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Draghi dovrebbe pensare a un nuovo bonus per incentivare finalmente le costruzioni nel sottosuolo.
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Sarebbe anche un modo per promuovere un nuovo tipo di turismo, mentre sopra c’è l’apocalisse nucleare.
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Nessuno ci avrebbe scommesso due lire e nessuno ci avrebbe mai neanche investito due soldi sul rischio di un bombardamento atomico.
Negli ultimi tempi si è giustamente sollevato qualche dubbio sull’utilità e sull’equità di un provvedimento come il bonus del 110 per cento sull’efficientamento energetico degli edifici e anche sul bonus del 90 per cento per il rifacimento delle facciate. Sicuramente questi bonus, la finanza l’ha accertato, hanno dato luogo al proliferare di svariate truffe.
Qualcuno ha sostenuto poi che siano iniqui, favorendo i proprietari di case rispetto a chi una casa non ce l’ha. Dunque che cosa dobbiamo fare? Prorogarli ancora per qualche anno, rischiando di andare incontro a nuove truffe? Abolirli? E abolendoli di colpo, magari l’anno prossimo, non si affosserà nuovamente il settore dell’edilizia, gonfiato da questi incentivi? Sono problemi questi da valutare con serietà e attenzione. Io, pur non essendo né ingegnere né in acun modo esperto di edilizia, una mia modesta proposta ce l’avrei.
Senza bunker
È noto che l’Italia, nonostante i 45 anni di guerra fredda, in cui si trovava anche come stato di frontiera, e quindi, rispetto ad altri, esposto a maggior rischio di bombardamenti in caso di Terza guerra mondiale, non è mai riuscita a prendere sul serio l’idea di minaccia atomica. Nessuno ci avrebbe scommesso due lire e nessuno ci avrebbe mai neanche investito due soldi sul rischio di un bombardamento atomico. E questo a discapito anche di certe forme di edilizia.
Un settore dell’edilizia che in Italia è stato completamente inesplorato è quello dell’edilizia antiatomica. In Italia il bunker antiatomico, a differenza della Svizzera o degli Stati Uniti, è un mondo delle costruzioni completamente sconosciuto. Per esempio: io sto a Modena e, per quanto ne so, in tutta Modena non c’è neanche un bunker antiatomico.
Ma anche a Bologna non va meglio, anche a Bologna, per quanto ne so, non c’è nessun bunker antiatomico, né pubblico né privato. E per quanto ne so non va meglio a Milano, né a Torino né a Roma. Nix bunker. Il bunker antiatomico in Italia è una forma di abitazione che completamente non esiste.
Il bonus
E a questo punto, a partire da questa falla, arrivo alla mia proposta. Non sarebbe utile cambiare la destinazione del bonus del 110 per cento? Non sarebbe utile riposizionarlo dall’efficientamento energetico degli edifici e dal rifacimento delle facciate alla realizzazione di bunker antiatomici?
Vorrei qui far notare che un bunker antiatomico anche dal lato della dispersione termica è molto efficiente. Già una cantina è molto efficiente dal lato della dispersione termica, ma un bunker antiatomico lo è molto di più, disperde pochissimo. Ma una cantina non è detto che sia efficiente davanti a una guerra atomica. E noi italiani, che siamo pieni di cantine, ma assolutamente vuoti di bunker antiatomici, se domani iniziasse una guerra atomica, ci ritroveremmo assolutamente impreparati. Dunque, il mio appello è di spostare al più presto l’incentivo fiscale del 110 per cento dall’efficentamento energetico alla realizzazione di bunker, sia monofamiliari sia bifamiliari sia condominiali, al di sotto delle nostre abitazioni.
Edilizia del sottosuolo
Se una guerra nucleare iniziasse domani, noi saremmo comunque nella merda; ma se la guerra nucleare iniziasse fra tre anni, ecco che buona parte degli italiani, approfittando dell’incentivo, avrebbero già realizzato il proprio bunker antiatomico nel proprio sottosuolo.
