Il contesto è complicato. Dopo un’estate infernale, sono arrivate le piogge torrenziali che allagano l’Emilia-Romagna causate da un mare ribollente. Abbiamo già alterato il clima della Terra e abbiamo evocato miliardi di scope magiche, droni, chatbot e altri spiriti sotto forma di algoritmi che potrebbero sfuggire al nostro controllo e scatenare una marea di conseguenze indesiderate.

Ogni smartphone contiene più informazioni dell’antica biblioteca di Alessandria e permette a chi lo possiede di connettersi all’istante con miliardi di altre persone in tutto il mondo.

A dispetto – o forse proprio a causa – del nostro bagaglio di dati, continuiamo a emettere gas serra nell’atmosfera, a inquinare fiumi e oceani, a tagliare foreste, a distruggere interi habitat, a portare innumerevoli specie all’estinzione e a mettere a rischio le fondamenta ecologiche della nostra stessa specie. Stiamo anche producendo armi di distruzione di massa sempre più potenti, dalle bombe termonucleari ai virus dell’apocalisse.

Ecco perché leggere Nexus. Breve storia delle reti di informazione dall’età della pietra all’IA dello storico israeliano Yuval Noah Harari, da Bompiani, new entry nella classifica della settimana al terzo posto e primo nella saggistica. Molti di voi avranno letto Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità, il best seller che con 40 milioni di copie vendute in 65 lingue lo ha reso uno degli intellettuali più influenti dei nostri giorni.

Nexus è un viaggio affascinante che esplora il ruolo fondamentale che le reti di informazione hanno avuto nel plasmare la storia umana. Partendo dall’età della pietra, passando per la canonizzazione della Bibbia, la caccia alle streghe della prima età moderna, lo stalinismo, il nazismo e la rinascita del populismo di oggi, Harari analizza il complesso rapporto tra informazione e verità, burocrazia e mitologia, saggezza e potere.

Esplora come le diverse società e i sistemi politici nel corso della storia hanno utilizzato le informazioni per raggiungere i loro obiettivi, nel bene e nel male. E ci consente di affrontare con maggior consapevolezza le scelte urgenti che ci attendono oggi che l’intelligenza non umana minaccia la nostra stessa esistenza.

L’informazione non è la materia prima della verità né una semplice arma. Nexus esplora la via di mezzo tra questi estremi e, nel farlo, riscopre la nostra comune umanità.

«Quando i padri della Chiesa decisero di includere la Prima Lettera a Timoteo nel dataset biblico escludendo gli Atti di Paolo e Tecla, plasmarono il mondo per millenni. Miliardi di cristiani fino al XXI secolo hanno formato la loro visione del mondo sulle idee misogine della lettera piuttosto che sull’atteggiamento più tollerante degli Atti. Ancora oggi è difficile invertire la rotta, perché i padri della chiesa hanno scelto di non includere alcun meccanismo di autocorrezione nella Bibbia.

Gli equivalenti odierni del vescovo Atanasio sono gli ingegneri che scrivono il codice iniziale per l’Ia e che scelgono il set di dati su cui viene addestrata l’intelligenza artificiale nel suo stadio infantile. Mentre l’Ia cresce in potere e autorità, e forse diventa un libro sacro autointerpretante, così le decisioni prese dagli ingegneri di oggi potrebbero riverberarsi nel corso dei secoli».

Grazie Occidente

New entry al nono posto e secondo nella saggistica Grazie, Occidente! Tutto il bene che abbiamo fatto è l'ultimo provocatorio saggio di Federico Rampini, Mondadori Strade blu, che ci conduce in un viaggio tra la storia degli ultimi secoli e la geopolitica del mondo contemporaneo, e approfondisce quel che l’Occidente è stato per l’umanità.

È ora che qualcuno lo dica: “Grazie, Occidente!”. Tutto il bene che abbiamo fatto, a noi stessi e agli altri, è il supremo tabù di questa epoca. «Grazie, Occidente» non si può dire, a rischio di attirarsi addosso una fatwa laica.
Viviamo in un’epoca in cui pronunciare queste verità è scandaloso, è proibito. Eppure la sfida per un’economia più sostenibile e per decarbonizzare l’ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica dell’Occidente. Quali tratti originali della nostra civiltà hanno fatto sì che da mezzo millennio il progresso nasca qui e non altrove? Perché la Cina e l’Iran oggi si definiscono «repubbliche», un concetto che non esiste in Confucio o nel Corano?

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