I loro coetanei occidentali spingono i limiti dell’infanzia oltre ogni ragionevolezza facendosi kidult, “bambi-adulti” dipendenti dai genitori ancora a 30, 35 anni. In Cina, invece, i giovani aspirano a farsi vecchi prima possibile: a ritirarsi in ospizio, appagati da una vita semplice, quasi monastica.

Andare a letto prestissimo e svegliarsi altrettanto presto, in residenze per anziani che diventano ora youth nursing homes, dove ventenni e trentenni in pieno esaurimento da vita metropolitana scelgono di spiaggiarsi – per qualche settimana almeno, ma potendo anche più a lungo. I prezzi glielo consentono: per 600 yuan (78 euro circa) puoi stare un mese in una di queste residenze, per esempio in un villaggio non lontano da Suzhou, provincia dello Jiangsu.

Il più delle volte questi ospizi riciclati in guest house si trovano in campagna. Ai giovani affaticati dallo stress della vita nelle metropoli cinesi, dai ritmi pressanti del lavoro, dalla competizione estrema nello studio o per l’ammissione all’università, dall’essere figli unici che si sentono già sulle spalle il mantenimento dei genitori in una società di pensioni magre, la campagna appare un paradiso.

Il posto in cui dimenticare per un po’ la trappola demografica da cui non riusciranno a scappare – e quell’ascensore sociale che a Shanghai, Pechino, Shenzhen si è ingrippato, non sale più.

«Lo so, molta gente si chiede come mai tanti giovani vogliano soltanto chiamarsi fuori da tutto, ma il fatto è che molti trentenni, oggi, si sentono completamente persi», ha raccontato al South China Morning Post Lu Leilei, 32 anni, che ha aperto un ospizio per giovani nella provincia dello Yunnan all’inizio del 2024. «È successo anche a me. Prima di aprire questa attività mi sentivo esattamente come loro».

La giornata tipo

Nel suo “ritiro” le mattine cominciano con un caffè al bar, poi gli ospiti fanno ba duan jin (una variante della pratica tradizionale cinese Qi Gong), esercizi fisici nel cortile comune, e una sessione di meditazione in collina. I pomeriggi sono più attivi: ci si dedica all’orto, si pesca nel fiume, si comincia a preparare la cena nella cucina comune: è normale, in molte di queste strutture, offrirsi di fare piccoli lavori utili al benessere di tutti.

Una forma di mutuo scambio e soccorso. La sera è il momento del relax insieme agli altri: si beve qualcosa, si gioca a mahjong, un pochino si canta in improvvisati Karaoke, soprattutto si chiacchiera tranquillamente. Il cartello all’ingresso, del resto, invita a far questo: «Distendetevi, prego».

Non corre più come prima, la Cina, anzi scala le marce, e non sono soltanto i marchi del lusso a essersene amaramente accorti. Per i giovani il sogno cinese si è appannato: lavorare o studiare duramente non basta più; benessere, riuscita e successo non sono garantiti.

La disoccupazione anzi aumenta (quella giovanile lambisce il 20 per cento), come i prezzi delle case e quelli delle cure mediche per i genitori che invecchiano. Così da mesi su piattaforme come Weibo e Douyin aumentano i post di ventenni e trentenni che si scambiano domande e consigli sui posti perfetti per tang ping, alla lettera “sdraiarsi”: sottrarsi alla corsa frenetica – e vana – da criceti.

Alla logica del superlavoro che per anni abbiamo considerato connaturato col fatto stesso di essere cinesi. Adesso la parola d’ordine tra i giovani è piuttosto bailan, anche nella versione inglese let it rot, per essere chiari col mondo: «lasciare che tutto marcisca».

Su Bilibili, un sito modello YouTube, i video let it rot sono popolarissimi. Su Xiaohongshu, per semplicità diciamo l’Instagram della Cina, la ricerca della parola bailan produce oltre 2.3 milioni di risultati. Che vada tutto in malora, io mi ritiro.

La tempesta perfetta

Non erano questi i piani, per i “piccoli imperatori” cinesi. Frutti coccolatissimi della politica del figlio unico per legge, creature al centro delle premure e delle trepide attese di 2 genitori e 4 nonni concentrati su di loro. Nessuno ha visto venire la tempesta perfetta, ma è stato lì che si è alzato il primo refolo.

A distanza di pochi decenni, la Cina ha contratto mali che pensavamo solo occidentali: una popolazione sempre più anziana (secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica, tra il 1982 e il 2023 l’aspettativa media di vita in Cina è salita da 68 anni a 78 e mezzo, mentre la proporzione di persone over 65 anni è salita dal 4,9 per cento della popolazione al 15,4 – e uno studio dell’Università di Pechino stima che per il 2030 il paese avrà oltre 77 milioni di anziani bisognosi di cure full time-long care); vecchiaie sempre più lunghe e difficili; sistema pensionistico che si avvia a essere riformato con l’innalzamento graduale dell’età di accesso; quarantenni divenuti generazione-sandwich, schiacciati cioè tra l’accudimento dei genitori e quello dei figli piccoli; ventenni e trentenni in pieno spleen, a contemplare i sogni traditi delle loro generazioni.

La via di fuga, oltre a qualche mese in un ospizio per giovani? Un Aventino demografico. I giovani, sempre più numerosi, scelgono di ritardare il più possibile il matrimonio, e spesso di non avere figli.

Se nel 2018 in Cina i bambini sotto i 4 anni erano 90 milioni, nel 2023 la cifra si era ridotta a soli 58 milioni (dati ONU): tirar su bimbi costa tanto, molto meno impegnativo – da ogni punto di vista – prendersi in casa un gattino o un cane. E infatti la pet economy cresce, florida soprattutto nelle metropoli. Goldman Sachs predice che nel 2030, nelle zone urbane, nei nuclei familiari il numero degli animali da compagnia sarà doppio rispetto a quello dei bambini da 0 a 4 anni. Non suona familiare?

Box: il baratto generazionale

Non poche case di riposo cinesi si stanno attrezzando per offrire ai giovani la possibilità di risiedervi gratuitamente, a un patto: che trascorrano un po' di tempo con gli anziani residenti. Così suscitano interesse e si vanno trasformando in comunità di vita vivaci. Una casa di Hangzhou, nella provincia di Zhejiang, ha iniziato a reclutare giovani (ricevendo centinaia di curricula) con un’iniziativa nell’ambito del programma “Il Compagno dell’invecchiamento” promosso dall'ufficio locale per gli affari civili.

Duplice l’obiettivo: offrire luoghi di vita ai giovani che hanno difficoltà a trovare un alloggio e alleviare l'isolamento degli anziani. I giovani possono alloggiare in appartamenti con una camera da letto dentro le case di riposo pagando solo una quota mensile di 300 yuan (39 euro) purché trascorrano almeno 10 ore al mese in attività con gli anziani: mangiare o conversare con loro, fare passeggiate. Il governo ha stabilito criteri specifici per i potenziali compagni degli anziani: non essere residenti in città, possedere almeno un livello di istruzione universitaria, essere formati in campi come medicina, psicologia, informatica, arte o legge.

In Rete diversi account di giovani blogger cinesi condividono esperienze di trasferimento in strutture per anziani dotate di palestra, piscina, biliardo, wi-fi gratuito: tutti servizi introdotti per farle diventare «case di riposo in cui anche i giovani vorrebbero vivere».

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