- La polemica di Fratelli d’Italia contro Peppa Pig potrebbe essere uno spoiler dei dibattiti che ci toccherà sentire nei prossimi cinque anni.
- Ultimamente sono state politicizzate varie questioni – dalla salute con i vaccini alle questioni di genere, passando appunto dai cartoni animati – che in passato venivano considerate estranee alla politica, neutrali.
- La neutralità è probabilmente una finzione, perché tutto è potenzialmente politico, ma una finzione necessaria, perché ci mette al riparo dai conflitti.
Cosa c’è di più innocente, e apparentemente lontano dalla politica, di un cartone animato per bambini? Eppure proprio un cartone, Peppa Pig, è finito al centro di una polemica pre-elettorale. Perché i cartoni raccontano il mondo, nel mondo esistono le famiglie omogenitoriali, e in un episodio della fortunata serie inglese ne appare una.
Tanto è bastato perché Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d'Italia, ne chiedesse la censura alla Rai. È uno spoiler dei dibattiti che ci toccherà sentire nei prossimi cinque anni?
Se non si trattasse di un esponente di spicco del primo partito politico italiano - un partito che si prepara a governare un paese multiculturale in un continente multiculturale - si potrebbe forse capire il suo sconcerto.
Ad esempio Mollicone potrebbe non avere mai visto una famiglia composta da due mamme, o non avere accesso all’informazione sull’esistenza di questo fenomeno: questa ignoranza è la condizione di una maggioranza della popolazione italiana, e non c’è nulla di nobile nello stigmatizzarla.
Chi abita un mondo in cui la diversità non esiste - o non è visibile - tenderà a vedere con sospetto gli sforzi d’un tratto massicciamente profusi dall’industria culturale anglo-americana per mostrarsi più inclusiva, Disney in testa, che si tratti della coppia lesbica in Lightyear o della fata turchina nera nel Pinocchio di Robert Zemeckis.
Ma se stigmatizzare queste resistenze culturali non è nobile, di certo lo è ancor meno strumentalizzarle come ha fatto Fratelli d’Italia.
Tutto è politico
I cartoni animati non sono il solo spazio apparentemente neutro a essersi “politicizzato” negli ultimi anni. Basta vedere come la monarchia inglese, a lungo appannaggio delle sole riviste di gossip, sia stata associata a temi altissimi come l’eredità del colonialismo inglese.
«Per gli ex sudditi delle colonie Elisabetta è stata tutto tranne che la regina buona» ha spiegato il politologo Subir Sinha intervistato da Bruno Montesano su Fanpage. Perché di tutta evidenza né la monarchia né i cartoni animati sono poi tanto neutri…
Ma esisteranno, poi, delle questioni davvero neutre?
Se pensiamo al mondo di qualche anno fa, vediamo un mondo in cui la vaccinazione era una questione puramente tecnica. Esisteva una minoranza no-vax, trasversalmente stigmatizzata, ma non c’erano estenuanti dibattiti sui media, convegni con medici e filosofi, l’ambiguità della linea dei partiti di destra; insomma il dissenso vaccinale non incarnava ancora una divisione politica.
Oggi invece questi temi costituiscono nuove linee di frattura, nuovi principi di aggregazione sui quali si costituiscono alleanze politiche.
Questa constatazione non vale soltanto per la pandemia: sono abbastanza vecchio per ricordare quando i temi di orientamento sessuale, figuriamoci quelli d’identità di genere, ancora non erano politicizzati. Per la sinistra parlamentare non erano una priorità, per la destra non erano una bandiera.
Le cose restavano immobili nel bene e nel male: cioè nessuno si adoperava per migliorare l’esistenza di una minoranza della popolazione ma nessuno strepitava per peggiorarla.
Oppure certe cose restavano sotto traccia: esiste dal 2019 in Italia una legislazione sul trattamento farmacologico della disforia di genere fin dalla pubertà, eppure non si ricorda nessun dibattito isterico sulla faccenda.
Questi processi di politicizzazione coesistono con opposte tendenze alla depoliticizzazione che ricorrono alla retorica della “scientificità”, spesso per sottrarre al dibattito collettivo le questioni economiche facendone verità oggettive.
La scienza dovrebbe, e soprattutto vorrebbe, essere lontana dalla politica tanto quanto i cartoni animati di Peppa Pig. Ma come nel caso di Peppa Pig, non le è sempre concesso.
Una finzione necessaria
In effetti politicizzare non è un male in sé: permette di smuovere le abitudini, rimettere in discussione dei rapporti di potere cristallizzati in saperi tecnici. Non esiste nulla di neutro in quanto tale, né la scienza né i cartoni animati.
Mostrare una certa idea di famiglia significa già, in qualche modo, proporre un modello sociale: ad esempio Peppa Pig offre un modello di famiglia nucleare (due genitori) eterosessuale (papà e mamma) a bassa fecondità (due figli), con una certa tolleranza per modelli alternativi (due mamme).
Quanto a noi, fino a quando resisteremo in questo dibattito permanente, su tutto e ogni cosa?
Se non esiste nulla di neutro in quanto tale, la neutralità è comunque una finzione necessaria: uno spazio che costruiamo noi, al riparo dai conflitti, per sottrarre certe questioni a un’eterna, estenuante negoziazione.
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