- La Banca centrale russa ha fissato il valore del rublo all’oro: a partire dal 28 marzo e sino al 30 giugno prossimo, pagherà 5.000 rubli per un grammo d’oro.
- Con la fissazione del cambio rigido tra rublo ed oro, sia pure per un periodo di tempo limitato, si aggiunge un altro tassello alla battaglia economica su scala globale che si è aperta sul terreno della organizzazione economica internazionale.
- Vladirmir Putin prima stabilisce che il gas russo debba essere pagato in rubli, e poi aggancia il rublo all’oro. Con queste due misure si determina una forte rivalutazione la moneta russa, ripotandola ai valori precedenti rispetto alle sanzioni occidentali.
La Banca centrale russa ha fissato il valore del rublo all’oro: a partire dal 28 marzo e sino al 30 giugno prossimo, pagherà 5.000 rubli per un grammo d’oro. Con la fissazione del cambio rigido tra rublo ed oro, sia pure per un periodo di tempo limitato, si aggiunge un altro tassello alla battaglia economica su scala globale che si è aperta sul terreno della organizzazione economica internazionale.
La storia monetaria del mondo, con la mossa di Vladimir Putin, compie una drastica virata verso il passato. Il periodo del gold standard, vale a dire del valore fisso tra una moneta e l’oro, rimanda agli anni tra il 1879 ed il 1914, quando un’oncia d’oro valeva 21 dollari. Negli anni Trenta la valuta statunitense fu rivalutata, ed un’oncia d’oro era pagata 35 dollari.
Il 15 agosto del 1971, con una comunicazione in televisione, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, ha annunciato l’inconvertibilità del dollaro. Erano i tempi dei conflitti in Medio-Oriente, e cominciavano a farsi sentire le tensioni sul prezzo del petrolio, aumentato dai Paesi arabi come rappresaglia economica verso Israele e verso i paesi occidentali che sostenevano.
L’egemonia economica e politica statunitense dopo la seconda guerra mondiale è stata consolidata anche grazie al suo ruolo di riserva di valore determinato dal cambio fisso con l’oro.
La Russia prova ora a sfidare l’Occidente su questo terreno. Lo fa da una posizione di estrema debolezza economica sottostante, se si esclude però il poderoso ruolo di attore primario nel mercato delle materie prime, energetiche ed alimentari.
Vladirmir Putin prima stabilisce che il gas russo debba essere pagato in rubli, e poi aggancia il rublo all’oro. Con queste due misure si determina una forte rivalutazione la moneta russa, ripotandola ai valori precedenti rispetto alle sanzioni occidentali.
Nella scorsa settimana il Tesoro degli Stati Uniti ha vietato tutte le transazioni in oro con la Banca Centrale russa. Di converso la Russia, ha confermato che il gas può essere pagato solo in oro, o in rubli.
La Russia ha impiegato anni a costruire una gigantesca scorta di oro, una risorsa a cui le banche centrali possono rivolgersi durante una crisi. Dalla metà degli anni 2000 la Banca centrale russa ha ampliato le riserve auree di sei volte, creando la quinta riserva di oro al mondo, valutata circa 140 miliardi di dollari, proprio il tipo di asset da liquidare per sostenere un rublo in caduta libera.
Mosca potrebbe aver bisogno di guardare ad Est, verso le banche centrali di nazioni come l'India o la Cina, per vendere oro o assicurarsi prestiti utilizzandolo come garanzia.
La guerra si sta svolgendo non solo nel teatro ucraino, ma anche sulle piazze finanziarie internazionali, e i due conflitti si parlano attraverso segnali che sono la vera diplomazia sotterranea in campo.
Ancora una volta, come accadde alla fine del gold standard nel 1971, si incrociano i conflitti militari con i mercati dell’energia. In quella occasione terminarono i Trent’Anni gloriosi del secondo dopoguerra.
Con il nuovo gold standard putiniano inizia una nuova stagione della geopolitica e della geoeconomia internazionale i cui contorni sono tutti da scrivere.
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