- In La colazione dei campioni di Kurt Vonnegut, la scritta ‘The end’ non coincide con la morte dei protagonisti ma con la fine di una stagione della vita per come l’hanno passata fino a quel momento. L’esistenza perde all’improvviso il suo significato e questo può avvenire a qualunque età.
- Molti partiti, dopo la sconfitta, continuano a gestire il potere. In parlamento, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega e Italia Viva possono contare su circa il 60 per cento dei seggi, nonostante dalle fila dei pentastellati sia uscito quasi il 10 per cento dei parlamentari attuali.
- Nel 2023, quando gli italiani torneranno a votare, verosimilmente si attesteranno intorno al 35 per cento. Da più di metà a poco più di un terzo.
In La colazione dei campioni di Kurt Vonnegut, la scritta ‘The end’ non coincide con la morte dei protagonisti ma con la fine di una stagione della vita per come l’hanno passata fino a quel momento. L’esistenza perde all’improvviso il suo significato e questo può avvenire a qualunque età.
In politica ne abbiamo diversi esempi. E’ successo al Movimento Cinque stelle di Giuseppe Conte, partito dall’alto del 33 per cento dei consensi e oggi più che dimezzato. E’ successo alla Lega. Alle Europee del 2019 ha oltrepassato il 30 per cento e oggi è sotto al 15.
La questione degli immigrati che ha raggiunto tanto successo, è stata spazzata via da due anni di pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. E’ successo a Forza Italia, che oggi ha anche il problema di non avere un leader in vista per il dopo Berlusconi.
Ancora più violenta è stata la parabola del Partito democratico di Matteo Renzi. Dopo il 40 per cento ottenuto alle Europee del 2014, oggi il Pd si aggira intorno al 22 e Renzi ha fondato un nuovo partito che sembra non travalicare la soglia del 2 per cento. Certo, il segretario può sempre consolarsi con i soldi degli sceicchi.
Eppure questi partiti, sconfitta dopo sconfitta, continuano a gestire il potere. In parlamento, Movimento Cinque stelle, Forza Italia, Lega e Italia Viva possono contare su circa il 60 per cento dei seggi, nonostante dalle fila dei pentastellati sia uscito quasi il 10 per cento dei parlamentari attuali.
Nel 2023, quando gli italiani torneranno a votare, verosimilmente si attesteranno intorno al 35 per cento. Da più di metà a poco più di un terzo.
Oggi sono tutti al governo e si ritrovano a discutere di questioni importantissime, come la riforma fiscale. Non a caso, dei partiti citati due sono storicamente avversi ad alzare le tasse, soprattutto per i ricchi, (Forza Italia e Italia Viva), uno è diventato il partito degli evasori (Lega) e un terzo non riesce a decidere su nulla (Movimento Cinque stelle).
La riforma è difesa a spada tratta da Luigi Marattin, renziano, presidente della commissione Finanze alla Camera dei Deputati.
Su questi temi sarebbe fondamentale sentire il parere dei sindacati. La Cgil di Maurizio Landini rappresenta lavoratori e pensionati, ovvero quelli che di fatto pagano più imposte.
Oggi, un operaio paga più tasse di un orefice o un gioielliere. Nel frattempo il costo della vita è sempre più oneroso, le bollette si fanno più salate e gli stipendi sono gli unici in Europa a non crescere.
E’ sempre la vecchia storia. Chi ha poco paga troppo e non guadagna abbastanza, mentre chi ha tanto non paga quel che deve. Nemmeno Draghi, ottimo condottiero nelle questioni urgenti, sembra avere la giusta sensibilità per affrontare questi temi.
Mentre si avvicina “the end” per i gruppi che oggi parlano di riforma fiscale, i due partiti in testa ai sondaggi sono il Pd e Fratelli d’Italia. Tra i due la spunterà chi riuscirà a convincere su questo argomento.
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