Nel tempo in cui vari testi sacri, conoscono un nuovo successo di pubblico e vengono addirittura branditi da qualche leader politico che si sente investito dalla volontà divina, la Bibbia di Gerusalemme, edita in Italia dalla casa editrice EDB (Edizioni Dehoniane Bologna), compie 50 anni e viene pubblicata in una nuova edizione.

Si tratta di un testo per molti versi eccezionali: curata infatti dall’École biblique et archéologique française de Jérusalem, ha assunto un significato particolare in ragione dello straordinario apparato di note storico-teologiche, ma anche linguistiche e di confronto con altri testi che la contraddistingue, riuscendo a tenere insieme l’aspetto divulgativo e quello più erudito, utile cioè anche per gli studiosi.

«Nella lettura della Bibbia uno dei problemi che c’è oggi, ad esempio nella chiesa cattolica romana, è lo sforzo di insegnare a tutti a leggerla tanto; un impegno che, fino a qualche decennio fa, era molto pronunciato e che oggi invece sembra essersi attenuato. Va molto di più un uso spirituale della Bibbia, immaginifico, un uso in cui il testo diventa quasi come una metafora di movenze psicologiche interiori e che quindi ti illumina su quello».

Spiega in questi termini i rischi impliciti nel rinnovato successo della Bibbia non accompagnato a un insegnamento adeguato, il prof. Alberto Melloni, storico del cristianesimo, presidente del Gruppo editoriale “il Portico” cui, con altri marchi, fa riferimento anche EDB, e segretario della Fondazione scienze religiose.

Tuttavia, aggiunge, «se c’è un ritorno alla Scrittura e all’amore per le Scritture, questo promette sempre bene dal punto di vista della vita delle chiese non tanto perché il fatto in sé deve essere prodromo di chissà che cosa, ma perché la vita cristiana ha bisogno di nutrirsi e il nutrimento è da sempre quello, non ce ne può essere un altro che lo sostituisca. Gli si può aggiungere tutto sopra, dai dai quadri ai corali a qualsiasi altra cosa, ma quello rimane il fondamento dell’esserci».

Melloni, lunedì 17 marzo, alle 17,45 sarà con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e con il giornalista Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, all’incontro che si terrà presso la chiesa di Santa Maria della Pietà, a Bologna, per la presentazione della nuova edizione de La Bibbia di Gerusalemme.

Dunque prof. Melloni, c’è bisogno di fare, o rifare, un lavoro per insegnare a leggere la Bibbia…

Dobbiamo cercare di prendere sul serio il fatto che i fedeli comuni hanno bisogno di reimparare come si manovra questo testo, come si fa a cavarne un nutrimento che serve a loro, non a decidere se il papa gli è simpatico o no, ma a decidere qualche cosa sulla loro vita cristiana e sulla loro vita interiore perché è molto significativo che citare non piccole anche di fedeli praticanti hanno delegato la loro vita interiore ad esperienze che non sono più bibliche.

Sono esperienze di carattere mistico, mariologico, devozionale, si pensa a tutto il mondo pentecostale che c’è anche da noi che attraversa tutte quante le chiese, o di carattere ideologico. C’è quella straordinaria battuta di Benito Mussolini: «Io sono cattolico e anticristiano», che se non fosse sua potrebbe essere usata da moltissimi leader politici delle destre europee e non. Perché c’è questa idea che si indossa un cattolicesimo come una bandiera identitaria ma poi sul contenuto cristiano del cristianesimo c’è un disinteresse, anzi una certa ripulsa ad adottarlo perché viene ritenuto antiquato o sbagliato.

C’è quindi un uso anche ideologico della Bibbia, basta pensare all’uso politico che ne ha fatto il presidente Trump; come nasce un’opzione di questo tipo?

Una delle caratteristiche del testo biblico che vale per molti dei testi sacri delle tradizioni religiose, vale per esempio anche per il Corano, come per la Bibbia ebraica e per la Bibbia cristiana, è quella che la Parola appare così come si consegna nel testo scritto, è quindi una parola disarmata.

