- A Salvini non manca la duttilità per presentarsi in vesti diverse. Da ammiratore dei fucilieri, ora diventa una colomba portatrice di pace. Ovviamente chiunque oggi faccia uno sforzo per porre fine al conflitto va apprezzato.
- Detto questo, è necessario capire su che base, con quali principi e finalità, un politico come Salvini intraprenda questa azione.
- Tra la Lega e Russia unita c’era un idem sentire sulla stessa linea autoritaria e anti europeista. E quindi se Salvini va a Mosca deve rappresentare le idealità europee, atlantiche e democratiche del governo a cui partecipa. Non ci può essere nessuna ambiguità su questo.
A Salvini non manca la duttilità per presentarsi in vesti diverse. Da ammiratore dei fucilieri, ora diventa una colomba portatrice di pace. Ovviamente chiunque oggi faccia uno sforzo per porre fine al conflitto va apprezzato. Detto questo, è necessario capire su che base, con quali principi e finalità, un politico come Salvini intraprenda questa azione. Il leader della Lega fa bene quindi ad andare a Mosca. E certo non gli mancano le entrature. Ma vi si reca come sodale del partito di potere, come intimo di personaggi della cerchia del potere putiniano e di procacciatori d’affari, come ammiratore sconfinato di Putin tanto da volerlo al comando in Italia? Oppure come leader di un partito del governo che si contrappone frontalmente alla Russia di oggi, che approva le sanzioni, che invia armi all’Ucraina e che condanna senza mezzi termini l’invasione? L’impressione è che Salvini abbia estratto dal cilindro una mossa puramente propagandistica volta a ridare smalto alla sua immagine. Per la semplice ragione che, per agire in questo contesto, è necessario essere in piena sintonia con il governo Italiano, e con le decisioni dell’Unione europea e della Nato. E qui mancano dei tasselli importanti per rendere credibile l’iniziativa salviniana. E cioè la totale pubblica abiura delle sue sperticate lodi nei confronti dell’autocrate russo. Detto en passant è quello che ci si aspetta anche da Forza Italia e da Berlusconi. In questi mesi i media si sono riempiti di polemiche per i cosiddetti putiniani d’Italia, quegli intellettuali e commentatori di sinistra, critici delle scelte occidentali ma che non hanno mai frequentato né lodato lo zar del Cremlino. Silenzio tombale invece su quei leader di partito che sono stati platealmente dalla sua parte. È da costoro che attendiamo parole ultimative sul loro rapporto con il potere russo. E invece Berlusconi si contraddice ogni volta che apre bocca sull’amico Putin (neanche parlasse di Ruby….), e Salvini fa ora la colomba. Forse non si vuole ammettere, per carità di patria, che nessun governo della Ue, escluso quello ungherese, si regge su partiti putiniani di recente e incerta conversione. Se il leader leghista ha cambiato felpa e non porta più in giro orgogliosamente l’immagine del leader russo non c’è che da rallegrarsene. Ma se vuole evitare il sospetto di una strumentalità giocata su questa tragedia, deve recidere i legami ideali con quel regime. Perché tra la Lega e Russia unita c’era un idem sentire sulla stessa linea autoritaria e anti europeista. E quindi se Salvini va a Mosca deve rappresentare le idealità europee, atlantiche e democratiche del governo a cui partecipa. Non ci può essere nessuna ambiguità su questo.
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