Immagino già certe critiche che arriveranno a questa proposta, qualcuno mi dirà: «Ma se domani, o fra tre anni, non scoppia una guerra atomica, ci ritroviamo ad aver buttato nel cesso un sacco di miliardi di euro». Io in primo luogo dico: «Va be’. Ma se poi fra quattro anni scoppia la guerra atomica e non abbiamo costruito i bunker, di colpo ci ritroviamo tutti, noi italiani, completamente nella merda, a disfarci in 15 giorni in mezzo alle radiazioni (e questo sarebbe il ben noto principio di precauzione)».
Però, se uno ci pensa bene, il bunker antiatomico è una tipica edilizia del sottosuolo, edilizia che in Italia è stata sfruttata pochissimo, soltanto nel caso dei parcheggi ipogei e delle metropolitane presenti in alcune grandi città. Ora, quello che io proporrei sarebbe la realizzazione di bunker in cemento armato e vetro, che per un verso sarebbero utilissimi in caso di conflitto nucleare; ma per l’altro verso permetterebbero una migliore valorizzazione turistica del sottosuolo.
È possibile realizzare bunker antiatomici con alcuni lati di cemento armato e alcuni lati di vetro, per esempio una vetrata di due metri di spessore in grado di resistere all’esplosione nucleare? È noto che i primi dieci, quindici metri del sottosuolo in Italia sono pieni di cose romane, etrusche, o di altri 1.200 popoli.
Vetro e cemento
Grazie all’incentivo decido di realizzare un bunker antiatomico sotto casa mia per difendermi da un’ipotetica guerra atomica, ma prima faccio fare una perizia archeologica, vedo che sette metri e mezzo sotto la mia casa c’è la pavimentazione a mosaico di una villa romana risalente all’anno 32 avanti Cristo. Bene.
Realizzo il mio bunker con una pavimentazione in vetro che permetta la visione della pavimentazione romana a mosaico, e le pareti le realizzo in cemento armato. Ecco però che il mio vicino dall’altra parte della strada, che andrà anche lui, grazie all’incentivo del 110 per cento, a realizzare il suo bunker antiatomico, chiamerà un archeologo a fare un sopralluogo e troverà un’altra analoga pavimentazione di villa romana, e si troverà anche lui a realizzarsi un bunker antiatomico con le pareti di cemento armato ma la pavimentazione in vetro, in modo che si possa guardare quest’altra pavimentazione romana.
Ma ecco che un terzo vicino, sempre grazie agli incentivi del 110 per cento, decide di costruire anche lui il suo bunker antiatomico e di chiamare un archeologo a fare un sopralluogo e questa volta l’archeologo troverà una parete affrescata di una terza villa romana. Ecco che lui si farà un bunker antiatomico con pavimentazione e due pareti in cemento armato e le altre due pareti in vetro che permettano di osservare gli affreschi.
A questo punto basta immaginarsi di realizzare delle specie di condotti bunkerati in cemento armato tra i tre bunker antiatomici per realizzare delle piccole forme di turismo del sottosuolo. Condotti bunkerati da chiudere al più presto soltanto nell’imminenza dell’esplosione di una atomica e riapribili dopo qualche ora a esplosione avvenuta.
Bunker and breakfast
Ma immaginiamoci che al di sotto di Modena si realizzino almeno 15mila bunker antiatomici, tutti collegati da condotti bunkerati, ecco che inizierebbe a delinearsi una grande rete, pronta per l’accoglienza e per dare il via a nuove forme di turismo del sottosuolo, un campo in Italia assolutamente poco sfruttato se escludiamo le grotte di Frasassi.
In caso di bombardamento nucleare ci rifugiamo tutti sottoterra nei nostri bunker, ma appena la situazione si rilassa e riparte il turismo mondiale, ecco di colpo a nostra disposizione questa nuova rete di accoglienza, una grande nuova opportunità di guadagno e di impiego di nuove professionalità.
E la realizzazione di questo monumentale progetto vorrebbe dire anche grande opportunità di impiego per ingegneri strutturisti e archeologi, due categorie notoriamente un po’ a piedi. È difficile quantificare l’effetto di volano dell’investimento sulla crescita economica di un settore completamente nuovo, come lo sfruttamento e la cementificazione dei primi 15 metri del sottosuolo, opportunità fino a oggi non troppo considerata, ma il Bunker and breakfast mi sembra veramente una grande opportunità. Caro Draghi, pensaci.
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