- La multimilionaria thailandese è il Ceo di JKN Global Group Public Company Limited, potenza dei media in Asia, che per concludere l’operazione ha stabilito una sussidiaria negli Usa, JKN Metaverse Inc.
- Per il Bangkok Post Anne è la donna dell’anno, per Forbes «the most powerful trans woman in the world» nonché la terza persona transgender più ricca al mondo, con un patrimonio da 210 milioni di dollari.
- Progetti immediati: fare di Miss Universo una piattaforma per il soft power thailandese. Quotarsi in Borsa a New York. E domani, magari, diventare prima ministra della Thailandia
Abito lungo con strascico, spacco no limits a rivelare le gambe, tacchi, lustrini e gioielli. Mani curatissime, le unghie però sono corte, lo smalto beige naturale. Sale sul palco della True Hall all’IconSiam di Bangkok, falcata sensuale ma decisa: sa come fare un ingresso, Anne Jakkaphong Jakrajutatip. Ha avuto 43 anni e molte vicissitudini per imparare. Per arrivare a presentare la corona “Force for Good” che il 14 gennaio, a New Orleans, in collegamento con 165 nazioni, premierà Miss Universo 2022: un trionfo di zaffiri e diamanti, valore dichiarato 5,58 milioni di dollari.
Anne Jakkapong Jakrajutatip un tempo si chiamava Andrew. Oggi è la donna che ha appena comprato, per 20 milioni di dollari, Miss Universe Organization (Muo), rilevandola da Img: la prima in 71 anni, Muo era invece stato uno dei giocattoli più amati dell’ex presidente Usa Donald Trump.
Donna dell’anno
La multimilionaria thailandese è Ceo di Jkn Global Group Public Company Limited, potenza dei media in Asia, che per concludere l’operazione ha stabilito una sussidiaria negli Usa, JknMetaverse Inc. Per il Bangkok Post Anne è la donna dell’anno, per Forbes «the most powerful trans woman in the world» nonché terza persona transgender più ricca al mondo, con un patrimonio da 210 milioni di dollari. Anne si aggiudica una mano dopo l’altra, nell’anno in cui Dictionary.com designa woman, donna, parola del 2022, specificando che descrive «una persona di sesso femminile adulta» ma anche che «appartiene a tutte le donne, comunque si definiscano».
Il pubblico che segue l’evento in cui si svelano i piani di Anne per Miss Universe (uno per tutti: aumentare del 40 per cento i ricavi) è altrettanto notevole. Un ragazzone thai in completo nero tiene i capelli corvini in una coda di cavallo che gli arriva alla vita, ai piedi sandali gioiello con due giri di paillettes e mezzo tacco. Un influencer posa contro lo sfondo da photo-opportunity: gonna a matita nera e blusa bianca, sexy ciabattine luccicanti, caschetto biondo su un viso che non ha subìto interventi di femminilizzazione. Siamo in Thailandia, del resto, patria dei ladyboy: in nessun altro paese al mondo, probabilmente, i confini tra maschile e femminile sono altrettanto labili.
Romanzo di formazione
Non si fa la storia, al settimo piano dell’Iconsiam, il mall sul fiume Chao Praya forse più spettacolare di Bangkok, ma un pezzo di costume sì. Perché la vicenda di “Anne Jkn”, oltre a essere appassionante romanzo di formazione, contiene altri sotto-racconti: l’Asia che si compra pezzi pregiati d’identità americana (Muo ha anche la proprietà di Miss Usa e Miss Teen Usa); l’irresistibile ascesa del potere queer; il vertiginoso aumento della ricchezza oggi detenuta dalle donne in Asia (secondo Nikkei Asia, l’Economist d’oriente, cresce a un ritmo superiore a qualunque altra regione del mondo, e le miliardarie sono passate da 13 nel 2010 a 92 quest’anno).
Anche per questo Jakkapong Jakrajutatip è un mito qui. Tra Instagram e altri social ha 12 milioni di follower, che adorano la sua vita XXL tra Aston Martin, otto case e jet privato. Crazy Rich Asians non è solo un film, ma, piaccia o no, uno stile di vita ammirato. Se nei paesi di cultura cristiana è più facile che un cammello passi da una cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio, nell’Asia buddhista davanti alla ricchezza, ritenuta conseguenza del proprio karma, le porte si spalancano. È un premio da rispettare.
Il gigante Jkn
I thai adorano Anne. I giornalisti alla conferenza stampa sembrano groupies. Lei coccola il pubblico, lo cavalca come un fantino, lo sprona e ispira, emoziona e placa. Al momento giusto cambia registro, suscita consensi e risate. La sua è in falsetto, a metà tra maschile e femminile. La voce invece è quasi baritonale: Anne non ha mai voluto far niente per femminilizzarla, la considera parte della sua identità transgender. «Questa corona dovrà premiare una persona esemplare», annuncia. «Che abbia bellezza, cervello e qualità. Dotata di leadership trasformativa». Sta anche parlando di sé. «Ho dovuto trasformare molte cose nella mia vita per diventare quello che sono. Si può fare, se si crede in sé. Chiunque siate, trasformate il vostro dolore in forza».
