- Comincia a scrivere da bambina, poi diventa la ragazza della beat generation. Voce femminile in mezzo a Kerouac, Ginsberg, Burroughs, Diane di Prima vive la vita e la poesia senza inibizioni, sperimenta l’lsd e dà scandalo con poesie erotiche. La sua visione per eccellenza è la rivoluzione.
- Questa è una nuova puntata di “Una donna che scrive”, che è in partnership con Muri di Versi, nato come festival di socialità poetica a Bologna nel 2015.
- L’obiettivo è «portare la poesia fuori dagli ambienti accademici, sfruttare il suo potere di collante sociale e culturale, restituire la poesia alla gente»; dal 2018 Muri di Versi è pure associazione culturale.
«Ehi fratello, facciamo una rivoluzione»: così invita il lettore Diane di Prima, poeta eccentrica, ricercatrice spirituale e attivista convinta, nata a Brooklyn nel 1934. E si può dire che la rivoluzione Diane l’abbia nel sangue da prima di nascere; il nonno materno, infatti, era un anarchico. A lui, dedicatario insieme a Bob Dylan di Lettere Rivoluzionarie, la piccola Diane deve la lettura di Dante e le storie anarchiche, l’educazione alla ribellione e l’amore per tutto, senza vergogna.
Generazione Beat
Diane inizia a scrivere già a sette anni, a soli quattordici dichiara di voler diventare poeta, e in effetti, in poco tempo riuscirà ad avverare quella sua promessa. Negli anni Cinquanta vive a New York e frequenta il Greenwich Village, il quartiere più alternativo della città. È qui che incontra Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs e gli altri, configurandosi così come una delle rare voci femminili della beat generation. Diane trascorre anni liberi e frenetici, facendo esperienze di ogni tipo. Di questo folle periodo racconterà in Memorie di una beatnik, una autofiction erotica per cui l’autrice darà parecchio scandalo.
Nel 1966 si trasferisce a Millbrook, a nord di New York, per partecipare alla comunità psichedelica di Timothy Leary, un professore di psicologia che aveva lasciato Harvard per dedicarsi allo studio di LSD e funghi allucinogeni, sostanze psicoattive che in quel periodo si stavano diffondendo capillarmente nelle culture underground. Diane si sposta poi in California, dove rimarrà per tutta la vita. Sono questi gli anni in cui si dedica alla scrittura delle sue Lettere rivoluzionarie, progetto cominciato come poesia da performance, continuando poi la sua storia editoriale in diverse reincarnazioni.
Contro la guerra
Questa raccolta di poesie è un’opera intensa, attraversata da ritmi e sentimenti diversi, tutti però destinati ad un unico obiettivo: distruggere un mondo sbagliato per crearne uno migliore, invitando metaforicamente il lettore a «uccidere / l’uomo bianco dentro ognuno di noi». Di Prima, provocatoria e incendiaria, in linea con il turbolento periodo delle contestazioni si scaglia contro la società americana in tutte le sue forme.
Contro la guerra: «La guerra a tutti i costi è l’errore che commettiamo / ripetutamente / un altro modo esiste». Contro lo sfruttamento del pianeta: «i fertilizzanti chimici / devono sparire, i nitrati / avvelenano l’acqua; l’agricoltura su larga scala / deve sparire, la terra / sta scomparendo». Contro la scuola: «SFASCIA I MEDIA, ho detto, / E BRUCIA LE SCUOLE / così la gente si può incontrare, sedersi / e parlare insieme, affettuosi e vicini». Contro il sistema economico: «distruggi il concetto di denaro / […] / o, cominciamo proprio senza soldi e inventiamoli / se ci servono / o, usiamo il mimeo così tutti / se ne stampano quanti ne vogliono / e vediamo che succede».
E noi tutti in quanto persone siamo portatori di un messaggio politico, nostro diritto e dovere è di uscire dai confini che la società ci costruisce attorno: «Io sono una prigioniera politica incatenata nel vizio della rabbia / Io sono una prigioniera politica incatenata nel vizio dell’avidità / Io sono una prigioniera politica incatenata nel vizio della paura / Io sono una prigioniera politica incatenata in sensi scialbi / Io sono una prigioniera politica incatenata in una carne paralizzata / Liberami / Liberami / Aiutami a liberarmi / Liberati».
Visioni rivoluzionarie
Ma questa continua invettiva non resta mera polemica, piuttosto si trasforma in nuova visione sovversiva. Diane, spinta da un desiderio appassionato di cambiamento, propone soluzioni alternative che abbracciano una coscienza del tutto. Attraverso la poesia elimina quei dualismi tipici della filosofia occidentale, immaginando «tutti noi, in un trip tutti insieme». E la rivoluzione prende così la forma di «una spirale yin-yang nell’etere».
