- La voce di Cristina D’Avena è sempre la stessa: per tutti quelli che sono cresciuti cantando le sigle di Lady Oscar, Holly e Benji, Occhi di Gatto rimane inconfondibile
- Studiava medicina (all’orale di chimica aveva un pubblico da stadio che cantava i Puffi), ha dato voce a più di 700 sigle di cartoni animati e non si è mai fermata. Neppure quando qualcuno gli ha messo i bastoni tra le ruote
- Ora per celebrare 40 anni di carriera è in uscita un cofanetto con le sue cento sigle preferite, cantate con alcuni big, come Orietta Berti, Myss Keta e Cristiano Malgioglio
La voce è sempre la stessa, la riconoscerei tra un milione di persone. E chi di noi nega di aver cantato, anche solo sussurrando, le sigle dei cartoni Occhi di gatto, Lady Oscar, Kiss me Licia o Holly e Benji, mente. Cristina D’Avena è qui davanti a me, a casa mia, collegata in video dal suo computer. «Scusa se ci vediamo così ma sono tornata a casa alle sette del mattino dopo un evento coi fan, e non sono riuscita ad alzarmi prima di mezzogiorno», spiega.
Anche senza trucco è la stessa di sempre. Anzi, più sexy di come la ricordavo da bambina. Deve fare molto caldo a casa sua, perché indossa un body coi merletti che mette in evidenza le sue grazie. Grazie che a un certo punto, quando si sporge in avanti per sistemare un cavo posizionato dietro al suo monitor, prendono tutta la scena. Ma lo fa con ingenuità estrema, al punto da farmi pensare, per qualche frazione di secondo, che forse invece no, che noi di lei non abbiamo mai capito davvero tutto.
È disinvolta e curiosa, osserva tutto, tanto che a un certo punto nota uno scorcio della mia terrazza e finiamo a parlare di mercato immobiliare milanese. Su cui sembra preparata. Come anche del suo, di valore. A 58 anni, dopo quarant’anni di carriera e oltre 700 brani (sì, non sto sbagliando) non ha intenzione di smettere.
Da domani è in vendita il cofanetto speciale Il sogno continua, con le sue 100 sigle preferite, cantati con alcuni big, da Elettra Lamborghini a Myss Keta, da Orietta Berti a Cristiano Malgioglio. Il 9 dicembre uscirà perfino l’edizione numerata, in vinile, solo per intenditori. Sa il fatto suo la Biancaneve dei cartoni, che può trasformarsi nella strega cattiva quando le rammento che ogni tanto qualcuno ha provato a rubarle la scena: «Sì, ma poi nessuno ascoltava quelle sigle e mi richiamavano».
Anche Cristiano Malgioglio ti ha richiamata. Si dice che all’inizio non avesse apprezzato la proposta di cantare Calimero nel duetto.
Era solo perplesso. Gli ho consigliato di ascoltare la sigla prima di decidere. Infatti poi mi telefona e mi fa: «Ma questo Calimero è simpatico? E se lo facessi latino-americano?» (È bravissima a imitarlo).
E tu?
Ero entusiasta della sua versione. Alla fine, non so come, siamo finiti a parlare di fidanzamenti a distanza.
Il suo o il tuo?
Non farmi parlare della mia vita personale, sono molto riservata.
Dimmi solo se Biancaneve ha un fidanzato.
Sì, confermo, c’è.
Hai sempre voluto fare la cantante?
Io volevo fare il medico, la mia più grande aspirazione. Papà era medico, mi sono iscritta all’università di Bologna dando quasi tutti gli esami. Però mi piaceva anche cantare, sono partita dal Piccolo Coro dell’Antoniano e per un po’ ho mantenuto le due strade.
L’esame di medicina più difficile qual è stato?
Chimica scritta e orale. All’epoca già cantavo i Puffi, all’orale di chimica fui bocciata. C’era un pubblico da stadio ad assistere e alla fine, tutti mi consolarono intonando la canzone con me. Io cantavo e piangevo perché non sapevo come dirlo a mio padre.
E quando hai lasciato?
Ho dato gli esami fino all’ultimo anno di medicina ma al tirocinio ho dovuto abbandonare. Quando ho iniziato a fare i telefilm mio padre ha capito. Soprattutto perché i pazienti andavano da lui e gli chiedevano di me. Ora sto pensando di riscattare tutti gli esami.
Dopo i duetti anche la laurea in medicina?
Sì, gli esami che ho dato potrebbero essere convalidati. Sono sempre stata una ragazza tranquilla, non mi sono mai montata la testa, ho vissuto il successo con disinvoltura e i miei genitori non mi hanno mai ostacolato. Mi piacerebbe fargli questo regalo.
Sei già stata una figlia modello.
Sì, a 19 anni sono venuta a Milano per iniziare il telefilm Kiss me Licia, 36 puntate a stagione. Mio padre, gelosissimo, mi mandò con la guardia del corpo, era un suo paziente, ex carabiniere a cavallo. Il signor Giuseppe era la mascotte dei set, sempre presente. Poi crescendo mi sono smarcata.
Mai avuto sbandate?
No, nei primi 20 anni di carriera cantavo una sigla dietro l’altra. A Mediaset, dove lavoravo, c’era Bim Bum Bam, un contenitore di cartoni animati. Non si finiva mai.
Hai messo da parte molti soldi?
