- Nel pieno di una crisi energetica, i partiti hanno tutti condiviso il messaggio che non è certo questo il momento per dare priorità all’ambiente.
- Anzi, soprattutto a destra si cercano voti con promesse di nucleare pulito (che non esisterà per decenni) e riaperture di centrali a carbone.
- Il programma dei Fridays for Future ha più numeri e dettagli di quello del Pd o del centrodestra, ma dimostra anche che si possono fare cose concrete per l’ambiente senza impatti negativi sulle bollette degli elettori.
Forse per sembrare simpatico o più vicino ai potenziali elettori, Enrico Letta ha condiviso sui social una parodia della sua stessa campagna elettorale dedicata non alla scelta tra rosso e nero, tra Pd e Fratelli d’Italia, ma all’eterno dilemma pancetta versus guanciale.
Se avesse voluto posizionare in modo netto il Pd, invece che ai meme da social, avrebbe potuto dire la sua sul programma dei Fridays for Future Italia, la loro “Agenda climatica”.
Nel pieno di una crisi energetica, i partiti hanno tutti condiviso il messaggio che non è certo questo il momento per dare priorità all’ambiente.
Anzi, soprattutto a destra si cercano voti con promesse di nucleare pulito (che non esisterà per decenni) e riaperture di centrali a carbone.
Eppure il programma dei Fridays ha più numeri e dettagli di quello del Pd o del centrodestra, ma dimostra anche che si possono fare cose concrete per l’ambiente senza impatti negativi sulle bollette degli elettori.
Alcune proposte rientrano in un filone di populismo climatico che pure ha un suo successo internazionale (misure redistributive giustificate con l’ambiente invece che con l’equità), altre cose sono simboliche, altre indicano un orizzonte di lungo periodo.
Alternativa ai partiti
«Volete il nostro voto ma ignorate la nostra voce. La politica dei partiti si è presa tutto il palcoscenico e la facoltà di scegliere cosa è meglio per il paese, ma è lontana dalle istanze e dalle preoccupazioni delle persone che dicono di rappresentare. Non potete rappresentarci se non ci ascoltate», si legge nel documento dei Fridays che a luglio si sono riuniti a Torino per discutere anche della strategia elettorale, poco considerati però dai partiti troppo impegnati a fare le liste.
Tra le proposte ad alto impatto – climatico e simbolico – ma a basso costo politico che i partiti potrebbero prendere dai Fridays ci sono quelle sul trasporto aereo: vietare i voli interni a breve percorrenza, che inquinano più di treni e automobili, e soprattutto vietare i voli privati che, dicono i Fridays, «un volo di un jet privato emette in un’ora tanta CO2 quanto un europeo emette mediamente in 3 mesi».
Misura sicuramente di sinistra, quest’ultima, che farebbe arrabbiare pochi ricchissimi ma darebbe un segnale forte a molti altri.
I Fridays propongono anche l’inverso di un programma fedeltà per il trasporto aereo: una tassazione per il numero crescente di voli.
Il primo esentasse, e poi un aumento progressivo, in modo da colpire chi viaggia spesso (gli economisti direbbero che è un modo per internalizzare le esternalità negative, cioè i costi ambientali scaricati sulla collettività, e ridurre la domanda: le riunioni si possono fare anche via Zoom).
L’idea di rendere gratuiti i trasporti pubblici locali e fortemente scontati i treni Intercity e Freccia Rossa rientra nel filone populismo climatico: non è il costo a frenarne l’utilizzo, ma la scarsa disponibilità (provate a spostarvi in autobus a Roma: il prezzo del biglietto è l’ultimo dei problemi). E i biglietti servono a condividere il costo con gli utenti, invece che scaricarlo su tutti i contribuenti, che pagherebbero così per intero un servizio che non usano.
I Fridays si allargano un po’ a tutta la politica economica, con idee a sinistra di Unione popolare ed economicamente spericolate, come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e con un salario minimo a 10 euro.
Problema: puoi imporre alle imprese di pagare di più i lavoratori e di farli lavorare meno, ma non puoi costringere ad assumere lavoratori diventati troppo costosi e troppo poco produttivi, e allora i Fridays auspicano anche un programma di lavoro garantito dallo Stato per progetti «a beneficio della collettività».
Il tentativo del programma dei Fridays è quello di non separare l’ambiente dal resto, non vogliono essere un movimento “one-issue” ma perseguono una giustizia sociale e generazionale che si fonda su una diagnosi netta: la crisi climatica è il prodotto di un groviglio di ingiustizie e sperequazioni, soltanto risolvendole insieme si può arginare il disastro.
Sulle questioni ambientali, però, hanno sicuramente una nettezza sconosciuta ai partiti tradizionali, dal Pd a quel Movimento Cinque stelle che predicava ambiente e poi ha avallato tutto ciò che contestava, dai gasdotti alle politiche industriali dell’Eni alla sopravvivenza del’Ilva all’aiuto alle aziende energivore.
Fossili e immobili
Per i Fridays non ci possono essere nuovi progetti dedicati all’energia fossile, la riqualificazione energetica non deve essere per villette e condomini di lusso, ma case popolari, scuole, per cominciare.
E poi, proposta radicale, lo Stato dovrebbe garantire i consumi energetici di base gratuiti per tutte le famiglie, e così avrebbe un forte incentivo a favorire l’efficientamento energetico degli immobili perché questo determinerebbe poi un risparmio sul sussidio destinato alle bollette.
Complicato? Sempre meglio del Superbonus 110 per cento introdotto dal governo Conte II e celebrato dai Cinque stelle in campagna elettorale, che per i Fridays (e per gli economisti indipendenti che lo hanno valutato, così come per l’Enea) è stato soltanto uno spreco di soldi: «La misura del Superbonus 110 per cento, giusta idealmente, è stata regressiva e fino a maggio, con una spesa di oltre 30 miliardi, ha finanziato solo 170 mila interventi, che corrispondono a poco più dell’1 per cento delle abitazioni unifamiliari e dei condomini».
Qualcuno dirà che sono proposte irrealizzabili, ma ci sono numeri, argomentazioni, coperture. Forse estremo, sicuramente radicale, ma assai meno vago di quelli di molti partiti.
Anche centrodestra, Pd, e sinistre varie promettono interventi per decine di miliardi che, quantomeno sulla carta, paiono assai poco realizzabili.
Il programma dei Fridays è sicuramente ardito, ma sembra anche l’unico che prende sul serio l’emergenza energetica nella quale ormai siamo tutti immersi.
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