Si è rotto il silenzio politico sul Media freedom act che impone di rendere la televisione pubblica indipendente. La politica è chiamata a emancipare sé stessa e la Rai dalla perpetuazione di pratiche di occupazione centenarie. La società è chiamata a stimolare e contribuire
A partire da aprile ho avuto modo di scrivere frequentemente su queste pagine, nel silenzio della maggior parte degli organi d’informazione, della entrata in vigore del Regolamento europeo sulla libertà dei media e, in particolare, delle radicali conseguenze per la posizione della Rai.
Ma ora il silenzio si è rotto e nella vicenda Rai qualcosa pare possa muoversi, almeno a giudicare dalle posizioni formalmente espresse dai gruppi di opposizione (ad agosto e settembre) e, pochi giorni orsono, dalle forze di governo.
In sintesi: entrambi i lati prendono atto dell’urgenza di attuare il Regolamento europeo per la libertà dei media pubblicato in Gazzetta ufficiale il 17 aprile e finora sostanzialmente sottaciuto. Al cuore del Regolamento sta l’obbligo che l’impresa costituita per la missione pubblica sia indipendente in senso formale, sostanziale e strutturale.
Nel contempo verrà deciso dai numeri in Commissione parlamentare di Vigilanza se il cda che condurrà la Rai fino all’attivazione delle nuove norme sarà l’attuale in proroga oppure uno rinnovato.
Chi ha lavorato nell’universo dei media e in particolare in Rai è sicuramente consapevole della difficolta del mondo politico di porre in atto i criteri fissati nel Regolamento, che contraddicono le forme e le prassi finora dominanti nel rapporto fra politica e informazione.
Dunque pensiamo che anche la società debba fare la sua parte in un passaggio di sistema obiettivamente arduo da affrontare e, in questo spirito, apartitico ma tutt’altro che antipolitico, l’associazione Articolo quinto ha inviato fin da luglio una serie di pec alla presidente del Consiglio, al ministro delle Imprese e made in Italy, a ogni segretario/a di partito, alla presidenza della commissione parlamentare di Vigilanza.
Lettera a Meloni
Questo il testo inviato il 31 luglio alla premier e (mutatis mutandis) a ogni altro interlocutore:
Gentile presidente,
il 18 aprile 2024, immediatamente a valle della pubblicazione in Gu del Regolamento Ue 1083 «che istituisce un quadro comune per i servizi media nell'ambito del mercato interno», si è costituita l'associazione, per cui scrivo in qualità di presidente, Articolo Quinto (il sito www.art5.it contiene ogni documentazione).
L'associazione intende promuovere nella pubblica opinione l'attuazione del Regolamento, con particolare attenzione all'articolo 5 che fissa l'indipendenza come condizione per l'esistenza stessa del servizio pubblico (in evidente soluzione di continuità, quanto all'Italia, rispetto agli ultimi cento anni).
L'associazione è apartitica e trasversale di principio e di fatto, da cui la varietà dei nomi che si sono associati inviando un bonifico di cento euro (unica fonte di finanziamento praticata).
Il programma prevede, a partire dal prossimo settembre, una serie molto numerosa di convegni scientifici e conferenze divulgative.
Dell'associazione non fanno parte i parlamentari che consideriamo controparti in quanto tenuti all'attività legislativa. Ma saremo lieti di tenere i vertici politici e istituzionali al corrente del calendario degli eventi e delle ipotesi, anche alternative, raccolte nei paper circa i punti che, riguardo all'assetto del servizio pubblico, consideriamo nodali: 1) titolarità dei poteri proprietari; 2) fonti, durata e sfasamento delle nomine nel board aziendale; 3) linee di missione del Servizio; 4) piani dei ricavi (pubblici ed altri).
Nessuno degli associati riveste cariche di settore o concorre ad assumerle.
Il vicepresidente dell'associazione è il prof. Gianpiero Gamaleri, a lungo docente di Comunicazione in Luiss; il segretario generale la prof. Lucilla Gatt, ordinaria di Diritto civile al Suor Orsola Benincasa, Università in Napoli.
Ringrazio dell'attenzione
Un paio di manifestazioni d’attenzione informali si sono manifestate e comunque, a prescindere dalle reazioni degli esponenti politici, a partire da settembre, Articolo Quinto ha, come era in programma, infittito il calendario di iniziative pubbliche di informazione e riflessione sulle possibili linee di riforma viste dalla parte della società.
Ferma restando la disponibilità della risultante documentazione per chiunque, parlamentare o cittadino, sia interessato, a esaminare i documenti risultato dei convegni e, da parte di chiunque voglia, contribuire.
© Riproduzione riservata