Ma come realizzare questa visione? Diane cerca di «prendere in mano la magia in qualsiasi modo possibile», sia nella poesia, sia nell’esperienza (ammesso che possano essere due cose distinte). E allora si spoglia del materiale per cercare l’invisibile, studiando il buddismo zen e il buddismo tibetano, l’alchimia e il misticismo. Tra l’altro, di Prima sarà proprio cofondatrice del SIMHA – San Francisco Institute of Magical and Healing Arts – dove terrà un corso sulle tradizioni spirituali occidentali dal 1983 al 1992.
Di questa magia delle corrispondenze siamo tutti partecipi: «è tutto, è un tutto, è sempre stato un tutto / non è che lo ‘fai diventare’ / non c’è niente da integrare, tu sei presenza». Fare esperienza delle cose, immaginarle e toccarle, significa partecipare all’esistenza, senza possibilità di fuga: «tu hai una poetica: il tuo passo nel mondo».
Diane muore a San Francisco nel 2020, dopo aver scritto più di quaranta libri, cresciuto cinque figli, ottenuto numerosi e prestigiosi premi e avere contribuito con la sua poesia alla costruzione di quella rivoluzione culturale che forse non avrà mai eguali. E dunque leggere la poesia di Diane di Prima e impararla a memoria, scriverla sui muri e donarla a uno sconosciuto, per scoprire che «ogni amore / è rivoluzione / & ogni contatto / una forma d’amore».
Lettera rivoluzionaria #4
Lasciate a loro stesse le persone
si fanno crescere i capelli.
Lasciate a loro stesse
si tolgono le scarpe.
Lasciate a loro stesse fanno l’amore
dormono senza pensieri
condividono coperte, droga & bambini
non sono pigre o spaventate
piantano semi, sorridono,
parlano tra di loro. Il verbo
che prende forma: un tocco d’amore
nel cervello, nell’orecchio.
Ritorniamo con il mare, con le maree
ritorniamo spesso come foglie, numerose
come l’erba, gentili, insistenti, ci ricordiamo
la strada,
i nostri piccoli a piedi nudi attraversano le città dell’universo.
Lettera rivoluzionaria #7
ci sono quelli che ti possono dire
come si fa una molotov, lanciafiamme,
bombe, quello
che ti potrebbe servire
trovali e impara, definisci
il tuo scopo con chiarezza, scegli le ammonizioni
tenendo conto di questo
non è una buona idea portarsi dietro una pistola
o un coltello
a meno che sei un’esperta nell’usarla
tutte le armi sono a doppio taglio, possono essere utilizzate contro di te
da chiunque te le strappa
è
possibile pure nella costa est
trovare un posto isolato per fare tiro al bersaglio
il successo
dipende soprattutto dal tuo stato mentale:
fai meditazione, prega, fai l’amore, sii preparata
sempre, a morire
ma non ti preoccupare: le armi
non la vinceranno questa, sono
una parte casuale dell’azione
che dobbiamo padroneggiare,
quello che vincerà
saranno i mantra, il sostegno che diamo l’uno all’altro,
l’energia con cui ci colleghiamo
(il nostro contatto
il condividere cibo)
la natura di buddha
di tutti, amici e nemici, come milioni di lombrichi
che traforano tunnel sotto questa struttura
fino al suo crollo
Lettera rivoluzionaria #34
ehi fratello facciamo una rivoluzione, diamo
a ognuno una supersonica
tv a colori, un frigorifero,
antibiotici gratis, costruiamo
appartamenti con stanze separate per ogni bambino
divani gonfiabili di plastica, e vitamine
con tutti i fabbisogni nutrizionali giornalieri per posta
benzina & elettricità & telefono gratis &
niente affitto, perché no?
ehi fratello, facciamo una rivoluzione, spegni
la corrente, accendi
le stelle della notte, rimetti il metallo
nella terra, o almeno non lo tirare
più fuori, fai un sacco di chitarre e flauti, insegna alle ragazzette
come ci si cura con le erbe, impariamo
a vivere insieme in uno spazio piccolo, e a costruire
le hogan, e le dome e le tapee dappertutto
FAI SALTARE IN ARIA I CONDOTTI PETROLIFERI, trasforma le macchine
in fioriere o sculture oppure
vivi in quelle grandi, perché no?
Lettera rivoluzionaria #51
Appena ci pieghiamo
a un sistema basato sulla causalità, il tempo lineare
ci pieghiamo, di nuovo, ai vecchi valori, cadiamo di nuovo
nella schiavitù. Sii forte. È nostro diritto creare l’universo
che sogniamo. Niente bisogno di aver paura della ‘scienza’
servendo
scuse per come sono le cose, TUTTO IL POTERE
ALLA GIOIA, che rifarà il mondo.
Traduzione e fonti
La traduzione delle poesie è a cura di Veruska Cantelli.
Fonti: Diane di Prima, Lettere rivoluzionarie, Le Lettere, 2021; Web Archive
© Riproduzione riservata