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C'era una volta un boomer sfacciato e pieno di sé, sovranamente ossessionato dalla sicurezza del suo paese, appassionato di pistole e belle donne, bon vivant e canaglia (pure simpatica, a volte), ma anche sempre all'erta contro orrendi crimini perpetrati spesso e volentieri da stranieri con la faccia patibolare.
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Quante ne ha combinate! Quanti brividi, quante pazzesche avventure, quanti eccitanti trionfi! È la trama dell'ultimo James Bond, che ha riempito i cinema. È la trama dell'ultimo Matteo Salvini, che ha svuotato le urne.
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Il prossimo James Bond, il prossimo eroe della politica italiana, dunque: aspettiamo i ballottaggi, ma il casting è già affollato
C'era una volta un boomer sfacciato e pieno di sé, sovranamente ossessionato dalla sicurezza del suo paese, appassionato di pistole e belle donne, bon vivant e canaglia (pure simpatica, a volte), ma anche sempre all'erta contro orrendi crimini perpetrati spesso e volentieri da stranieri con la faccia patibolare.
Quante ne ha combinate! Quanti brividi, quante pazzesche avventure, quanti eccitanti trionfi! E poi è morto. O almeno è rimasto molto offeso, ancora non si è capito bene. È successo questa settimana, e per quanto ce lo aspettassimo è stato comunque uno shock.
È la trama dell'ultimo James Bond, che ha riempito i cinema. È la trama dell'ultimo Matteo Salvini, che ha svuotato le urne. Non si sa ancora chi sarà il prossimo 007, né chi sarà il prossimo Capitano (Fedriga? Giorgetti? E perché non un nero o una donna, per svecchiare il personaggio?), e l'unica certezza della settimana elettorale è che i sovranisti si sono fatti fregare dalla Spectre di Grindr o, soprattutto a Milano, da gravi errori di plot, casting e budget: anche gli spettatori più appassionati di spy story restano comunque italiani sentimentali e sono turbati da un personaggio come Luca Bernardo, armato e in giro per il reparto Pediatria con quegli occhialoni da incel.
E il grande pubblico ama quelli che pretendono soldi e spiegazioni con vocali finto-assertivi su Whatsapp a chi gli ha fatto ghosting, ma solo se si chiamano Carlo Verdone o Checco Zalone, non certo nei thriller e certo non interpretati da un esordiente senza mestiere.
È andata un po' meglio alla Bond Girl, che nel 21mo secolo deve essere tosta e spietata e prontissima a fare le scarpe all'eroe, visto che è più ardita di lui: e Giorgia Meloni, già sopravvissuta a un aborto immaginario per commuovere gli incauti acquirenti della sua autobiografia, è sopravvissuta pure alla Spectre di Fanpage, e al suo esplosivo scoop: pare, si dice, si mormora, che a FdI non faccia proprio schifissimo il Ventennio, e che pulluli di altri verdoni e zaloni che si vantano di essere agenti dei Servizi e massoni e lava-contanti.
Un exposé così scioccante che Rachele Mussolini è risultata poi la più votata a Roma. Molti hanno condannato l'inchiesta di Fanpage perché strumentale e manipolata, ma io sono molto più superficiale: si può dare credito alle rivelazioni di un giornale che si chiama come una costola di Cioè e Ragazza In? Perché il fascismo in questo paese è una grave emergenza, ma pure il branding non scherza.
Ma a proposito: la Spectre ufficiale, questa cabala sfuggente e pericolosa, senza scrupoli né ideologie, che settimana ha avuto? Quella di Bond ha perso il suo guru, Ernst Blofeld. Quella italiana si è giocata il suo, Beppe Grillo: sfanculato sui social da Marì Muscarà, deluso nelle urne milanesi da Layla Pavone (ci mancherà questa gloriosa tradizione pentastellata: i nomi da café chantant), avvilito in quelle romane e torinesi da Raggi e Appendino (poi unə dice #TuttiMaschi: e te credo), rovinato da Conte con le sue Bimbe di mezza età che però votano su Pinterest, da Di Battista con il suo uno per cento di preferenze per il Grande Raccordo Boschivo (Guzzanti/Venditti, dove sei?) e pure dal marito della Raggi con la sua sitcom su Facebook (il branding vera emergenza nazionale, dicevamo).
Lo stesso Facebook, dopo la disfatta del Movimento e del populismo, ha tentato il suicidio come Goebbels nel bunker, per correità: ma purtroppo è stato rianimato dopo sei ore di coma.
Il prossimo James Bond, il prossimo eroe della politica italiana, dunque: aspettiamo i ballottaggi, ma il casting è già affollato.
Letta e Calenda sono incredibilmente sopravvissuti a mille trappole mortali, quasi sempre ordite da loro stessi: ma uno è troppo moscio, l'altro troppo isterico, non hanno età e physique du rôle ed è difficile sceneggiare avventure cosmopolite e adrenaliniche tutte dentro la ZTL-Centro Storico: quanti cinghiali e bus in fiamme puoi schivare prima che il pubblico si annoi?
Serve nuova linfa, serve un giovane vincente, faccia tosta, sprezzo del pericolo e del ridicolo: serve Mattia Santori, la Sardina, l'unico trentenne al mondo che non soffre della sindrome dell'impostore. 2
A Bologna ha preso 2586 preferenze, ma ogni nicchia è re nel paese degli astensionisti, e lui parla di sé come l'Alessandro Di Battista di una volta o come l'Alessandro Cattelan di due settimane fa: una star autocertificata, uno che «il risultato parla da solo», uno che «abbiamo ricucito il rapporto tra politica e cittadini. Un rapporto che oggi compie 691 giorni», uno che «mi sono sporcato le mani» (sarà il frisbee). Chissà se abbinerà il cerchietto allo smoking. Lo sapremo presto. Nel frattempo quasi dimenticavo: scusate gli spoiler, e andate al cinema.
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