Nella nostra ricerca del desiderio e dell’amore possiamo fare a meno dei corpi? In una società dove l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale sono sempre più pervasive c’è chi sceglie di entrare in contatto con l’alterità senza la carne.

Le nuove tecnologie stanno ridefinendo il modo in cui ci relazioniamo, amiamo e persino elaboriamo il lutto. Ma qual è l’impatto reale di queste innovazioni sull’affettività umana? E possiamo veramente fare a meno della realtà fisica e tangibile nella nostra ricerca di connessione e intimità?

Toccarsi senza toccarsi

Le persone utilizzano gli spazi virtuali a scopo sessuale e per entrare in intimità praticamente da quando esiste internet.

Ora non solo è possibile conoscere potenziali partner e scambiare contenuti intimi, ma anche intrattenersi in attività virtuali che simulano appuntamenti e rapporti sessuali senza incontrarsi fisicamente.

Per alcuni gli spazi online, come il metaverso, sono potenzialmente più sicuri per esplorare desideri, fantasie, perversioni, feticismi e per ciò in cui non sono a loro agio, o che non sono in grado di perseguire, nella loro vita fisica. In piattaforme come VRChat e AltspaceVR gli utenti possono interagire fra loro attraverso la realtà virtuale, bastano un visore e un avatar ma esistono anche le interfacce aptiche (gilet, guanti e sex toy per coinvolgere tutti i sensi). Phantom Touch, ad esempio, simula sensazioni tattili nell’esperienza VR, permettendo agli utenti di “sentire” il tocco dell’altro senza alcun contatto fisico reale attraverso una combinazione di stimoli, vibrotattili, termici e di elettrostimolazione, coordinati con le interazioni nell’ambiente virtuale.

Alcuni utenti sperimentano invece il “tocco fantasma”, ovvero la sensazione fisica di ciò che accade ai loro avatar VR. Quando cioè i loro alter ego vengono sfiorati nella simulazione lo percepiscono sulla loro pelle.

L’amore gestito dall’Ia

È ben noto alle cronache che il fenomeno dei fidanzati virtuali, come entità completamente gestite dall’intelligenza artificiale, è in crescita. Già nel 2018, il giapponese Akihiko Kondo, pioniere del movimento “fictosexual” (persone attratte da esseri immaginari), aveva sposato l’avatar Hatsune Miku, trasformata poi in una bambola di dimensioni umane dotata perfino di una voce sintetica.

Quest’anno l’artista performativa Alicia Framis con l’opera The First Woman to Marry a Hologram, ufficializzerà il suo matrimonio con un’intelligenza artificiale. Il futuro marito, AILex, è un’entità creata con l’olografia, la cui personalità riunisce profili di conoscenti, amici e familiari dell’artista e si avvale di informazioni sulle persone e sulle esperienze che hanno segnato la sua vita.

Anche app come Replika (bloccata in Italia dal Garante della privacy) e Xiaoice offrono da tempo compagni virtuali in grado di apprendere dalle interazioni con l’utente, adattandosi alle sue preferenze e personalità.

L’amore oltre la morte

L’Ia arriva in soccorso anche di coloro che desiderano rivivere i momenti con chi non c’è più.

La digital afterlife industry rappresenta un settore in rapida espansione, in grado di offrire la possibilità di preservare e interagire con la personalità delle persone defunte. Eterni.me, ad esempio, crea avatar digitali basati sui dati social e personali del defunto, permettendo una forma di “immortalità digitale”.

Un caso emblematico è quello di Laurie Anderson, che ha addestrato un chatbot per replicare lo stile di scrittura del suo defunto marito, Lou Reed. Ciò fa riflettere sul potenziale emotivo e terapeutico di tali tecnologie, ma solleva anche questioni etiche sulla privacy e sul rispetto della memoria dei defunti.

Secondo un report di Grand View Research, il mercato globale dei servizi di commemorazione digitale dovrebbe raggiungere i 6,5 miliardi di dollari entro il 2027, indicando un crescente interesse per queste soluzioni.

L’impatto di queste tecnologie sulla psiche umana è oggetto di intenso dibattito accademico. Uno studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships suggerisce che le relazioni mediate dalla tecnologia possono offrire benefici unici, come la riduzione dell’ansia sociale e l’aumento dell’autostima in alcune persone.

C’è però una contropartita: l’isolamento e l’incapacità di relazionarsi con il reale.

Intimità virtuale

La questione se possiamo fare a meno dei corpi nelle nostre esperienze affettive rimane aperta. Il neuroscienziato Antonio Damasio sostiene che le emozioni e i sentimenti sono intrinsecamente legati alle esperienze corporee. Nel suo libro Lo strano ordine delle coe (Adelphi), Damasio argomenta che la coscienza e l’affettività emergono dall’interazione tra corpo e cervello. D’altra parte, filosofi post-umani come Nick Bostrom vedono nelle tecnologie emergenti la possibilità di trascendere i limiti biologici, inclusi quelli legati all’affettività e all’intimità.

L’avvento di queste tecnologie solleva importanti questioni etiche, il World Economic Forum ha pubblicato un report sulle implicazioni etiche dell’Ia nelle relazioni personali, sottolineando la necessità di un quadro normativo che protegga la privacy e il benessere psicologico degli utenti. In questa direzione la Ieee (Institute of Electrical and Electronics Engineers) ha sviluppato linee guida etiche per lo sviluppo di Ia e sistemi autonomi, che includono considerazioni sulle implicazioni sociali ed emotive di queste tecnologie.

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