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Lontano dal fronte il dramma diventa un altro argomento di discussione per chi frequenta i social network
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I commenti si possono riassumere in schemi predefiniti a cui tutti i commenti finiscono per aderire
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E così, durante la fashion week, c’è chi ritiene di non avere l’outfit adatto per un conflitto
Le profezie dei santoni quando parlavano degli anni Venti del 2000 come un’era parecchio nefasta devo dire che neanche l’opposizione di Marte, Urano e Saturno in trigono con “chitemmuort”" mi avrebbe mai fatto pensare ad uno scenario terrificante come quello attuale dove, prima ancora che finisse una pandemia durata due anni, è scoppiata una nuova guerra mondiale e nel frattempo ci avviamo saltellando verso il disastro climatico.
La sintesi emotiva di tutto questo si riassume nella parola: ansia.
L’ansia, che prima era un sentimento riservato ai problematici, agli adolescenti e agli ansiosi, appunto, oggi è diventata l’emozione dominante della nostra quotidianità.
Ti svegli e prima ancora di andare a fare pipì hai l’ansia. Apri il giornale, accendi la tv, leggi internet e ansia. Ti fai il caffè ed ansia perché tra un poco accendere il gas per tre minuti costerà quanto comprare un rene al mercato degli organi, e allora pensi che se vale più una tazzina di espresso fatto con la moka o la depurazione ematica, e la giornata si dipana tra ansia, video calmanti di animaletti buffi su TikTok e poi altra ansia, accompagnata da sogni ansiogeni che fonti scientifiche hanno dimostrato siano aumentati del 1000 per cento dalla fine del 2019. Ovviamente questo non è un dato veramente scientifico ma ormai la scienza mette solo ansia quindi meglio prenderla con le pinze.
Ansia impacchettata
Di sicuro questa ansia ci porta a controllare sempre più spesso i media, in cerca di certezze, rassicurazioni, conforto, e quello che ci danno i media invece è ansia impacchettata in scatole di terrore e allarmismo, recapitate tramite ansia con pagamento della commissione a carico del ricevente. Un circolo vizioso infinito dove probabilmente l’umanità finirà per estinguersi a causa ansia, implodendo su sé stessa che, considerato lo scenario attuale, non mi sembra neanche l’ipotesi peggiore.
A questa nevrosi si aggiunge il fatto che i social sono dei media interattivi. Non puoi stare a guardare e basta. Ti viene costantemente richiesto di esprimere un’opinione, prendere una posizione, esternare un pensiero anche quando un pensiero non ce l’hai e se ce l’hai è talmente banale che sarebbe meglio non esprimerlo.
E invece ti rassegni ed entri nel grande circuito del commento ed è così che, in una giornata già enormemente piena d’ansia per un conflitto appena scoppiato ci siamo ritrovati sommersi di commenti sul web in merito a quanto sta accadendo.
Commenti che si possono così riassumere:
Quelli che “ha perso l’umanità”
Manipolo di persone seriamente dispiaciute per quello che sta avvenendo e che commentano con senso di delusione nei confronti dell’intero genere umano. Certo, viene da chiedersi su quali elementi avessero basato questa loro immotivata fiducia nella specie, visto che basta aprire cinque minuti un qualunque libro di storia per rendersi conto che la parola “guerra” e la parola “umanità” sono decisamente correlate tra di loro quasi quanto le parole “Totti” e “Capitano”.
Quelli che “la guerra è una brutta cosa”
Vincitori del premio “graziealcazzo 2022”
Quelli che scrivono rivolgendosi direttamente a Putin, rimproverandolo
Gente che scrive post riferendosi direttamente al presidente Vladimir Putin, condannando il suo operato e dicendogli “Cattivo tu”. Quando leggo questi post immagino sempre il piccolo Vladimir nel buio della sua stanza che piange sommessamente perché Angela56 da Terracina gli ha detto che è una brutta persona.
Quelli che scrivono rivolgendosi direttamente a Putin, lodandolo
Anche questi scrivono post rivolgendosi direttamente a Putin ma acclamandolo come liberatore dal nazismo, eroe dell’opposizione al nuovo ordine mondiale, a Bildemberg e a Peppa Pig. Anche in questo caso immagino Vladimir che, nel buio della propria cameretta, mentre si rilassa tra una conferenza stampa e una bomba su Kiev, legge questi teneri elogi e sorride pensando «loro sì che mi vogliono bene, non come quelle ingrate delle badanti ucraine».
Quelli che fanno battute tra l’assonanza del nome “Biden” con “Bidet”
Anche detti “i comici del secolo” questi individui hanno il senso dell’umorismo da prima media ed l’incredibile capacità di riuscire a rattristare una situazione già tristissima di suo. Neanche per un attimo li sfiora l’idea che l’assonanza tra le due parole in realtà neanche esisterebbe se si degnassero di leggere il nome del presidente americano con la pronuncia corretta. Ma se glielo fai notare ti danno della laureata saputella che, nel linguaggio web equivale, più o meno, a “cogliona”, quindi, nel dubbio, io mi taccio.
Anche perché sono effettivamente una laureata saputella e non voglio correre il rischio di dovergli pure dare ragione.
Quelli che “io l’avevo detto” che scoppiava la guerra.
Cosa che in effetti era difficile da prevedere quasi quanto la vittoria di Mahmood e Blanco a Sanremo.
Quelli che si lanciano in fantasiose analisi sociopolitiche
Solitamente questi pipponi hanno la caratteristica comune di essere composti al 70 per cento di frasi prese da wikipedia e per il restante 30 per cento da riassunti, di riassunti, di riassunti di opinioni, che al mercato mio padre comprò.
Il profilo twitter dell’Ucraina che posta meme e lancia call to action
Come se la Polonia, durante l’invasione di Hitler avesse chiesto ai propri follower «Dai amici scrivete al cattivissimo Adolf tutte le cose brutte che pensate di lui taggandolo mi raccomando». Capisco l’angoscia di un paese in guerra ma dite ai social media manager dell’Ucraina che un conflitto armato forse meriterebbe un trattamento diverso da una challenge per il lancio del nuovo modello di Nike.
Non ho nulla da mettermi
Ma la mia categoria di commentatori e commentatrici preferita sono gli influencer di fashion.
Colti dall’improvviso disastro geopolitico del secolo proprio nel bel mezzo della settimana della moda i poveretti sono stati costretti ad alternare le proprie immagini patinate alle sfilate con le foto dei bombardamenti.
Alcuni, disperati da questo corto circuito, visto che si sa, la guerra è una della cose meno glamour di sempre, si sono lanciati in pindarici ragionamenti sulle conseguenze che il conflitto avrà per il settore moda. Tipo, non so, Putin che indossa la nuova micro gonna a vita bassa lanciata da MiuMiu.
Questa alternanza grottesca tra glitter e macerie, genera uno strano effetto Netflix per il quale sembra di vivere in una serie tv dispotica tremenda, ma alla moda, una sorta di Euphoria- con giovani fighi e alla stilosi- ma ambientata nei paesi slavi nel 1939.
Che poi alla fine della giornata ti ritrovi con la domanda: ma ora che è scoppiata la guerra, che mi metto?
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