- La Corona Inglese è ormai non solo ben consapevole della mediatizzazione, ma la cavalca, la gestisce, la indirizza là dove vuole. Impigliato nella confusa fase politica post-Brexit.
- Il paese sfrutta così l’occasione del funerale per mostrarsi, ordinato, organizzato, un paese in cui anche l’emozione è incanalata in modo ineccepibile.
- Quale sia invece il legame tra il pubblico italiano e la corona inglese è difficile da dire.
Della logistica e dei dettagli, sappiamo tutto, colore dei braccialetti per distinguere le zone di accesso, durata delle code, provenienza dei visitatori (preferiti quelli che hanno fatto più di 20 ore di aereo), lunghezza delle code, mappa delle strade chiuse e variazioni nei trasporti pubblici, numero delle pietre preziose della corona (2868).
Abbiamo appreso dell’esistenza dell’Artiglieria a Cavallo (lo stesso carro funebre con cui è stata trasportata la bara della Regina è un affusto di cannone), del significato delle divise storiche, del gonfalone dei Windsor meno abbiamo capito invece delle spinte indipendentistiche in corso.
Le televisioni generaliste italiane hanno fiutato che quell’evento poteva essere occasione di una lunga diretta e hanno stravolto i palinsesti, costruendo con la quantità di ore trasmesse, un evento mediatico in sé.
Quale sia il legame tra il pubblico italiano e la corona inglese è difficile da dire, classico argomento da rotocalco si direbbe: le vicende familiari, di sesso, di tradimenti e gelosie, hanno attraversato il regno di Elisabetta, trasformando la vicenda di una famiglia reale in una infinita narrazione declinata all’infinito e diventata con Windsor persino una serie di fiction.
Anche altre volte la televisione ha dedicato programmazioni speciali a simili eventi: nel caso della morte di Lady D, la cui vicenda fatta di tradimenti, la morte tragica, i sospetti sul complotto per la sua morte, ne facevano un ideale storia da seguire.
Ma quel che è avvenuto nell’occasione della morte di Queen Elisabeth è qualcosa che non ha forse eguali. Le televisioni hanno dimostrato di saper utilizzare al meglio l’abbondanza di immagini fornita dai circuiti internazionali di Associated Press e Reuters Tv (cui tutte le televisioni italiane sono abbonate) che hanno rifornito di immagini ben girate Rai, Mediaset e La7.
Ossessione dirette
Ampio utilizzo anche dei “package” i pezzi chiusi che arrivano già montati (ad esempio la prova generale notturna del corto funebre). Ma è nelle dirette che i media italiani hanno dimostrato di eccellere dimostrando un tratto sempre più visibile nel menù della programmazione: studio, ospiti, collegamenti sono gli ingredienti uguali, su ogni rete.
Che oltre Manica ci fosse una regia è evidente: la Corona Inglese è ormai non solo ben consapevole della mediatizzazione, ma la cavalca, la gestisce, la indirizza là dove vuole. Impigliato nella confusa fase politica post-Brexit, il paese sfrutta così l’occasione del funerale per mostrarsi, ordinato, organizzato, un paese in cui anche l’emozione è incanalata in modo ineccepibile.
La ripresa televisiva, fornita alle televisioni del mondo, alterna primi piani allo skyline di Londra: la ricerca dell’effetto è costante, prospettive imponenti di Union Jack, Stendardi dei Windsor, geometria dei drappelli, colonna sonora, persino la telecamera nascosta sotto l’arco mentre passa il corteo, restituiscono prospettive insolite e sorprendenti, insomma un film in cui niente è lasciato al caso per impressionare il pubblico.
Mentre l’evento televisivo così ben gestito e alimentato invadeva i canali, tutto il resto è passato in secondo ordine: la tanto amata politica televisiva passava in secondo ordine.
Alcuni analisti anno visto nell’eccitazione con cui venivano raccontati i riti funebri inglesi la fascinazione per una figura forte o la sublimazione del modello bipolare tipico della democrazia inglese. Un’analisi sistematicamente sottolineata, in questi giorni dal sito di Bloggorai.
Comunque sia, la lezione è chiara, le emozioni possono essere amplificate ma anche guidate: una regia televisiva occulta ha fornito la materia prima con la quale la Gran Bretagna si è rappresentata con grandeur, nascondendo le sue debolezze. Ma attenzione: se la vedete così, la Corona Inglese ha la risposta pronta nel motto dell’Ordine della Giarrettiera: “Honi soit qui mal y pense”, “Maledetto sia chi pensa male!”.
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