È dunque una parola che domanda l’ermeneutica. Quindi la Bibbia non si difende, come non si difende il Corano. Non è che insegni la violenza o la pace, insegna la cosa che uno vuole. La Bibbia da questo punto di vista è un testo esposto, è un testo che non si difende, si lascia usare, il che vale per il fondamentalismo biblico quello come quello coranico dei salafiti o quello estremista degli ortodossi. Quello dei cristiani è un estremismo biblico che si basa per esempio sul cosiddetto letteralismo, cioè un’interpretazione molto meccanica e letterale non del testo madi alcune parti del testo.

Lo storico del cristianesimo Alberto Melloni (foto Ansa)

Quali sono le caratteristiche che rendono in un certo modo speciale la Bibbia di Gerusalemme, rispetto anche ad altre edizioni?

Dopo il Concilio Vaticano II, la Bibbia è passata da essere libro vietato a libro consigliato da cosa che andava presa con le molle, a cosa che andava adottata. E l’Italia si trova in una condizione un po’ particolare perché nel nostro paese non c’era una tradizione di traduzioni della Bibbia forte come in altri paesi come Inghilterra, Francia o Germania. Da noi c’era soltanto la Bibbia del Diodati, che era per definizione la Bibbia dei protestanti.

Dopo il Concilio, la Conferenza episcopale italiana che nasceva in quel in quel momento, mise in cantiere una traduzione della Bibbia in italiano che diventò il testo della Cei e che – anche questa è una caratteristica italiana – è un testo che poi ha avuto degli aggiustamenti delle correzioni che sono passati alla liturgia ma è un testo che si è imposto anche su molte altre cose.

In Francia l’École biblique di Gerusalemme, aveva cominciato negli anni 50 a fare un’edizione annotata della Bibbia che si chiamava per l’appunto Bibbia di Gerusalemme (Bible de Jerusalem), e venne pubblicata prima libro per libro e poi, dopo il Concilio, uscì un volume unico in questa edizione ricchissima e annotata; con circa un quarto della pagina costituito da note e spiegazioni del testo, ogni libro ha poi la sua introduzione.

In Italia, quando le EDB decisero di tradurre la Bibbia di Gerusalemme che fu un’impresa colossale, la decisione fu quella, d’accordo con l’episcopato, di tradurre le note e di mantenere però la traduzione della Cei per quel che riguarda il testo. Adesso in Italia ci sono altre versioni annotate della Bibbia, tuttavia la Bibbia di Gerusalemme, è stata, e continua ad essere. e non solo un bestseller ma la Bibbia per eccellenza perché quella che consente a chi la prende in mano non di trovarsi davanti a un testo totalmente nudo con tutte le sue difficoltà e incomprensibilità critiche, ma un testo ricco che tiene insieme, per quanto possibile, un uso diciamo così meditativo della scrittura e anche un uso di studio e di insegnamento.

Cosicché diventa un testo di riferimento che collega questi due mondi: quello della devozione, se posso dire così, cioè della lettura spirituale, a quello della lettura invece scientifica; il che è una cosa piuttosto importante perché la divaricazione tra questi due universi costituisce un rischio di equivoco molto grosso: cioè di far diventare la Bibbia una specie di codice culturale disossandone il contenuto teologico, oppure di farne un uso bigotto, che è quello che piace, per esempio, ai fondamentalisti terrorististi.

 Secondo lei, dal suo punto di vista di studioso, che rapporto c’è tra papa Francesco e la Bibbia?

Papa Francesco è il primo papa che è diventato prete dopo il Vaticano II. Quindi è uno di quei preti, di quegli uomini, che con la scrittura ha una familiarità molto diversa da quella che avevano altri, un prete che ha fatto da padre, da pastore, da educatore di una comunità cristiana che ritornava con entusiasmo a leggere la Bibbia. In Francesco c’è un uso della Bibbia di uno che non ha il complesso della Bibbia.

Di sicuro, in ogni caso, quello della lettura della Bibbia non è una cosa che faccia parte d quelle che sono le sue raccomandazioni standard, diciamo così. Un po’ penso proprio per questo dato biografico del prete postconciliare cioè chi ha vissuto quell’esperienza là, e non immagina che questo oggi sia uno dei problemi dei tanti preti che anziché leggere la Bibbia leggono della cosiddetta spiritualità. 

© Riproduzione riservata