- La società civile ambientalista in Italia deve smettere di predicare ai già convertiti e di aspettare interlocutori esterni in grado di amplificare il proprio messaggio, deve avere il coraggio di giocare davvero la partita
- Non è più l’ecologia del passato, che poteva essere praticata su piccola scala: per la crisi climatica servono idee ambiziose e maggioritarie.
- Non c’è più tempo per aspettare il Partito Democratico e le sue evoluzioni da fermo, ed è il momento di sfatare anche l’ultimo dei tabù: la costruzione di un nuovo partito ambientalista.
Dopo cinque anni di mobilitazione, costruzione di consenso, attivazione, non solo ci troviamo il governo più di destra nella storia repubblicana ma non c'è nessuna traccia di ambientalismo nelle istituzioni: dove è che si perde tutta quell'energia?
Perché il paese che ha il movimento Fridays for Future più grande d'Europa, evoluzione di una storia di ecologia sociale lunga e ben radicata sui territori, oggi esprime un numero di parlamentari ambientalisti nemmeno sufficiente a formare una squadra di calcetto?
La società civile ambientalista deve togliersi la postura da minoranza che dice cose di minoranza e sta bene nella sua condizione di minoranza, la mozione Nanni Moretti in Caro Diario non vale più, l'ambientalismo anni Ottanta poteva essere spendibile sulla piccola scala degli orti di campagna, degli acquisti equo solidali e della spesa bio.
Il clima invece impone visioni e progetti su larga scala. E allora gli ambientalisti italiani devono smettere di immaginarsi come fornitori di idee e buone pratiche da mettere in mostra come in un farmer's market, nell'attesa che altri soggetti le possano intercettare per farne buon uso.
Non è successo e non c'è motivo di pensare che succederà, anche alla luce di come il Partito democratico sta interpretando la sua fase costituente: un gioco da tavolo in cui si parla solo di facce, nomi, cordate e correnti. Non c’è davvero più tempo per aspettare il Pd.
Speranze climatiche, come l'evento che Domani ha organizzato a Torino, significa costruzione di un paese nuovo.
Ci sono le idee, le risorse e le persone per farlo, ma bisogna smettere di predicare ai già convertiti, aspettando che siano altri - il talk show illuminato, il segretario in una giornata buona, il romanziere curioso - ad amplificare il messaggio.
La proposta alla società italiana, che nei fatti già esiste, va aggregata dai suoi rivoli e trasformata in politica.
La società civile ambientalista in Italia deve smettere di implorare l'apparizione di interlocutori esterni generosi nei gangli di società che ancora non ha conquistato e che sono decisivi per la trasformazione ecologica di questo paese: i partiti e la televisione. E deve imparare a costruirseli da sola, i suoi interlocutori.
Deve decidere di giocare davvero la partita, nel paese complicato che siamo e nei tempi ridotti che abbiamo, anche a costo di sfatare una serie di tabù, come la costruzione di un nuovo partito ambientalista.
Con l'ambizione di poter raccontare una speranza maggioritaria, che non riguarda solo gli stili di vita della borghesia in grado di pagarseli ma lavoro, diseguaglianze, povertà. La lotta ai cambiamenti climatici e la lotta alla povertà sono la stessa cosa.
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