C’è una biografia tormentata dietro queste parole, che col tempo è diventata il suo orgoglio e una narrazione che emoziona. Quando ancora era Andrew, è stata vittima di bullismo a scuola e abusata da un insegnante. Fatto drammatico che genera conseguenze: prima abbandona la scuola e va a lavorare in una stazione di servizio, poi lascia la Thailandia e si rimette a studiare in Australia, International Relations alla Bond University. Impara l’inglese e comincia la transizione, che negli anni le costerà un milione di dollari tra operazioni e procedure. Le transizioni, dovremmo dire: perché non si tratta solo di Andrew che diventa Anne, ma anche di un ragazzino di Bangkok, figlio di genitori cinesi, che parte dal piccolo business di famiglia (noleggio video) e diventa Ceo di Jkn Global Group Pcl, la compagnia di produzione e distribuzione contenuti (film, serie, talk show, reality) che ha fondato. E non smette di trasformare: oggi Jkn è un gigante mediatico che ingloba 15 compagnie, canali di news e beverage, integratori, benessere e beauty: molti di questi prodotti guadagneranno dall’essere associati a Miss Universe.
Aver creato Jkn Group, però, non le basta. A sostegno della causa transgender Anne ha voluto Life Inspired for Transsexuals Foundation (Lift), che ne rivendica i diritti con campagne per cambiare la legislazione thailandese e permettere di usare sui documenti il proprio nuovo genere dopo operazioni di riassegnazione sessuale; per poter contrarre matrimonio e avere pari opportunità lavorative. Nel paese, peraltro, molti gruppi stanno chiedendo sostegno al Gender Recognition Bill, che se diventasse legge vedrebbe riconosciute le identità non binarie con l’aggiunta di un’opzione gender neutral.
Il tempo per crearsi una famiglia, comunque, Anne se l’è ricavato. Ha un compagno inglese e due figli (Andrew e Angelica) nati negli Usa grazie a donazione di ovuli. Il suo seme era stato raccolto prima delle operazioni di riassegnazione sessuale. «Sono una persona che pensa», così ama descriversi. Nata nel gender sbagliato, è abituata a porsi domande, a far scelte controintuitive. «Non faccio mai quello che fanno gli altri», ripete spesso, «studio quello che gli altri non fanno. Ho fatto miliardi senza mai chiedere prestiti, penso a ogni aspetto di un’operazione».
Le ambizioni future
Per Miss Universe Organization si è data precise priorità, a cominciare dal quotarla alla New York Stock Exchange entro il 2025. Secondo, far crescere la conoscenza del brand in Asia, sfruttando il nome di Miss Universe in merchandising, linee di cura e cosmesi, integratori, drink salutistici. Terzo, usare il trademark per trasformare Jkn in una compagnia globale di diffusione di contenuti.
Vuole creare una piattaforma di soft power thailandese?, le chiediamo. Seguire il modello sudcoreano, che attraverso il successo mondiale della sua fiction esporta beauty e moda, cibo e K Pop? «Miss Universo è visto da 500 milioni di persone nel mondo. Potrebbe senz’altro esserlo», risponde. «Ne ho parlato con le autorità e l’idea è piaciuta molto. Si dovrebbe far presto un annuncio, ma aspetto che gli accordi siano messi nero su bianco». Per rendere il brand sinonimo di Thailandia e stimolare il turismo ha incontrato Yuthasak Supasorn, Governatore della Tourism Authority of Thailand, e il ministro della Cultura Ittiphol Kunplome, oltre a personaggi chiave di retail, ospitalità e turismo. Sul tavolo, tenere già l’anno prossimo l’evento nel paese e lavorare su «food, film, fashion, festival and fighting», elenca: cibo, cinema, moda, festival e muay thai, la boxe locale. Il concorso adotterà il concept One Universe, per far partecipare anche donne trans e sposate. L’inclusione è il cavallo di battaglia.
Diritti, leadership, empowerment, soft power: il discorso tocca solo tasti giusti. Le chiediamo, vuole entrare in politica? «Io?», sgrana gli occhi, ma le viene da ridere. «Non al momento, però… Let it be». La voce baritonale si fa ancor più grave. Non se lo aspettava, ma perché rinunciare a un piccolo speech? «Per me la fama non serve a essere amati, ma a fare qualcosa per la società. Mi chiedo, come posso contribuire al benessere di tutti? Qual è il mio ruolo futuro nel mio paese? Voglio servirlo e farò il meglio che posso per essere utile. Magari il consigliere, o il primo ministro».
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