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Lo scandalo della settimana, ne avrete certamente sentito parlare, è stato l'attacco vile e insensato di Striscia la Notizia ad Ambra Angiolini con grande scandalo dei social.
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Nel caso Antonio Ricci volesse smentire la fama di turpe misogino gli consiglio di attapirare un'altra star che è stata recentemente mollata e che, come Ambra, ha scelto di reagire con resilienza: Alessandro Di Battista.
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Per fortuna Dibba non conosce la depressione, ed è prontissimo a rifarsi una vita: e per lui la vita è la Politica, «con la P maiuscola». Quindi basta tristi tropici e boschi sulla tangenziale, ora fa sul serio: prepara il suo partito, e «organizzerà delle tappe».
Lo scandalo della settimana, ne avrete certamente sentito parlare, è stato l’attacco vile e insensato a una gloriosa istituzione italiana da parte di pericolosi guastatori. Mi riferisco naturalmente all’agguato teso da Striscia la Notizia ad Ambra Angiolini: l’attrice è stata lasciata da Massimiliano Allegri, che pare sia andato a comprare le sigarette per poi sparire nel nulla (pratica antica quanto l’uomo che oggi viene chiamata ghosting, forse per scoraggiare il tabagismo), e Striscia ha ben pensato di consegnarle il tradizionale tapiro, il premio dei perdenti.
Tapiro accettato con elegante sportività dalla Nostra, ma duramente contestato in quanto sessista e patriarcale dalla magistratura dei social: dovevano conferirlo al tombeur fuggiasco, non alla sua vittima. Quando Striscia consegnò un tapiro in versione cornuta a un famoso Personaggio di reality tradito in diretta tv da un’altrettanto famosa Personaggia di reality, nessuno ritenne di intervenire perché le cafonate ci indignano solo se fatte a quelli che ci stanno simpatici.
Non sappiamo ancora se Antonio Ricci deciderà di donare la statuetta anche a Massimiliano Allegri, soprattutto dopo le battutone – sempre molto gradite nel mondo del calcio – sull’aver lasciato Ambra per Dybala. Ma nel caso volesse smentire la fama di turpe misogino gli consiglio di attapirare un’altra star che è stata recentemente mollata e che, come Ambra, ha scelto di reagire con resilienza: Alessandro Di Battista.
Il tour di Dibba
Anche lui transitato in gioventù nei programmi cult per adolescenti (ma poi ad Amici non venne preso: unico passo falso della De Filippi), anche lui dapprima telecomandato da un visionario (Casaleggio come Boncompagni) e poi smanioso di essere associato a icone più aspirazionali (Che Guevara come Dario Fo e Ferzan Özpetek).
Il ghosting a Dibba è stato anche più doloroso di quello ai danni di Ambra perché perpetrato da un'intera metropoli: era sceso in campo per sostenere la Raggi con gli ecologisti, aveva promesso il Grande raccordo boschivo (si è parlato troppo poco di questa meraviglia, e della capacità della galassia Cinque stelle di autoparodiare anche idee non disprezzabili), e la sua lista ha ricevuto l’uno per cento di preferenze perché i romani hanno evidentemente scelto di andare a comprare le sigarette.
Dunque che fare? Probabilmente Ambra cambierà taglio di capelli e si iscriverà alla versione ricca e famosa di Tinder (si chiama Raya, lo dico per i nostri lettori plutocrati single), ma Di Battista si piace già troppo così com’è e ormai non può più usare la defunta app di incontri per chi ha i suoi stessi feticismi politici, la piattaforma Rousseau.
Fuori discussione anche una lunga vacanza in luoghi esotici, da sempre sicuro rimedio a pene amorose–elettorali: è recentemente tornato dal Sud America dove ha girato a grande richiesta di sé stesso nuovi documentari, e anche se avesse i soldi per un altro pacchetto con Avventure nel Mondo poi non potrebbe postare le foto per non insospettire i simpatizzanti, sempre micragnosi con lo scontrino e la ricevuta.
Un nuovo libro, magari? Ma è appena uscito l’ultimo, ne ha già pubblicati 4 in 5 anni – più quello su Bibbiano, tuttora inedito per venire forse rivalutato da postumo come tanta grande letteratura di scandalo – e persino i più spietati grafomani devono vivere un po’ per poter scrivere.
Ma per fortuna Di Battista non conosce la depressione, ed è prontissimo a rifarsi una vita: e per lui la vita è la Politica, «con la P maiuscola». Quindi basta tristi tropici e boschi sulla tangenziale, ora fa sul serio: prepara il suo partito, e «organizzerà delle tappe». Andrà in tour per «urlare». Rivelerà «temi oscurati» dai «giornaloni» (tipo che si pensa a Casini per la presidenza della Repubblica: lo sapevo persino io, per dire quanto era oscurato il tema).
Partirà da Siena, che ha sostituito Bibbiano come tormentone ma che è altrettanto satanica, e infatti è anche l’ossessione de Le Iene, che è la versione format televisivo di Dibba. Siena coi suoi complotti bancari ben più pericolosi dei neo–fascismi in gran spolvero, che non esistono perché «oggi fascista è colui che bastona mediaticamente coloro che non sono allineati al pensiero delle élite» (insomma quelli avranno anche sfasciato la Cgil, ma è lei che li ha esasperati). Ora che tornerà ai «bagni di speranza», che sono le nuove «spremute di umanità», darà una spallata alla connivenze tra finanza e politica, tra lobby dei farmaci e lobby delle armi, tutelerà gli ultimi e i padri separati. Questi li cita di continuo: sarà un pizzino alla compagna? Sta per andare anche lui dal tabaccaio? Mi auguro di no, ma nel caso gli ricordo che Ambra è di nuovo single. È la power couple attapirata che ci vuole, per riportare alle urne gli indignati e i mollati di tutto il paese.
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