La scelta della co-conduttrice della terza serata è già stata commentata da Matteo Salvini che ha messo le mani in avanti circa il possibile (e probabile) contenuto degli interventi della pallavolista azzurra. La sua presenza consolida il legame tra Festival e sport
In un Festival di Sanremo che per il momento sta scivolando via tra polemiche che si spengono in 24 ore (condizione di per sé inedita e indice del minuzioso e maniacale ecumenismo di Amadeus), questa sera potremmo registrare i primi scossoni.
La presenza di Paola Egonu come co-conduttrice della terza serata è già stata commentata da Matteo Salvini che ha messo le mani in avanti circa il possibile (e probabile) contenuto degli interventi della pallavolista azzurra.
Se la Costituzione declamata davanti al Capo dello Stato o la testimonianza dell’attivista iraniana per i diritti umani non potevano provocare alcun tipo di deragliamento, i riferimenti al tema del razzismo stimolano i primi smottamenti. Del resto, quella di Paola Egonu, classe 1998 nata in Veneto da genitori nigeriani, è una figura che ha già generato in passato infinite discussioni per le sue prese di posizione al di fuori del campo da gioco.
Icona pop
Colonna della nazionale femminile di volley, oro agli europei del 2021 e bronzo ai mondiali del 2022, Egonu è ascesa negli ultimi anni a icona pop, rivendicando il proprio essere «nera, immigrata, fluida» e conquistando spazi progressivi nel mondo della comunicazione e della moda.
La cover digitale di Vanity Fair della scorsa settimana l’ha consacrata come uno dei personaggi sportivi più in vista del panorama odierno; il contenuto dell’intervista l’ha consolidata come paladina dei diritti, con quel suo riferimento alla paura di generare figli che possano poi essere vittime di razzismo, ostracismo e marginalizzazione.
Alzando l’asticella, Amadeus l’ha convinta a scendere la scalinata dell’Ariston per sbandierarla come esempio dei difficili processi di integrazione e accettazione che serpeggiano nella vita reale come in quella online.
Una nuova carriera
Il suo profilo è stato già adocchiato e inglobato dalla televisione e dell’intrattenimento e quello di questa sera sarà soltanto un ulteriore, inevitabile passaggio, l’approdo al palcoscenico più seguito e prestigioso: dopo aver prestato la voce a uno dei personaggi nel doppiaggio di “Soul”, la pellicola Pixar che aveva come protagonista un musicista di colore, è stata anche giudice d’eccezione di “Italia’s Got Talent”, conduttrice per una sera de “Le Iene” e testimonial di Armani.
Al di là delle possibili contese che la sua presenza scatenerà, la partecipazione di Paola Egonu al Festival testimonia il legame sempre più stretto tra la kermesse televisiva e il mondo dello sport: due ambiti che hanno infinita necessità l’uno dell’altro, che si alimentano a vicenda, appropriandosi di logiche e caratteristiche. Sin da quando nella serata finale del 1988, le immagini di Alberto Tomba campione nello slalom gigante di Calgary interruppero le canzoni in gara sconvolgendo la scaletta, lo sport ha sempre avuto un posto di rilievo nel Festival: da Pippo Baudo che indossò il casco di Valentino Rossi a Bonolis che intervistò Mike Tyson, dal ballo scatenato di Federica Pellegrini ai ct della nazionale, dalle pallonate di Totti a Berrettini, dal monologo di Ibrahimovic alla ribalta garantita ai medagliati olimpici di discipline meno affermate, lo sport è ingrediente fondamentale per il generalismo televisivo, materia che facilita la scrittura dello show e l’allargamento della platea.
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