Alcuni social cinesi, in particolare Duoyin (il TikTok cinese), ma anche lo stesso TikTok (non accessibile in Cina senza vpn, ma molti content creator cinesi lo frequentano lo stesso) e in particolare Xiaohongshu, il social più recente e sempre più popolare, si stanno divertendo con quella che sembra essere l’equivalente del cibo di Halloween.

Si chiama Wpf, per brevità, che sta per White People Food (Cibo della gente bianca), o, in cinese, bairenfan. Propone una serie abbastanza spaventosa di cibo che appare senza vita, senza gusto, e di una tristezza mortale.

Infatti, sempre sui social cinesi, è chiamato anche «alimentazione della sofferenza». E si tratta di vari tipi di pasti “da bianchi” che più blandi non si potrebbe. La beffa si muove su due rette parallele: da una parte, la smania di cibo “sano” – che in questa istanza diventa cibo crudo e scondito – e dall’altra, la relativa assenza di spezie e sapori forti (reale o immaginaria che sia) che si trova nel cibo “occidentale”. La generalizzazione fa ovviamente parte del divertimento.

Pasti affranti

Ecco dunque il panino fatto con due pezzi di pan carré nemmeno tostato con dentro una solitaria fetta di formaggio o di salume. Oppure uno scatolino a compartimenti, di quelli che si utilizzano per la schiscetta, con dei cracker in quello rettangolare e, in quelli quadrati, due solitari pezzetti di formaggio e una cosa rosa che sembra prosciutto cotto, o forse carne in scatola. Altre foto dell’alimentazione della sofferenza sono di una banana tagliata a tocchetti e un pomodoro in quarti, di nuovo separati in due lati della schiscetta.

Da quando è cominciato il gioco, gli utenti dei social si sbizzarriscono in pasti che rendono sempre più affranti: qualche pezzo di broccolo bollito con un uovo sodo di fianco, pezzettini di pollo pallidi, forse cotti in padella, un po’ di riso ammonticchiato. O un hamburger desolato, in un contenitore di plastica con il coperchio di fianco. Una scatoletta di tonno sotto brina, nemmeno sott’olio, con dentro una forchetta di plastica bianca.

Troppo blando

In un post, un utilizzatore ha scritto: «Il cibo per bianchi serve a farti capire come ci si sente da morti. Io dopo un boccone però ero così schifato da non essermi mai sentito più vivo». Su TikTok, una ragazza (account @Li2dog) spiega: «Lo spirito del cibo dei bianchi è che non deve essere piacevole da mangiare», e continua: «Devi mangiarlo spesso crudo, o in un solo pezzo. Questo cibo senza gusto ti serve per il pranzo a lavoro: così, puoi dividere il piacere dal lavoro, e sentirti rivivere quando lasci l’ufficio».

Come tutti i giochi social, il tormentone del bairenfan ha sviluppato vita propria, con utenti che fanno a gara a postare quanto di più triste ci sia. Un pacchetto di nachos con una mela. Oppure due uova bollite con un po’ di insalata scondita intorno, messe dentro a un barattolino, o un würstel senza né condimento, con mezza rondella di carota vicino, appoggiato al centro di un piattino di carta. Altre foto sono elaborate – numerose piccole porzioni di alimenti scialbe fino all’inverosimile, oppure attente composizioni di patate sbucciate e lesse, senza nemmeno un granello di sale, o, per carità, un filo d’olio – per quanto il messaggio resti lo stesso: gli occidentali, i bianchi, mangiano cose talmente blande e senza gusto da togliere la voglia di vivere.

La parte per così dire “salutista” invece è nata dall’osservazione di alcuni cinesi che lavorano all’estero, e guardano sbigottiti le schiscette sane che si fanno i colleghi; che di nuovo sacrificano tutto il gusto nel nome delle proteine, o di alimenti considerati “depurativi”.

Un rapporto complesso

Va da sé che questa sia una vena facilmente ilare, con immagini davvero divertenti. Ma denota anche qualcosa di più serio, ed interessante, ovvero, l’avvenuta sepoltura di quel senso di ammirazione condito di complesso di inferiorità che la Cina aveva avuto nei confronti di tutto quello che era straniero, e in particolar modo occidentale, e che era percepito come raffinato ed esotico – una reazione alla chiusura totale voluta dal maoismo, e che ha impiegato alcuni decenni per essere interamente eliminata.

Durante gli anni più cruenti del maoismo, infatti, l’interezza della cucina straniera era diventata sospetta e chi la preferiva poteva essere considerato un galoppino degli imperialisti occidentali (all’epoca, certe cose venivano espresse così). Va detto poi che i ristoranti erano molto pochi: l’uomo nuovo del comunismo mangiava in mense collettive, dato che anche la cucina casalinga era considerata un po’ troppo borghese ed individualista. Poi, con gli anni Ottanta, ecco che tornarono i ristoranti, e all’interno degli alberghi che avevano il permesso di accogliere stranieri, in particolare dagli anni Novanta in poi, vennero aperti sempre più ristoranti “occidentali”, in cui si potevano gustare piatti francesi, italiani, e americani.

Costavano una fortuna, in particolar modo rispetto agli stipendi medi dei cinesi di allora, ed erano dunque ambitissimi. Con il passare del tempo però i ristoranti all’occidentale sono usciti dagli alberghi di lusso, e da più di venti anni si può mangiare in Cina in ristoranti italiani, coreani o russi, indonesiani o francesi, indiani, turchi o giapponesi… insomma, tutte le cucine del mondo, in grande naturalezza.

Sicurezza

Non che i cinesi siano diversi dal resto del mondo, e che siano in massa così aperti a cucine inusuali, e come è naturale certi stili di cibo sono più apprezzati di altri. La cucina italiana per esempio incontra molto favore, così come quella giapponese (per non parlare del fast food americano), mentre, con una certa generalizzazione, si può dire che le spezie indiane risultino un po’ troppo intense e che in tanti si sentano messi in soggezione dalla cucina francese. Gli utilizzatori dei social naturalmente sono per lo più giovani, e conoscono le ristrettezze e le chiusure del passato solo dai racconti di genitori e nonni.

Il che consente loro di essere scanzonati quando si tratta di prendere in giro cucine un tempo messe sul piedistallo, dissacrando in tutta scioltezza stili e piatti internazionali divenuti familiari e accessibili. Grazie a questo profondo cambiamento generazionale, dunque, sono potuti nascere anche certi curiosi luoghi mentali, in cui la “cucina dei bianchi” in certe occasioni procura una sana risata, mentre la propria cucina è vista come la migliore, la più variata (le cucine regionali e sotto-regionali cinesi sono ovviamente numerosissime, non fosse altro che per le dimensioni ragguardevoli del paese) e quella che suscita la nostalgia dei pasti preparati dai genitori.

Il cibo per gente bianca, dunque, mostra una Cina ormai sicura di sé – e anche una serie davvero deprimente di fotografie di pasti così smorti e bistrattati da far soffrire solo al guardarle. A meno che la vostra idea di un pasto salutare e rapido non sia quella di quarti di carote crudi, accompagnati da un uovo sodo tagliato a metà, prelevati da una scatola di plastica repelli-Instagram.

© Riproduzione riservata