La normalizzazione delle destre illiberali sta cambiando anche il senso comune. La Fondazione Friedrich Ebert avvia il progetto “Microclima” e apre uno spazio di riflessione usando il linguaggio del teatro: il primo appuntamento è a Roma questa domenica, con lettura scenica e dibattito
L’ascesa delle destre radicali, cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ha trasformato profondamente lo scenario politico globale ed europeo. Da forze marginali diventano attori politici consolidati, ormai presenti fino alle più alte cariche dello stato. La cosiddetta “normalizzazione” delle destre – ovvero quel processo attraverso cui discorsi, posture e toni una volta reputati estremi sono oggi percepiti come, appunto, “normali” – è oggi un dato di fatto, e in modo strutturale e sempre più radicato.
Gli effetti della mutazione
Non si tratta solo di numeri elettorali, ma di narrativa, linguaggio, di senso comune. I danni sono già visibili: le democrazie ibride e illiberali, come in Ungheria o Polonia, sono la prova concreta di quanto la democrazia possa essere erosa dall’interno da chi, pur accettandone formalmente le regole, ne svuota i contenuti giorno dopo giorno.
Un fenomeno da cui l’Italia non è rimasta esclusa: la nostra democrazia comincia a pagarne il prezzo, come confermato dal Democracy Index 2024 dell’Economist. Il nostro paese si è posizionato al 37esimo posto su scala globale, alla pari con Capo Verde, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente. A pesare sul peggioramento sono soprattutto due dimensioni fondamentali: la cultura politica-democratica e le libertà civili.
Per un altro linguaggio
In questo scenario la Friedrich-Ebert-Stiftung, fondazione politica tedesca nata nel 1925 e attiva in Italia dal 1973, ha deciso di agire affiancando ai tradizionali strumenti dell’analisi politica e dell’attività istituzionale il linguaggio del teatro, in grado di generare coinvolgimento emotivo e riflessione collettiva, per promuovere consapevolezza e coinvolgimento su temi che sono cruciali.
Nasce così Microclima: un progetto drammaturgico ideato dalla regista e autrice Alessia Cristofanilli, un’opera teatrale che non pretende di offrire risposte, ma si cimenta nel porre domande, stimolare il confronto, invitare al pensiero critico. L’intento è chiaro: creare nuovi spazi pubblici di dialogo, portando la discussione democratica fuori dai palazzi e dentro contesti più ampi e trasversali.
Il momento teatrale ci dà, in questo caso, la possibilità di raggiungere pubblici diversi, anche al di fuori di quelli esposti al dibattito tradizionale. Per questo la Fondazione Ebert promuove momenti di confronto con esperti, giornalisti, amministratori e cittadini, a partire dalle domande emerse durante e dopo la messa in scena, e con il solo obiettivo di offrire strumenti per interpretare la realtà, non slogan da adottare.
La pièce teatrale racconta una politica che si insinua nella vita quotidiana, che plasma i gesti, i silenzi, le paure. Ambientata in un microcosmo domestico, l’opera riflette sui grandi mutamenti sociali e politici partendo dagli effetti più concreti, dai vissuti personali. Microclima è un catalizzatore di consapevolezza: non con toni urlati, ma con l’urgenza pacata di chi vuole capire, discutere, partecipare.
Microclima: gli appuntamenti
Un’iniziativa pensata per parlare a territori spesso esclusi dal dibattito nazionale, che si pone l’obiettivo di raggiungere teatri, festival, scuole, spazi periferici. L’intento è attivare il territorio, stimolare comunità locali e cittadinanza a riflettere sullo stato di salute della democrazia, in modo diretto, emotivo, concreto. Come ogni opera teatrale che si rispetti, il debutto nazionale è previsto per settembre 2025.
Nel frattempo una prima lettura scenica di un estratto della drammaturgia è prevista a Roma alle ore 17 di domenica 13 aprile, presso La Redazione di Scomodo (Media Partner del progetto), e sarà seguita da un talk a cui parteciperanno Francesca De Benedetti, Selena Frasson (Fanpage) e l’assessore alla Cultura di Roma Massimiliano Smeriglio. Per partecipare è gradita la prenotazione, l’ingresso è con contributo agli artisti.
Una fruttuosa collaborazione con cui la Fondazione persegue la missione del rendere accessibile a tutti la comprensione dei processi politici in atto, costruire ponti tra arte e cittadinanza, creare momenti di attivazione civile in una società che rischia l’assuefazione. In tempi di sfide complesse e mutamenti accelerati, è fondamentale sperimentare nuovi strumenti di coinvolgimento. Il teatro – linguaggio antichissimo e al tempo stesso attuale – si rivela in questo senso un alleato prezioso per riaccendere il pensiero critico, recuperare l’empatia, coltivare la democrazia.
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