- Le immagini di questi giorni, provenienti da più città, riguardanti le reazioni della polizia nei confronti delle studentesse e degli studenti sono davvero raccapriccianti.
- Chi si augurava di leggere parole forti da parte di una persona stimata, come la ministra Luciana Lamorgese, o da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi, è rimasto deluso.
- La sgradevolissima impressione di queste ore è invece quella che dalle parti del Viminale si preferisca buttare la croce sui ragazzi non guardando a cosa non abbia funzionato sul piano delle scelte compiute nella gestione stessa del rapporto con i manifestanti.
Le immagini di questi giorni, provenienti da più città, riguardanti le reazioni della polizia nei confronti delle studentesse e degli studenti sono davvero raccapriccianti.
È inutile girarci attorno: si è di fronte a reazioni assolutamente spropositate nei confronti di giovanissimi che manifestavano in maniera pacifica.
Dovendo fare i conti con questi episodi il governo ha scelto innanzitutto la strada del silenzio.
Chi si augurava di leggere parole forti da parte di una persona stimata, come la ministra Luciana Lamorgese, o da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi, è rimasto deluso.
Al tacere delle prime giornate si sono aggiunte alcune frasi allucinanti pronunciate dal viceministro Molteni (colui a cui si deve la scrittura degli orrendi decreti Salvini) e, infine, l’allusione della stessa Lamorgese alla presenza, tra gli stessi manifestanti, di «infiltrati».
Sinceramente mi aspetto un atteggiamento ben diverso da parte dell’esecutivo ed è il motivo per cui ho firmato un’interrogazione, scritta dalla Vicepresidente del parlamento Ue Pina Picierno, rivolta alla Commissione Europea, attraverso la quale si intendono interessare le istituzioni continentali affinché, come si scrive, «si faccia chiarezza».
Credo infatti che questi episodi e la reazione impacciata che è seguita non debbano passare sotto silenzio. E ciò è vero in particolare in un tempo come quello che stiamo attraversando.
Veniamo infatti da mesi complicatissimi, certamente pure sul piano della gestione dell’ordine pubblico, ed è allora ancora più importante assistere a condotte esemplari da parte di chi è chiamato a fare i conti con manifestazioni e mobilitazioni, ed è essenziale fare vincere la logica del dialogo (giustamente questa chiamata in causa proprio dal ministro) con giovanissimi che decidono di prendere la parola sul proprio presente e sul proprio futuro.
Il dialogo, indispensabile, ritengo passi attraverso la piena assunzione delle proprie responsabilità.
La sgradevolissima impressione di queste ore è invece quella che dalle parti del Viminale si preferisca buttare la croce sui ragazzi non guardando a cosa non abbia funzionato sul piano delle scelte compiute nella gestione stessa del rapporto con i manifestanti.
Quel che ci si attende dal governo e da chi dirige le forze di polizia è attenzione e trasparenza.
Aspetti fondamentali guardando anche alle prossime giornate, durante le quali è logico attendersi una crescita delle stesse mobilitazioni delle studentesse e degli studenti.
Scrivo tutto ciò a prescindere dalle motivazioni che hanno portato alle proteste dei giorni scorsi e dal contesto drammatico, la morte del povero Lorenzo, che aveva in qualche modo visto crescere le prime manifestazioni.
Aggiungo che sono tra coloro che ritengono che lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro vada profondamente migliorato e ripensato ma questo, sinceramente, oggi non è il punto.
Il punto è quello di come ci si vuole rapportare di fronte a piazze di giovanissimi che la loro la dicono e la han detta sin qui in modo assolutamente pacifico.
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