Se la segretaria del Pd volesse candidarsi, dovrebbe spiegare chiaramente le ragioni: lo scenario europeo, italiano e di partito. Queste elezioni cadono in un momento di grave emergenza. Meloni si propone in onore della cultura del capo, lei dovrà proporsi per difendere una visione democratica del paese e del continente
La politica è animata da questioni controverse. I suoi princìpi non hanno la stessa perentorietà di quelli morali, ma impongono un’interpretazione non meno rigorosa, attenta allo scopo, al contesto e ai limiti del compromesso. Prudenza politica.
Per esempio: come valutare la questione se Elly Schlein debba o meno presentarsi come candidato principale in tutte e cinque le circoscrizioni alle prossime elezioni europee? Il fatto che sia una questione controversa rivela quanto sia agganciata a ragioni di prudenza politica.
Ci sono almeno due argomenti contrari nel Pd e nelle sue vicinanze: danneggerebbe le donne candidate invitando gli elettori a convergere sul suo nome; tradirebbe la rappresentanza democratica invitando a preferire una candidata che comunque non la rispetterà, dovendo scegliere o una circoscrizione o addirittura nessuna (essendo leader di partito, sarebbe prudente che Schlein rimanesse nel parlamento italiano). Questi argomenti sono convincenti?
Voti e rapporti
Nelle elezioni europee si vota con il sistema proporzionale: i partiti eleggono un numero di candidati proporzionale ai voti ricevuti. Se il candidato principale si ritira, i suoi voti convergono sul secondo e terzo candidato.
In Italia non si vota con liste bloccate e gli elettori esprimono un voto per il partito e, se vogliono, indicano due preferenze (per la regola della parità di genere). Ora, lo scopo della candidatura di Schlein è quello di portare più persone alle urne e aumentare la possibilità per il Pd di prendere voti e quindi di eleggere più parlamentari: per tutti i candidati, la possibilità di prendere le preferenze aumenterebbe. Se poi Schlein optasse per una sola circoscrizione o per nessuna, favorirebbe tutti i candidati e le candidate del Pd.
Anche l’argomento della violazione della rappresentanza democratica non convince. Con la rappresentanza proporzionale si vota per il partito, non per uno/un altro candidato. Nella Prima Repubblica è successa la stessa cosa, e non si può dire che gli italiani non fossero rappresentati.
Il sistema proporzionale neutralizza queste argomentazioni perché antepone il partito alle preferenze (per quanto i candidati vengano accuratamente scelti), ed esprime al meglio ciò che la rappresentanza politica non è: un rapporto personale elettore-candidato. Votando Schlein si vota il Pd e non la signora Elly Schlein.
Scenari a confronto
Il punto critico è il confronto Schlein/Meloni. Un recente sondaggio promosso da Porta a Porta ha rivelato che una candidatura nazionale avvantaggerebbe Giorgia Meloni (a scapito dei suoi alleati) ma non Elly Schlein (che farebbe perdere mezzo punto al suo partito).
Prendiamo per buono questo sondaggio, che dimostra, tra l’altro, come nella destra alberghi una cultura di subalternità al capo. Una conferma interessante dello scenario da considerare: l’interpretazione di destra del sondaggio invita Schlein a lasciare la Meloni nella corona, con il risultato di lanciare intanto la propaganda della riforma costituzionale. Questo è il vero obiettivo. Dobbiamo accettarlo in partenza?
In queste elezioni si confrontano tre scenari: l’Europa, l’Italia e il Pd. In Europa è urgente fermare l’onda nera che, complici le guerre, si sta diffondendo a macchia d’olio, mescolando vecchio e nuovo antisemitismo a razzismo e xenofobia. In Italia, poi, è urgente contrastare le destre sui principi costituzionali, mostrando la distanza abissale tra il culto del capo e i valori democratici. Infine, il Pd deve rafforzarsi in vista delle battaglie per l’interesse nazionale che lo attendono insieme ai suoi alleati e ai movimenti di opinione: contro la diseguaglianza regionalistica e lo stravolgimento della Costituzione del 1948.
L’attuale clima di indecisione sulle candidature rende il discorso pubblico simile a una scommessa sulle corse dei cavalli: questo è il senso del sondaggio di Porta a Porta. Ma, se Schlein volesse candidarsi, dovrebbe cambiare questo discorso pubblico. E spiegare chiaramente le ragioni politiche: lo scenario europeo, italiano e di partito.
Queste elezioni cadono in un momento di grave emergenza. Se Meloni si propone in onore della cultura del capo, Schlein si proporrà per difendere una visione democratica del Paese e del continente. La politica è l’arte di costruire proposte e narrazioni. Se non vuole essere una fiera di slogan pubblicitari, deve costruire discorsi che trattino i cittadini non come seguaci fideistici di un leader o potenziali acquirenti di mercanzie.
Gli elettori sono adulti a cui portare ragioni politiche reali e serie: la realtà nazionale e continentale; i rischi dell’ascesa delle destre; l’urgenza di contrastarle. In una parola: prudenza politica.
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