Non sperperavo, vivevo sempre tra Bologna e Milano. Anche oggi, che passo tanto tempo a Milano, non ho mai cambiato residenza. A Bologna ci sono le mie radici ma a Milano lavoro: la sera vado a letto troppo tardi e la mattina non riuscirei a svegliarmi presto per prendere un treno.
Il pregio che ti ha portato fino a qui?
Non ho mai dato troppo peso alle cose che facevo. Andavo avanti per la mia strada anche quando qualcuno mi metteva i bastoni tra le ruote. Hanno anche cercato di farmi cambiare rotta, consigliandomi di andare al Festival di Sanremo con canzoni inedite.
Magari saresti diventata una big della musica.
Ma magari no. A mio modo lo sono lo stesso. Ora sono uscita con il cofanetto dei miei 40 anni e va bene così. Ho dei duetti da sogno: Lorella Cuccarini canta Magica Doremì, Elettra Lamborghini canta Mew Mew amiche vincenti, Myss Keta canta Hamtaro. Hamtaro con lei è diventato di un sexy che non potete neppure immaginare. E poi c’è Orietta Berti col Valzer del moscerino, Tazmania è cantata da Albe, appena uscito da Amici, Dragon Ball è interpretata dal tiktoker Jr Stit e Pokémon da Alfa.
Ma come li hai convinti?
Ognuno ha scelto la propria canzone del cuore. Elettra Lamborghini mi ha detto che da piccola cantava Mew Mew davanti allo specchio.
Ancora oggi vanno in tv sigle cantate da te?
Stanno andando in onda Doraemon, Siamo fatti così e Capitan Tsubasa, il remake di Olly e Benji.
C’è un consiglio che hai dato ai più giovani, tipo Albe o Jr Stit?
Sono ragazzi con le idee chiare. Ma tutti, all’inizio, devono tenere i piedi per terra. Ed essere coerenti: se ci credi tu, ci crederanno gli altri. Io se non c’avessi creduto cantavo una sigla e mi mandavano a casa.
C’è qualcosa che proprio non riesci a fare?
Ci sono colleghi che amano raccontare tutto di sé, anche i problemi personali sui social. Io sono troppo riservata.
Ma sui social hai oltre 500mila follower.
Mi piace il confronto col pubblico ma un mio disagio non lo racconterei. Se ho un problema coinvolgo solo chi mi conosce davvero.
Quando sei triste come fai?
Non lo dico. Avevo due zie a cui ero molto legata che a un certo punto si sono ammalate. Le accompagnavo in ospedale a fare le terapie e poi, il giorno dopo, dovevo mostrarmi felice. Facevo fatica, la mia mente era altrove. Quando una delle due è mancata sono stata male. I fan mi mandavano lettere in cui mi chiedevano come stessi, capivano che facevo finta.
Tra i colleghi chi frequenti?
Lavoriamo tanto, è difficile incontrarsi. Sono amica di Gerry Scotti e ultimamente ho visto spesso Sabrina Salerno, perché eravamo insieme nel programma Non sono una signora, una sfida tra drag queen (su Rai Due dal 7 dicembre, ndr). Lei è bellissima e fa molto ridere.
Avete eliminato subito un mio amico. Qui non posso rivelare chi, ma era tra i più bravi.
Ho capito chi dici, sono stata la prima a indovinare chi fosse. È dispiaciuto anche a me, un talento vero. Ma a decidere è stata la giuria.
Perché ti hanno scelto in un programma di drag?
Perché è un mondo di fantasia, d’immaginario, fumettistico. E poi sono tutte e tutti bellissimi, il mondo gay a me piace da sempre.
Qual è il peccato che commetti più spesso?
Sono pigrissima. Salerno si sveglia presto, va in palestra quattro volte a settimana, segue la dieta. Io mangio come una disperata, non faccio movimento, inizio le cose e non le finisco.
Per esempio?
Amo il punto a croce. Ho manualità, facevo anche gli orecchini e le collane. Ho ricamato degli asciugamani che non ti dico la bellezza. Però poi mi chiamano al telefono, mi alzo dal divano, passo ad altro e non li finisco.
Un difetto che ti riconosci.
Dico di amare la sincerità, ma poi se me la dicono davvero, soprattutto se riguarda me, non la prendo bene, sono permalosa. Ho discusso anche coi miei migliori amici.
E poi?
Sono possessiva e gelosa.
Gelosa di che cosa?
In amicizia, in amore, delle mie cose. Quello è mio. E se è mio, è mio.
Di chi ti fidi veramente?
Di mia sorella Clarissa in primis (che segue anche il suo ufficio stampa, ndr). Lei è sincera, anche troppo.
C’è un rimprovero che, nel tempo, hai capito fosse giusto?
(Lungo silenzio) A volte non ascolto i consigli che mi danno. E, troppo tardi, capisco di aver sbagliato.
E quindi?
Mi arrabbio con me stessa, perché ho fatto di testa mia. Ma non potevo fare altrimenti. Quando viene fuori la bimba che c’è in me, punto i piedi e dico: «No, questo non lo voglio fare». Colpa della mia pigrizia e della mia ingenuità.
Sei mai stata tradita?
Sì, da qualche amicizia. E ho vissuto male la cosa. Mi ferisce essermi fidata delle persone sbagliate, a cui ho confidato qualcosa e loro non ne hanno capito il valore.
Taci o urli?
Faccio la scenata canonica. Urlo, urlo. Poi urlo ancora, e dopo inizio a parlare piano. A quel punto, se si può ricucire si va avanti. Però le delusioni, quelle importanti me le porto a vita.
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