- Durante la vista nella capitale ucraina dello scorso aprile, la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, ha espresso con entusiasmo forse eccessivo l’impegno europeo a far entrare l’Ucraina nell’Unione europea.
- L’entusiasmo della presidente von Der Leyen non è stata condivisa dal presidente francese che con il cancelliere tedesco ha immediatamente smorzato la proposta dichiarando che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione richiederà almeno vent’anni.
- Qualora il lungo processo di ammissione venga immediatamente avviato si pongono parecchi interrogativi. È facilmente prevedibile che quando verrà stabilito un cessate il fuoco parte del territorio ucraino occupato dalle truppe russe non tornerà sotto la sovranità di Kiev.
Durante la vista nella capitale ucraina dello scorso aprile, la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, ha espresso con entusiasmo forse eccessivo l’impegno europeo a far entrare l’Ucraina nell’Unione europea. Il presidente Volodymyr Zelensky aveva ufficialmente avanzato la richiesta di adesione tre giorni dopo lo scoppio della guerra affermando perentoriamente «Noi chiediamo all’Unione europea l’entrata immediata».
L’entusiasmo della presidente von Der Leyen non è stata condivisa dal presidente francese che con il cancelliere tedesco ha immediatamente smorzato la proposta dichiarando che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione richiederà almeno vent’anni.
Territori perduti
Qualora il lungo processo di ammissione venga immediatamente avviato si pongono parecchi interrogativi. È facilmente prevedibile che quando verrà stabilito un cessate il fuoco parte del territorio ucraino occupato dalle truppe russe non tornerà sotto la sovranità di Kiev.
Non è un caso che a Kherson ci sia già una doppia circolazione monetaria (grivnia e rublo) che prelude a una eliminazione della moneta ucraina. Allo stesso modo nella parte nord del paese, al confine con la Polonia, passaporti polacchi vengono distribuiti preludendo a una possibile acquisizione territoriale da parte della Polonia. Quella che entrerebbe nell’Unione sarebbe quindi una Ucraina privata sicuramente del territorio del Donbass, Mariupol e Kherson, con Odessa probabilmente controllata dalla marina russa. Il processo di ammissione non può prescindere da una definizione precisa della nazione e della sovranità territoriale. Date queste circostanze la prudenza del presidente francese appare ampiamente giustificata.
Un paese fragile
È utile poi avanzare alcune considerazioni di merito. L‘Ucraina è un paese fragile economicamente, istituzionalmente, culturalmente e religiosamente diviso. È un paese dominato economicamente da alcuni oligarchi, con un altissimo livello di corruzione, una struttura statuale debole e un reddito pro capite che nel 2020 era di circa 3300 dollari annui, sostanzialmente uguale a quello del 1991, meno della metà di quello della Bulgaria.
Non è un caso che dall’indipendenza circa dieci milioni di cittadini siano emigrati. Nella guerra ancora in corso l’economia ucraina è stata distrutta nelle sue infrastrutture, strade, porti, aeroporti, rete elettrica e il reddito nazionale secondo il Fondo monetario internazionale diminuirà quest’anno fra il 35 e il 50 per cento, e l’entità della diminuzione dipenderà dalla durata della guerra.
Gli altri problemi
Come possa l’acquis comunitaire essere assorbito e applicato da un paese così fragile è molto difficile da immaginare. I criteri per l’adesione sono molto stringenti: oltre alla condizione imprescindibile di rispettare i valori democratici su cui si basa l’Unione europea il paese deve avere delle istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto delle minoranze e la loro tutela.
Ci sono soprattutto criteri economici stringenti: l’esistenza di un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione. Il paese deve anche mostrare di essere in grado di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione e di attuare efficacemente le leggi e le politiche dell’Ue.
Il sostegno emotivo a favore del paese invaso e distrutto non sarà forse sufficiente ad accelerare il processo di adesione che per alcuni paesi balcanici è in corso da dieci anni o più: la Macedonia del nord è candidata dal 2004, il Montenegro dal 2010, la Serbia dal 2012 e l’Albania dal 2014.
La proposta della presidente von Der Leyen di ammissione dell’Ucraina alla Unione Europea ha senza dubbio un valore politico e simbolico di appoggio al governo ucraino, ma una scarsa possibilità di rapida realizzazione. Molto più realistico e immediato sarà il sostegno rappresentato da aiuti finanziari come deciso dagli Stati Uniti che si sono impegnati a fornire 43 miliardi di dollari.
Relazioni
Qualora la guerra venga ad una fine il presidente ucraino avrà da preoccuparsi del crescente e spesso violento nazionalismo interno, nazionalismo che si somma con una grande impazienza di adesione all’Unione vista come la panacea che può curare tutti i mali del paese.
Prima dell’adesione sarà comunque necessaria la ricostruzione materiale di un sistema economico ampiamente danneggiato e privato di forza lavoro attraverso l’emigrazione massiccia. Quale forma giuridica avranno le relazioni dell’Ucraina con l’Unione europea è difficile dire anche perché queste dipenderanno da come si stabilizzeranno le relazioni fra Russia e Ucraina.
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