni ambientali.
Da diversi mesi la regione è isolata con gravi difficoltà di rifornimento in beni di prima necessità. Ciò ha creato le condizioni per la ripresa degli scontri in questi giorni, senza che la Russia – occupata da questioni ben più gravi - sia più in grado di fermarli. Per tale ragione la proposta italiana può divenire un game changer in un quadro di ostilità permanente. Anche gli Stati Uniti hanno recentemente espresso preoccupazioni per il Nagorno Karabakh e avuto dei colloqui, in particolare con gli ameni.
Tuttavia per mediare tra armeni e azeri ci vuole la credibilità di un soggetto che sia percepito imparziale da entrambe le parti. L’Italia ha una lunga storia di vicinanza con il popolo armeno grazie alla storica vicinanza tra le chiese armena e cattolica. Roma ha anche un rapporto stretto con Baku a cui la lega la collaborazione energetica, come ad esempio la realizzazione del Tap. La proposta di Tajani permette all’Italia di inserirsi come protagonista di una forma di diplomazia costruttiva in una delle zone calde del pianeta.
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